Compie oggi 44 anni il quotidiano Repubblica che comparve nelle edicole per la prima volta il 14 gennaio 1946. Era un periodo difficile e l’Italia era affaticata. Il suo fondatore Eugenio Scalfari aveva come idea quella di creare un quotidiano che facesse riflettere sugli avvenimenti più che raccontarli. Scalfari era un cinquantaduenne con una notevole carriera alle spalle che aveva già contribuito in maniera determinante al successo del settimanale L’Espresso tra il 1963 ed il 1968. Il suo intento era quello di concorrere e insidiare il primato del Corriere della Sera nell’informazione italiana.
Ecco quindi che, a differenza del conservatore e filogovernativo Corriere la cui sede era a Milano, il neo quotidiano tendenzialmente di sinistra Repubblica, una sinistra laica e progressista, stabilì la sua sede a Roma, in via Po 12, sede anche de L’Espresso.
L’idea del quotidiano piacque molto a Mondadori e all’editore Carlo Caracciolo, che per metà lo finanziarono. Il suo nome fu scelto per dare un forte richiamo all’istituzionalità, dato che si proponeva come quotidiano a livello nazionale, dai contenuti e dalla forma innovativi, in omaggio al piccolo giornale portoghese che nel 1974 aveva dato voce alla “rivoluzione dei garofani”.
Scalfari abbandonò il tradizionale formato “lenzuolo” a nove colonne per un formato tabloid a sei colonne, detto formato berlinese, più compatto, di venti pagine, richiamante il mondo anglosassone e che offrisse una maggior maneggevolezza. Cambiò anche il carattere, venne utilizzato il Bodoni per i titoli, per aumentare l’incisività degli stessi e avere maggior impatto sul lettore, proprio perché i titoli sono una chiave di volta dell’articolo, sono la presentazione, e vengono pensati e composti in maniera maniacale, perché il concetto cardine deve poter passare in una manciata di parole. Il resto del testo è approfondimento. La cultura compariva nelle pagine centrali anziché nella tradizionale terza pagina. I redattori inizialmente erano 60, tra questi 50 giovanissimi. I “senior” erano una garanzia per il successo del quotidiano, grandi nomi quali Giorgio Bocca, Sandro Viola, Mario Pirani, Miriam Mafai, Barbara Spinelli, Natalia Aspesi e Giuseppe Turani. A Giorgio Forattini venne affidata la satira.
La prima pagina del 14 gennaio 1976 portava un’intervista di Scalfari al segretario del PSI, Francesco De Martino, sulla crisi di governo e sui rapporti con il PCI di Berlinguer. La notizia centrale fu, invece, l’incarico di governo conferito ad Aldo Moro, e un articolo di Giorgio Bocca riguardava il rischio fallimento della Innocenti. All’interno venne dato grande risalto alla politica nazionale e internazione, uno dei tratti distintivi del giornale ancora oggi, e un grande spazio a economia e cultura. Solo tre anni dopo, comparve lo sport, rubrica curata da Gianni Brera. Per molti anni, però, ovvero fino agli anni ’90, Repubblica non usciva di lunedì per un motivo meramente economico, dato che la copertura del campionato generava costi che il neonato quotidiano non era in condizione di affrontare. Il primo numero ebbe un grande successo, accompagnato da vendite d’esordio strabilianti: ben 300mila copie tra le mani degli italiani. Piacque la nuova grafica e la comunicazione chiara e diretta. Ovviamente, i numeri di vendita del lancio furono un’eccezione e la media fu di 70mila copie giornaliere vendute fino al 1978, anno in cui Pietro Ottone lasciò la guida del Corriere e si trasferì a Repubblica che cominciò ad avere un successo crescente tra i movimenti giovanili universitari della sinistra più moderata. Ovviamente, l’ineccepibile e impeccabile copertura durante il sequestro Moro fece il resto, aumentando l’autorevolezza del quotidiano e, tra l’altro, proprio una delle foto di Moro nel covo brigatista venne scattata con un copia di Repubblica tra le mani.
Negli ultimi decenni degli anni ’80 arrivò il primato di primo quotidiano nazionale, con una vendita media di 700mila copie giornaliere vendute, risultato ottenuto anche grazie a una serie di iniziative nuove e lungimiranti, come il lancio del primo supplemento Affari & Finanza nel 1986 e del magazine settimanale Il Venerdì di Repubblica nel 1987. Negli anni, sulle pagine di Repubblica sono passate le firme più prestigiose del giornalismo italiano. Oltre a quelle già citate, ricordiamo Giampaolo Pansa, Enzo Biagi, Beniamino Placido, Vittorio Zucconi, Gabriele Romagnoli, Adriano Sofri, Michele Serra.
Giornalista