Siamo troppo abituati a vedere grandi mazzi di mimosa e serate al femminile l’8 marzo per pensare che esista anche il corrispettivo maschile della festa della donna. Oggi, invece, in tutto il mondo si festeggia l’uomo, non nel senso di genere umano, ma proprio l’uomo: nostro marito, nostro padre, il nostro collega di ufficio, nostro figlio. Non molti ne sono a conoscenza ma è proprio così.
L’International men’s day fu pensato e ideato per la prima volta dal professor Thomas Oaster l’8 febbraio 1991 e il progetto venne rilanciato nel 1999 a Trinidad e Tobago da Jerome Teelucksinghe, quando fu scelta la data del 19 novembre, non solo perché fosse il giorno del compleanno di suo padre, ma anche per ricordare il 19 novembre del 1989 in cui, nonostante la nazionale trinidadiana non si fosse qualificata per la Coppa del Mondo del 1990, i tifosi diedero una grande dimostrazione di lealtà sportiva, premiata in seguito con il FIFA Fair Play Award.
Tra le finalità della festa, oltre a quella di sottolineare l’uguaglianza tra i generi, c’è quella di favorire la prevenzione di malattie e riguardare lo stato di salute del genere maschile e la necessità di migliorarne l’aspettativa di vita, generalmente inferiore rispetto a quello della donna, e di garantire il concetto di bigenitorialità, dando più valore alla figura del padre, nelle famiglie separate ma spesso anche in quelle che vivono sotto lo stesso tetto, dato che in linea di massima la femminilizzazione, in una casa o in una famiglia, tende a prendere il sopravvento.
La giornata dedicata all’uomo vuole mostrare un nuovo aspetto del sesso maschile ossia quell’uomo che contribuisce al sostentamento della famiglia, aiuta in casa, è un marito e padre presente, amorevole e attento, aiuta la moglie nelle faccende domestiche, insegna al proprio figlio a manifestarsi sensibile piuttosto che superbo e si sveglia la notte per cambiare un pannolino. Del resto, nostante sul lavoro gli uomini sembrino essere ancora in vantaggio, e addirittura si parli di potere maschile, la loro situazione non è poi così tanto rosea.
Il 95% degli incidenti sul lavoro riguarda gli uomini, così come il 99% dei morti in combattimento sono maschi. Ė vero, ora sono in tanti (tante?) a obiettare che le donne siano più soggette a discriminazioni, violenze e soprusi, ma questo è tutto un altro discorso. Una giornata per celebrarli, i nostri uomini, se la meritano, non trovate?
Giornalista