Oggi vado a… Agnone, città delle campane e del rame

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“Suono di campane,
voce che trasvola sul mondo,
canto che piove dal cielo sulla terra,
nella città sorda e irrequieta,
e nel silenzio dei colli”.
(Gabriele D’Annunzio)

Quando il caldo si fa opprimente, quando la città afosa e umida come quella in cui vivo fa sentire pesantemente l’effetto della sua soffocante cappa, chiedo rifugio alle montagne. Quelle dell’Alto Sannio molisano, tra vette e vallate, immense distese d’erba che racchiudono vive tradizioni, grande cultura e tanta bellezza, accompagnati da aria limpida, fresca, pura, genuina, condita dal rintocco delle campane più famose del mondo. Quel luogo in cui amo rifugiarmi quando ho bisogno di ritrovare me stessa, tra una passeggiata nei luoghi che mi rievocano l’infanzia e le ricerche storiche delle testimonianze del passato che appartengono alla mia famiglia. E ad Agnone mi sento davvero a casa. Ritrovo il mio nome nei ricordi senza tempo di persone incontrate per strada, che si lasciano domandare e che si raccontano. Persone che possono testimoniare memorie di un tempo che è stato. E storia più in là con gli anni, che mi fa tornare alla mente le rievocazioni nostalgiche che venivano fatte dai miei nonni, nelle fredde serate invernali, avanti a uno scoppiettante camino che ci faceva compagnia.

Cammino, giro in lungo e in largo questo antico borgo, l’Atene del Sannio, come amano definirla e io non mi dispiaccio nel farlo. Un aperitivo informale, tra la cortesia della sua gente e le attenzioni che si riservano a un forestiero, e in sottofondo il rintocco delle campane che fanno parlare il mondo. Eh, già: ogni rintocco di campana di Agnone parla di questo antico borgo sannita in ogni angolo della Terra, e ascoltarne il suono, di certo, non mi basta. Ho bisogno di conoscere l’anima che vive dietro a questa grande arte campanaria, e di ascoltare le testimonianze degli operai che quotidianamente mettono al servizio di questa nobile e antica arte la loro esperienza, loro che sono i padri di quei rintocchi che fanno vibrare i campanili d’Italia e non solo. Quei ritocchi che hanno fatto vibrare persino le corde del cuore di Papa Giovanni Paolo II, il 19 marzo 1995. Sono nella Fonderia Marinelli, e accanto il Museo omonimo: una campana sembra un oggetto come tanti, banale forse, ma non lo è affatto. Assistere alle varie fasi della lavorazione è un’esperienza davvero unica: dalla struttura in mattoni che corrisponde esattamente alla sua anima, fino alla calata nelle fosse e alla colatura del bronzo. Ogni campana ha la sua storia, è pezzo unico e ha dentro di sé un pezzo di cuore e animo di chi l’ha realizzata. Un rito, quella della sua nascita, che prevede anche la litania alla Madonna che protegge la nuova creatura che sta venendo al mondo, e invocazioni scelte dai committenti e letture del Vangelo del giorno.

Campane, rintocchi e artigianato in questa splendida cornice del Sannio molisano, che certamente mi invoglia ad andare a fondo nelle tradizionali arti manuali del borgo. Agnone è anche città del rame, amo troppo le attività manuali e i suoi frutti per non recarmi nel Museo Storico del Rame di Francesco Gerbasi, il calderaio che apparteneva all’ultima famiglia di ramai in Agnone. Anche in questo caso, non una visita come un’altra: dei filmati mostrano la maestrie di abili artigiani del passato che, senza le amiche tecniche odierne, riuscivano a creare opere d’arte, o comunque oggetti della loro quotidianità, con le loro leggiadre mani. Una produzione che diveniva molto intensa nel periodo invernale, in cui venivano prodotti i manufatti che poi si vendevano nelle fiere estive. Grazie ai lunghi tratturi e alla transumanza, il rame agnonese riuscì a raggiungere i mercati di Puglia e d’Abruzzo. Una tradizione fiorente fino a che i manufatti non vennero soppiantati da quelli delle fabbriche settentrionali, meno costosi, perché godevano della produzione in serie, ed erano maggiormente rifiniti. Ad Agnone, ancora oggi, col rame si producono tine per l’acqua, bracieri, piatti ornamentali, mestoli e altri utensili sagomati con gusto antico. Ho acquistato mestoli e schiumarole che metterò in mostra nella mia amata cucina rustica. Un altro rintocco di campane, dal suono pulito e invitante: è ora di tornare a casa, ma sono certa che sarò di nuovo qui appena ne avrò la possibilità, quando la stanchezza dei ritmi quotidiani si impossesserà di nuovo di me e io avrò voglia di lasciarmi incantare da armoniose melodie.