Tante erano le nuove vie progettate nel dopoguerra, nuove vie di comunicazioni che, tra l’altro, riuscivano a mettere in contatto territori più remoti e toglievano dall’isolamento zone meno frequentate e conosciute, come la regione molisana. E tante erano le strade nuove che collegavano l’Abruzzo alle Puglie, ma la storia dei tratturi non si può banalizzare alla parola strade. I tratturi, sappiamo, sono strade della transumanza, dal latino trans (al di là) e humus (terra), l’antichissima pratica di muovere stagionalmente le greggi alla ricerca di nuovi pascoli e di climi idonei alla pastorizia. La transumanza, nella nostra penisola, era fortemente radicata nell’Appennino centromeridionale e veniva praticata stagionalmente tra Abruzzo e Puglia, con l’attraversamento delle regioni Molise e Campania, caratterizzando fortemente la storia e lo sviluppo delle civiltà, strutturando una complessa rete di vie erbose, i tratturi, appunto. Queste vie erbose, con i Sanniti diventarono di rilevante importanza e fondamentali anche per l’economia, tanto che furono molti i centri e le fortificazioni a sorgere proprio lungo il loro percorso. Con i Romani, i tratturi diventarono un vero e proprio sistema produttivo efficiente, perché furono i primi che compresero quale enorme ricchezza potesse derivare dalla pastorizia, tanto che coniarono il termine pecunia, denaro, derivante proprio dal latino pecus, ossia pecora. Attraverso i tratturi, i pastori spostavano due volte l’anno le greggi: a settembre verso le miti pianure pugliesi e a maggio alla ricerca dei verdi pascoli montani d’Abruzzo.
I tratturi hanno avuto varie definizioni: una delle più significative è quella data nel decreto del Ministero dell’Ambiente del 1976, che li definisce “beni di rilevanza archeologica, politica, sociale, religiosa, militare”. È giusto, quindi, definire i tratturi come monumenti, ricchi delle storie di chi li ha transitati: non solo le greggi, ma anche e soprattutto uomini, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze: Crociati, soldati, imperatori, mercanti, medici, architetti, pastori. E furono tanti i centri, piccoli o grandi borghi, nati proprio sulla confluenza di queste reti tratturali. La transumanza è stata per secoli un fenomeno non solo economico e pastorale, ma anche politico, sociale e culturale, che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate. Lungo i tragitti interessati, sorgevano poste, masserie, mungituri, taverne e chiese rupestri. A seconda delle condizioni ambientali ed economiche, la transumanza può essere di tipo orizzontale e verticale. La prima è tipica delle zone del Mediterraneo, più precisamente di quelle regioni nelle quali si alternano zone montuose e pianure che possono offrire un buon pascolo in autunno, inverno e primavera. La transumanza verticale è detta anche alpina, poiché viene effettuata lungo tutto l’arco alpino a quote e dislivelli importanti.
In Italia, le vie erbose si trovano principalmente in Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata, Campania e Puglia, percorsi nelle stagioni fredde in direzione sud, verso la Puglia, dove esisteva, presso la città di Foggia, la Dogana delle Pecore, mentre nei mesi caldi le greggi percorrevano il percorso inverso tornando ai pascoli montani dell’Appennino centrale dove la pastorizia era invece regolata dalla Doganella d’Abruzzo. I Regi Tratturi sono cinque e rappresentano una preziosa testimonianza di percorsi formatisi in epoca protostorica perdurati nel tempo e rilanciati a partire dall’epoca normanno-sveva, e poi angioina e aragonese. Essi rappresentano un monumento della storia economica e sociale dei territori che vanno dall’Appennino Abruzzese-Molisano al Tavoliere delle Puglie. Il Regio Tratturo L’Aquila-Foggia – Tratturo Magno, con i suoi 244 km, è il più lungo e il più importante dei Regi Tratturi. Ecco perché si chiama Tratturo Magno. Il suo percorso è il più adriatico: serviva, infatti, a portare le greggi dai massicci del Gran Sasso agli enormi pascoli del Tavoliere delle Puglie, toccando più volte le coste del Mar Adriatico. Il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela è lungo 221 km ed è il secondo per lunghezza tra i cinque Regi Tratturi. Il tracciato parte da Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, e raggiunge il Tavoliere delle Puglie terminando a Candela. Percorrerlo vuol dire imbattersi in scenari incantevoli, tra vallate e altipiani dalla bellezza mozzafiato. Il suo percorso attraversa regioni molto differenti per clima, vegetazione, fauna, morfologia del terreno e geologia. Si parte dalle montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, in cui è possibile ammirare i grandi mammiferi dell’Appennino, come lupi cervi, orsi bruni e camosci e si scende gradualmente verso la Valle del Sangro, in pieno versante adriatico. Il Regio Tratturo Celano-Foggia, con i suoi 208 km, è terzo in ordine di lunghezza tra i cinque Regi Tratturi. È quello più interno e da esso dipartono altri sei tratturi minori, tratturelli e bracci. Il suo tracciato parte da Celano, nella Marsica, e raggiunge il Tavoliere delle Puglie fino a Foggia. Percorrerlo vuol dire imbattersi in un susseguirsi di vallate e altipiani in direzione sud-est, quasi sempre sul versante adriatico dell’Appennino. Il Regio Tratturo Centurelle-Montesecco è lungo 155 km ed è il quarto per estensione tra i cinque Regi Tratturi ed è l’unico che parte e si ricongiunge su un altro tratturo. Il Regio Tratturo Castel di Sangro-Lucera è lungo 127 km ed è il più breve dei cinque Regi Tratturi, ma anche uno dei meglio conservati. Parte dalla Taverna della Zittola, al confine tra Abruzzo e Molise, per arrivare al Tavoliere delle Puglie, lungo un percorso nell’area appenninica più interna. Nel 2012, grazie all’Associazione AttraversoilMolise, è nato il primo Cammino organizzato lungo un Regio Tratturo, chiamato Il Cammino Sulle Orme dei Sanniti e distribuito su otto tappe.
Giornalista