Il 15 novembre 1614, a seguito di una visita da parte dell’amico Giovanni Tarde, che durò qualche giorno, Galileo gli parlò della sua idea, un progetto che aveva in mente ma al quale non riusciva a lavorare bene per mancanza di tempo e di conoscenze in materia di ottica. Già nel 1609, Galileo realizzò un cannocchiale, perfezionandolo da un modello olandese già esistente. Quel giorno di novembre, dialogando con Tarde, si ipotizzò che si potesse determinare il fattore d’ingrandimento delle lenti in modo da poter cogliere non solo oggetti lontani, ma anche tanto vicini e tanto minuscoli da non essere visibili a occhio nudo.
Era l’anticipazione del microscopio che, insieme al cannocchiale, spalancò lo sguardo umano su due mondi: uno infinitamente piccolo e uno infinitamente grande. Due invenzioni che hanno rivoluzionato il nostro modo di concepire la realtà e, di riflesso, il criterio della verità.
Sino ad allora la concezione filosofica era piuttosto semplice: c’è un mondo, la realtà, quella che gli occhi vedono; noi ne conosciamo la verità quando vediamo correttamente. “Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono”. Dopo queste invenzioni, infatti, l’occhio non è più stato strumento della verità: l’universo si è dilatato infinitamente, mostrandoci il troppo piccolo e il troppo grande. Ci vollero, però, ben dieci anni per la realizzazione dello stesso, nonostante le idee fossero chiarissime nella testa di Galileo. La storia del microscopio semplice e del cannocchiale coincidono con quella della lente di ingrandimento e degli altri strumenti ottici.
Secondo gli scienziati, fu nel 1624 che Galileo mise a punto un telescopio di dimensioni ridotte, l’occhialino. Non sono pochi, però, gli studiosi che ritengono che il merito vada attribuito a Zacaria Jannsen, un olandese che nel 1595 avrebbe costruito uno strumento lungo circa quaranta centimetri, composto da tre tubi che scorrevano uno dentro l’altro. Il padre avrebbe costruito il prototipo, mentre i figli lo avrebbero perfezionato.
È invece molto più recente il microscopio elettronico, ideato negli anni Trenta da Manfred von Ardenne e Ernst Ruska; l’oggetto, in questo caso, viene esaminato con un fascio di elettroni, anziché con luce visibile, il che consente di ingrandire un particolare più di 100 mila volte.
Giornalista