Il Sabba, le streghe e il culto della janara di Benevento

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Abbiamo da poco passato il solstizio d’estate e abbiamo parlato dei rituali della notte di San Giovanni. Dopo il trionfo della Strega del calcio italiano nel campionato di serie B, mi sembra giusto raccontare una storia che ci riporta molto indietro nel tempo, ai tempi dell’imperatore Domiziano. Allora, a Benevento esisteva un culto pagano e misterico legato alla dea egizia Iside, nella quale convergevano le caratteristiche sia della dea romana della Luna, Diana, sia della dea degli inferi, Ecate. Due divinità che avevano un forte elemento femminile e un grandissimo legame con la magia. Da questa devozione nacque la figura della strega, che nella zona del Sannio beneventano viene chiamata Janara, da Dianara. Nel VII secolo d.C., secondo il trattato storico dello scrittore Pietro Piperno, Della Superstitiosa Noce di Benevento, la città divenne la capitale di un ducato longobardo. I longobardi si erano ufficialmente convertiti al cristianesimo, ma molti di loro continuavano a professare un credo pagano in cui veneravano una vipera dorata, alata e con due teste, legata all’adorazione di Iside. Gli adepti si riunivano sulle rive del fiume Sabato, da cui alcuni farebbero derivare il nome Sabba, anche se, molto più probabilmente, questo deriverebbe dal termine ebraico Shabbat e denota i pregiudizi diffusi in Europa fin dall’Alto Medioevo nei confronti della religione mosaica, la quale veniva sovente accusata di consumare riti occulti e violenti riferito ai ritrovi demoniaci (c’è da dire che il fiume prende il nome dal popolo dei Sabini). Il Sabba beneventano si teneva dove si ergeva il grande Noce, per celebrare riti legati alla Luna e alle messi. La tradizione del Sabba delle donne streghe europee si svolgeva proprio il sabato notte, e la tradizione oggi particolarmente diffusa nei paesi europei delle feste ogni settimana proprio la notte tra il sabato e la domenica, in discoteca, così fortemente caratterista della Civiltà occidentale, hanno innumerevoli punti in comune. Il sabato sera, si dice oggi, si va a ballare, e anche allora si andava a ballare. Un giorno, però, arrivò il vescovo di Benevento Barbato, che era più che deciso a eliminare ogni traccia di paganesimo, il quale, non solo fece estirpare il grande albero di noci, ma condannò come satanico e malvagio qualsiasi culto che non fosse riconducibile all’unico dio cristiano.

Le donne che si dedicavano agli antichi rituali agresti precristiani vennero additate come streghe, termine proveniente dal latino strix, stridere, come il cupo verso dell’allocco, un uccello portatore di malasorte che si nutriva di sangue e carne umana, almeno secondo le leggende dell’antica Roma. Venne sradicato l’albero, eppure il culto non si fermò. Sembra che Lucifero in persona avesse fatto ricrescere in una notte il grande Noce di Benevento, in un luogo segreto, per far sì che le sue seguaci arrivassero da tutto il mondo a celebrare la sua gloria sotto di esso. I giorni che andavano dal 21 al 24 giugno erano i più importanti, quando il Sole raggiunge il punto più settentrionale dall’equatore e sembra rimanere sospeso, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto per tre giorni: il solstizio d’estate, finché non comincia il tragitto discendente. Secondo la leggenda, il Sole nel massimo splendore incontra la Luna nella sua casa e dalle loro nozze tutto l’universo riceve benefici, celebrati con una serie di tradizioni, di riti pagani e cristiani, che culminano appunto nella notte di san Giovanni Battista, simbolo dell’acqua del battesimo di Cristo nel Giordano e del fuoco purificatore. In questa notte, l’acqua e le piante acquistano poteri particolari di protezione e divinazione. Venivano, quindi, raccolte le noci e le erbe per preparare liquori, intrugli e pozioni. I grandi falò, invece, che i contadini accendevano su dossi e colline, erano atti a propiziare i raccolti e la buona salute. Il fuoco e il fumo avevano infatti la valenza di tenere lontani gli spiriti maligni e le streghe che, secondo la leggenda, proprio la notte di san Giovanni volavano da ogni dove nei cieli notturni per radunarsi attorno al Noce di Benevento.