Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori
Sono trascorsi 50 anni. Tanta acqua è passata sotto i ponti. Pare ieri che il Parlamento approvava lo Statuto del lavoratori fortemente voluto dall’On. Giacomo Brodolini, autorevole membro della Direzione del Partito Socialista Italiano, Ministro del Lavoro e già vice Segretario Generale della CGIL e ferocemente contrastato dai Comunisti (alla fine il gruppo del PCI si astenne). Purtroppo, l’On. Brodolini non poté festeggiare tale importante conquista per i lavoratori perché stroncato prematuramente da quello che, allora, veniva definito il male incurabile.
In questi anni, molti hanno cercato di “metterci il cappello” su questa importante conquista di civiltà (in primo luogo, i comunisti che lo avevano osteggiato) ma nessuno c’è riuscito per la presenza di Gino Giugni (Professore del Diritto del Lavoro all’Università di Bari) sulla scena politica e che aveva collaborato con l’On. Brodolini per scrivere la normativa dello Statuto dei lavoratori e che ne valorizzò sempre la fonte primigenia.
E non può essere sottaciuto che questa rivoluzione culturale fortemente voluta dai Socialisti riformisti (di craxiana memoria) fu ostacolata anche dal Padronato italiano (oltre che dal PCI). I cosiddetti Padroni erano “spaventati” dalla presenza del Sindacato nelle aziende e sui luoghi di lavoro (erano contrari all’art. 19 della Legge 300/70 che prevedeva la presenza delle Rappresentanze sindacali aziendali). Erano preoccupati dal divieto del licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo (art. 18 dello Statuto). Per questo motivo i Socialisti (e lo Statuto) incominciarono ad essere “odiati” specie quando accompagnavano con la forza pubblica gli operai in fabbrica per essere ripresi al lavoro (a seguito di una sentenza emessa dal Giudice), da dove erano stati illegittimamente licenziati. Fu una vera rivoluzione culturale che si completò qualche anno più tardi con la Riforma del processo del lavoro (Legge 533 del 1973) voluta fortemente dal Ministro della Giustizia, il socialista On. Mario Zagari. Dopo l’approvazione di questa Legge, chi scrive incominciò a preparare le carte per la sua prima candidatura (all’età di 18 anni) nella lista del PSI e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Guardia Sanframondi. Oggi tutto pare scontato ieri prima della Legge voluta dai Socialisti era una guerra all’ultimo sangue e senza regole. Dopo l’approvazione dello Statuto dei lavoratori si poterono tenere le assemblee in fabbrica e negli uffici come diritto del singolo lavoratore. Si ebbero i permessi sindacali, si ebbero le bacheche per pubblicare notizie del lavoro, ecc.
Insomma, il pluralismo Costituzionale era entrato nei luoghi di lavoro grazie alla tenace determinazione dei Socialisti riformisti (di craxiana memoria). Il lavoratore non poteva essere più spiato, il lavoratore doveva essere garantito per la sua salute sui luoghi di lavoro, le sanzioni disciplinari venivano regolate finalmente con diritto di difesa del lavoratore.
L’art.10 dello Statuto dei lavoratori fu una grande conquista per gli studenti lavoratori. La normativa prevedeva che: “I lavoratori studenti hanno diritto a turni di lavoro che agevolino la frequenza ai corsi …”. Tale normativa consentì di far acquisire ai lavoratori che ne erano sprovvisti il Diploma della terza media. Ci fu in pochi anni una grande elevazione del grado di istruzione di migliaia e migliaia di italiani e iniziò a funzionare il cosiddetto “ascensore sociale”. In conclusione, tutto ciò che oggi sembra un procedimento naturale, senza l’impegno determinante dei Socialisti riformisti nel Governo di Centrosinistra non ci sarebbe mai stato. Così come per le Commissioni obbligatorie del collocamento al lavoro e la sistemazione dei disabili o inabili per la collocazione delle categorie protette nella misura del 15% della dotazione organica di azienda – ente – impresa. (Legge n.482 del 1968). E per parlare dei Socialisti al Governo del Paese come non ricordare la Riforma Ospedaliera del Ministro della Sanità Mariotti (Legge 132 del 1968); la riforma della Previdenza Sociale, rivalutando le pensioni ed il sistema di calcolo (Legge 153 del 1968); la legge per la Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio (Legge n.898 del 1970); la legge per l’attuazione delle Regioni a statuto ordinario (Legge n.281 del 1970). In poche parole, il Paese fu modernizzato grazie al lavoro ed il sacrificio dei Socialisti riformisti. Forse è arrivato il tempo che la Politica restituisse ai Socialisti il riconoscimento di quanto essi hanno prodotto, versando sangue nella Resistenza, negli anni di piombo e nella cosiddetta rivoluzione di Mani Pulite, conquistando leggi di civiltà ed elevando la qualità della vita del Paese.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Amedeo Ceniccola
Presidente Circolo “B. Craxi”- Benevento