Immagini dal Sannio: la Valle del Fondacone e i suoi Campanarielli

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Spesso quando si pensa al Matese la mente immagina Campitello, la nota meta sciistica del sud, con una trentina di chilometri di piste che regalano emozioni sia a sciatori esperti che a novizi. E si potrebbe immaginare che il Matese sia ormai un ambiente modificato dall’uomo e dal turismo, e che non abbia intatte le sue zone selvagge. Nulla di più sbagliato! Ormai lo ripeto sempre, ma del resto lo sappiamo tutti: il Molise è una piccola ma grande regione e le bellezze che custodisce dei tesori unici e impareggiabili.

Cosa che certamente non tutti immaginano, è che anche in questa fiera regione vi sono molti nevai: metri e metri di neve accumulata che non si sciolgono quasi mai, e che non si trasformano in ghiaccio. Non è facile accedervi perché si trovano nascosti nelle gole più impervie, e prima di poter pensare di accedervi bisogna studiare bene le condizioni meteo e la quantità di neve presente. Uno di questi accumuli di neve si trova in uno dei tratti più spettacolari del Matese, nel territorio di Roccamandolfi, piccolo borgo di circa 800 abitanti in provincia di Isernia, patria di briganti, nel cui territorio ricade la vetta più alta del monte Miletto. Si tratta di una zona paesaggistica tra le più ricche e belle in regione, dove regna il silenzio e si possono sentire solo il vento e il proprio respiro. Siamo in un angolo di questa catena montuosa, a solo qualche chilometro in linea d’aria da Campitello Matese, dove sembra di essere isolati dal caos e dalla frenesia della quotidianità. A distanza di pochi chilometri in linea d’aria, vi sono diversi circhi glaciali matesini, con un’attività sicuramente precedente all’ultima glaciazione: uno di questi sfocia nella Valle Fondacone che è caratterizzato da un fascino unico, con la forra a strapiombo sul nevaio, e i suoi due Campanarielli, due guglie collegate fra loro da uno strettissimo valico: il Campanariello di Monte e il Campanariello di Valle, quest’ultimo più aereo e sottile.

I Campanarielli sono due formazioni naturali, che richiamano la forma di campane rocciose, dal carattere più alpino che appenninico. Più si prova a risalire i Campanarielli e più, ovviamente, la pendenza aumenta e la neve inizia a essere molto pesante. La Valle Fondacone era sede di un ghiacciaio pleistocenico la cui calotta si estendeva a ridosso della cresta che procede da Colle Tamburo, di 1982 metri fino ai 2050 del monte Miletto. Tra le due cime c’è il Monte Forca di Cane, 1927 metri, dal quale si sviluppa il circo glaciale del Fondacone, con un ramo stretto, detto Scaricaturo perché altro non è che un ricettacolo di distacchi di neve e ghiaccio dalle pareti sovrastanti. Era lì che la gente di Roccamandolfi conservava le vivande, al fresco della neve e della sorgente che vi scorreva. Bisogna equipaggiarsi di corde e forza fisica per arrivare al nevaio naturale ove, tra due ripide pareti si accumula la neve portata dal vento durante e dopo le tormente. L’esposizione del Matese in questa particolare area e la presenza dei muri rocciosi impediscono al sole di sciogliere la neve che si accumula fino a raggiungere diversi metri di altezza, spesso anche a settembre. Ovviamente, si parla di un tratto di paesaggio meraviglioso e incontaminato. Poco prima di un precipizio di alcune decine di metri, vi sono due piccole cascate che arricchiscono ulteriormente lo straordinario spettacolo prodotto dall’erosione e dagli agenti atmosferici, all’ombra dai Campanarielli. L’acqua scende da due grotte carsiche che sono meta di gruppi di speleologi.