Accadde oggi: 6 agosto 1945, il lancio della bomba su Hiroshima

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Il 6 agosto 1945, poco prima delle otto del mattino, la stazione radar captò tre velivoli americani entrati nello spazio aereo giapponese, un numero ritenuto esiguo dalle autorità militari, che decisero di non dare l’allarme aereo. Alle 8:15 circa, il bombardiere B-29 Superfortress, ribattezzato Enola Gay dal pilota Paul Tibbets, in onore di sua madre, sganciò Little Boy nome in codice della bomba nucleare all’uranio. Pochi secondi dopo, a meno di 600 metri dal suolo, l’ordigno esplose. Dall’esplosione si irradiò un bagliore accecante e un enorme fragore, che i giapponesi ricordano con l’espressione pika-don, ossia “luce-tuono”). Una grandissima potenza esplosiva che in pochi istanti annientò 68 mila vite umane, ferendone mortalmente circa 76 mila. Alcuni corpi lasciarono l’ombra impressa sulle pareti, altri si bruciarono, a causa della pioggia radioattiva, e altri ancora furono sepolti dalle macerie dei 70 mila edifici distrutti (il 90% del totale).

È questo il disastroso bollettino del primo bombardamento atomico della storia cui, tre giorni dopo, seguì quello su Nagasaki. I sopravvissuti vengono ricordati come hibakusha, il 20% dei quali rimase affetto da avvelenamento da radiazioni e da necrosi, portando il numero delle vittime a più di 200 mila (solo per Hiroshima). Inizialmente, nessuna delle autorità e istituzioni si rese conto dell’effettivo disastro e solo dopo un volo di ricognizione sulla città si prese effettiva coscienza dell’entità: Hiroshima era stata completamente rasa al suolo ed era avvolta dalle fiamme. Alcuni degli edifici in cemento armato della città erano costruiti in modo molto resistente per via dell’alto rischio sismico in Giappone e le ossature di questi edifici non crollarono. Molte e diffuse le ipotesi secondo le quali la decisione di utilizzare l’atomica è stata dettata da ragioni politiche, tese a dimostrare la forza bellica degli Stati Uniti agli occhi degli “alleati” sovietici. Contro l’orrore delle bombe atomiche si pronunciarono molti scienziati di fama mondiale, uno su tutti Albert Einstein che insieme al filosofo Bertrand Russel presentò a Londra, nel 1955, un manifesto introdotto dalla celebre frase “Ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto”.