Coronavirus: i vini italiani, l’aiuto per la depressione e la cura nel Taurisolo

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Il classico bicchiere di vino, a pranzo e a cena, lo consigliano tutti. Considerato amico della nostra buona circolazione e della buona salute, salvifico per il nostro benessere, aiuta anche contro l’obesità, grazie al processo mediante il quale frena il deposito dei grassi nel fegato e nell’organismo, trattenendo la glicemia bassa nel sangue, e contrastando gli alti valori del colesterolo. Molti, però, sono stati gli studi psicologici riguardo al fatto che il vino sia un ottimo alleato per la positività del nostro umore e per l’ottimismo, cosa di non poca importanza in un periodo delicatissimo come quello che stiamo vivendo. Secondo la ricerca realizzata dall’Associazione Donne e qualità della vita, guidata dalla dottoressa Serenella Salomoni, pare che il vino abbia una fondamentale funzione terapeutica a livello psicologico. Nonostante il lockdown e le restrizioni economiche, nonostante i tanti pensieri negativi che abbiamo dovuto fronteggiare, sembra proprio che gli italiani, in questi ultimi tre mesi, non abbiano smesso di acquistare vino. E di berlo! Il vino favorisce l’aggregazione sociale, in questo periodo di obbligato distanziamento interpersonale, aiutando ad alimentare le relazioni interpersonali, agevola e incoraggia il dialogo, porta buonumore e rilassatezza, tiene a bada l’aggressività. Inoltre, tiene lontane le crisi depressive, aiuta fantasia e creatività, regala positività ed è di ottima compagnia.

Durante la quarantena, la scelta dei consumatori di vino è, per fortuna, caduta maggiormente sui vini italiani, ma la buona notizia non è soltanto il fattore buonumore che il vino porta in chi lo sorseggia: ricordiamo tutti i recenti studi campani, del Comitato etico dell’azienda ospedaliera dei Colli di Napoli, che ha dato il via libera alla sperimentazione del Taurisolo per la cura anti-Covid-19. Si tratta di una miscela di polifenoli estratti dalle vinacce rosse di Aglianico, ma anche di Taurasi, rinomati vitigni campani. È una miscela già brevettata da Ettore Novellino, docente Ordinario di Farmacia presso il dipartimento dell’Università Federico II. Inizialmente, l’Aifa aveva negato il via libera, per poi chiarire che i nutraceutici non necessitano di autorizzazione al contrario dei farmaci.