Immagini dal Sannio: Rocchetta Alta, un paesino fantasma sulle sorgenti del Volturno

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In copertina, vicoli del borgo antico.
Foto di Gino Petrangeli

Oggi facciamo un viaggio virtuale tra i rilievi della Meta, in Molise: un paesaggio spettacolare per la vista, per chi ama i capolavori che la natura crea. Proprio qui troviamo le sorgenti del fiume Volturno, le cui acque limpide sono ricche di trote e che sono divenute meta turistica di numerosi amanti della pesca da fiume.
Il Volturno è il fiume più importante dell’Italia Meridionale, sia per lunghezza, sia per portata d’acqua. È lungo ben 175 chilometri dalla sua sorgente di Rocchetta al Volturno alla foce di Castel Volturno, il punto in cui si riversa nel Mar Tirreno.

Gli antichi borghi abbandonati, che meritano l’appellativo di paesi fantasma, riescono a colpire la sfera romantica che si trova in ognuno di noi. E proprio il comune di Rocchetta al Volturno è quello che ci interessa particolarmente oggi. È formato da due nuclei: il borgo originario, Rocchetta Alta, conosciuto anche come Rocchetta Vecchia, arroccato in posizione difensiva sulla montagna, più antico e ormai praticamente disabitato, a causa di numerosi eventi che lo hanno colpito, quali terremoti e bombardamenti. Altro motivo di abbandono è il fatto che il suo terreno era facilmente soggetto a cedimenti, per via dello scivolamento progressivo di strati di argilla e arenaria che si sovrapponevano.
Rocchetta Nuova, invece, si trova posizionata più in basso e ha origini più recenti. Nacque grazie al disboscamento del pendio che la collegava al nucleo antico, avvenuto nell’Ottocento.
Nel 1905, in seguito a ulteriori eventi rovinosi, la popolazione si trasferì per la maggior parte a valle, dove esisteva una frazione denominata Case Sparse. Le tracce degli insediamenti più antichi sono state ritrovate nella località denominata Vaccareccia e risalgono a un periodo collocabile tra la fine dell’Impero Romano e l’inizio del Medioevo. In ogni caso, la zona doveva essere abitata già nel periodo del Paleolitico, tanto è vero che nel 2001, a cura dell’Università di Ferrara, a circa 500 metri da Rocchetta è stata individuata la Grotta Reali abitata circa 40mila anni fa da gruppi di neandertaliani. In essa sono stati rinvenuti manufatti in selce ma anche resti di selvaggina macellata in loco, oggi esposti al Museo del Paleolitico di Isernia.
Agli inizi dell’XI secolo il feudo faceva parte dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno ed era considerata zona di avvistamento per il monastero. Nel Novecento il piccolo paese subì il forte e triste fenomeno di spopolamento a causa dell’emigrazione, e si avviò il processo di abbandono delle campagne e delle attività artigianali.

Come per tutto ciò che concerne il territorio del Volturno, anche in questo caso bisogna guardare come fonte storica principale il Chronicon Vulturnense, Nel 1980, grazie a un’équipe di archeologi della British School diretti da Richard Hodges, furono avviate le indagini presso il complesso monastico di San Vincenzo al Volturno, grazie ai cui scavi e ricognizioni fu possibile ricostruire l’assetto insediativo della valle nel periodo medievale.
Nella Cronaca troviamo la prima menzione del villaggio di Rocchetta, Rocchetta Alta. La notizia è che nel 1142 Giovanni, abate di San Vincenzo, condusse coloni della sua città natale, Atina, nel luogo in cui era sorto Rocchetta. Era uno dei tanti villaggi fortificati della valle.
Questo si erge come un gioiello incastonato nella roccia, tra le sorgenti del fiume, raggiungibile percorrendo stradine tortuose. Si tratta di un luogo caratterizzato dall’assordante rumore del silenzio, interrotto qua e là dal ronzio di insetti. Con il passare del tempo, la natura è riuscita a impossessarsi dei distesi spazi; tanti gli alberi di fico che sono cresciuti addirittura nelle abitazioni abbandonate.
Non è chiara l’origine del borgo: qualcuno immagina che sia avvenuta dopo la fuga dal paese di BactariaVaccareccia, appunto, a sud-est di Rocchetta Alta. I terremoti del 1349, 1456, 1688 e 1805 hanno certamente contribuito allo spopolamento. Non solo: in seguito anche i bombardamenti del secondo conflitto bellico hanno avuto una grande influenza su questo fenomeno.

Panorama di Rocchetta Alta.
Foto di Gianfranco Vitolo

Il borgo vecchio di Rocchetta Alta, con i suoi vicoletti e le casette in pietra, è immerso in una natura incontaminata, tra distese di campi e prati, da cui è possibile ammirare bellissimi panorami di montagna. Viene considerato paese fantasma dato il silenzio abitativo. Si entra tramite un portale d’ingresso che reca scritte fasciste e ci si può subito imbattere in vecchie insegne di antiche botteghe, che si ergono nel silenzio surreale del paese antico. È dominato dai ruderi del castello Battiloro, molto imponente, che svetta a guardia di tutta la valle, con una pianta rettangolare. La porta d’ingresso del giardino del castello è sormontata dallo stemma nobiliare dei Battiloro, ultimi inquilini del castello. L’antica fortezza era composta da stanze molto piccole che si disponevano su due piani. Oggi di esso resta un maniero tardorinascimentale e sul lungo sentiero che permette di arrivarvi si sviluppano piccole cellule abitative che al massimo sono caratterizzate da due livelli. Purtroppo oggi sono abbandonate a se stesse, ma in alcuni casi conservano suppellettili, quali arredi e camini. Spesso le stanze delle abitazioni paiono abbandonate all’improvviso, talvolta ci si imbatte in muri pericolanti.
Un altro importante edificio della parte vecchia e alta di Rocchetta è la chiesa dell’Assunta, costruita con le spoglie di monumenti più antichi, come la vicina abbazia di San Vincenzo, da cui si apre la porta di accesso al villaggio, la Porta di Sotto, che conserva elementi scultorei di pregio, molto probabilmente da considerarsi quali materiali di riciclo architettonico.









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