Cusano Mutri e la pura devozione verso la Spina Santa

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Parla di sentimenti comunitari, di coesione di un popolo, di forte radicamento alle proprie origini e radici, parla di attaccamento alla propria terra, parla di devozione e non puoi fare a meno di parlare del bellissimo borgo matesino di Cusano Mutri, la cui popolazione riesce a essere coesa e poco propensa alla resa di fronte a qualsiasi avversità. Lo ha ampiamente dimostrato nel duro periodo pandemico, me lo ha notevolmente dimostrato nel momento stesso in cui ho avuto la necessità di contattare molti di loro, la maggior parte a me sconosciuti, per poterne scrivere, in quanto a bellezza e tradizioni. Puoi associare la parola Cusano a un buon piatto di tagliatelle ai porcini, per richiamare l’odore del bosco e sottobosco, e la tradizionale fiera gastronomica in cui i funghi richiamano visitatori da ogni dove nel bel borgo del Matese. Puoi richiamare l’attenzione su Cusano in occasione della tradizionale Infiorata del Corpus Domini, durante i cui preparativi tanti cittadini si recano nelle vallate e nei vasti campi policromi e profumati di aria tersa e di natura incontaminata per raccogliere i fiori, da cui ricavare i petali più belli. Ma il vero senso religioso, forte, innato, radicato, la vera identità comunitaria, la grande devozione cusanese viene messa in risalto in questi giorni di agosto, in cui una piccola e grande Spina riesce a creare sentimenti comuni che vertono verso l’unico punto di incontro. Questo, poi, è un anno particolarmente diverso, in cui una calamità, la pandemia in cui siamo ancora pienamente coinvolti, è riuscita a immobilizzarci ma anche a rendere visibile a noi stessi il vero lato introspettivo che ci caratterizza. E proprio dalla pandemia si genera la forza da cui, i cusanesi, riescono a invocare e magnificare la Spina Santa che con tanto Amore e spirito comunitario invocano e custodiscono.

Quella Spina Santa portata a Cusano Mutri dal crociato Barbato e che oggi è ancora presente nella chiesa di San Giovanni Battista, la più grande di quelle che si trovano nel paesello, in un reliquario d’argento massiccio, fatto forgiare nel Seicento, anche se viene ancora conservato l’astuccio originario, molto venerata dalla popolazione locale. Nel 1596 il Vescovo Savino la fece collocare in una nicchia nei pressi dell’altare maggiore. Una sua notizia è datata 1596, quando il Monsignor de Bellis e il suo Vicario Imperatrice, fecero togliere la spina dalla sua custodia per riporla nel suddetto reliquiario d’argento. Nel 1683 si ebbe un evento miracoloso: la spina diventò due volte di colore rosso accesso “a guisa di candela mentre si portava in processione” e così accadde anche il 3 febbraio del 1710, quando si illuminò per ben due volte “come a lume di candela” . L’ultimo evento miracoloso è annotato nei registri parrocchiali il 3 agosto 1805. Quel giorno, durante una serie di terribili scosse telluriche iniziate il 26 luglio, i cusanesi supplicarono la loro Sacra reliquia portandola in processione verso la chiesa di Santa Croce al Calvario, eretta dalla gente di Cusano in segno di ringraziamento per il miracolo di essere scampati, in gran parte, al tremendo terremoto del 1688 che distrusse tutt’intorno Civitella, Cerreto e Pietraroja. Durante quel rito religioso la punta divenne bianca e cominciò ad aprirsi come se volesse germogliare. Il terremoto cessò quel giorno stesso, e il miracolo venne documentato da testimonianze giurate fornite davanti a un notaio. Fu così che il popolo fece voto di ringraziare il Cielo con una solenne processione di penitenza che ancora si svolge, con folta presenza di fedeli, il 3 agosto di ogni anno. L’occasione per mettersi a cospetto della propria devozione e per sentirsi parte di un unico Credo.