Addio Gigi Simoni, allenatore gentiluomo del calcio italiano

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Doveva essere un giorno di festa per il popolo interista e anche un giorno di festa per l’intero mondo del calcio italiano, se vogliamo ricordare ciò che accadde il 22 maggio del 2010, storica conquista della Champions League da parte dell’Inter in una magica notte madrilena, una notte stellata, sotto tutti i punti di vista. Eppure oggi il calcio piange un gentiluomo, quel gentiluomo di un calcio che non si ripeterà più. Un gentiluomo che ha deciso di andar via silenziosamente e con gran dignità, caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto in vita e in carriera. Ha lottato caparbiamente Gigi, nell’ultimo anno, lui che nella vita ha saputo farsi spazio da solo, a suon di calci e palloni, e ha saputo conquistare tutti col suo ineguagliabile carisma e savoir faire. L’ho conosciuto personalmente, e posso certamente confermare che sto parlando di una persona umile e dal grande cuore generoso, che sapeva rapportarsi agli altri a testa bassa, ma anche alta. Parlava dall’alto della sua saggezza, calcistica e di vita; parlava senza mai interferire, parlava senza puntare il dito, anche laddove andava puntato. Era così: mi è bastato un pomeriggio, poche ore in sua compagnia, durante la presentazione del suo libro Simoni si nasce per capire che si trattava di un vero e proprio uomo d’altri tempi, quel gentiluomo che ha saputo incassare duri colpi con un’innata dignità, anche quando i colpi erano stati duri da digerire.

Trent’anni passati a guidare ben diciassette squadre italiane diverse, molte promozioni dalla B alla A, una Coppa Uefa vinta da commissario tecnico dell’Inter, nella stagione 1997-98. Quella stagione in cui arrivò la brutta delusione: il secondo posto in campionato, alle spalle della Juventus, l’anno di quel clamoroso rigore non fischiato su Ronaldo che decise le sorti della stagione. E comunque, Gigi Simoni continuò a trasmettere sicurezza, con quella genuinità del suo carattere, con quello stile da signore innato che aveva e che lo ha consacrato per sempre tra i più amati personaggi del calcio italiano. Anche quando fu esonerato da Massimo Moratti, gesto di cui il presidente nerazzurro negli anni si è pentito amaramente, per quanto amareggiato, Simoni affermò che mai avrebbe serbato rancore verso l’allora leader interista. E da lì, il Piacenza, il Torino, il Cska Sofia, poi l’Ancona e il Napoli e così altre squadre, fino al ruolo di dirigente e poi presidente della Cremonese, in cui fu eletto “Allenatore del secolo”. Un signore d’altri tempi, dicevo, quel gentiluomo che ha saputo far sognare e anche insegnare il vero valore sportivo, e ci ha dimostrato quanto possa essere nobile un cuore che perdona, nonostante le sconfitte e i bocconi duri da ingoiare.