Ci sono borghi che sono piccoli ma incantevoli. A volte ci capita di etichettarli solo per la loro ricchezza principale, come in questo caso, in cui potremmo citarne principalmente la straordinaria tradizione enologica che possiedono. Città del Vino, tra le rinomate colline sannite che producono ottimo olio e pregiato nettare rosso e bianco, non tutti nominano l’incanto che ci si trova dinanzi agli occhi quando ci si imbatte in luoghi come questo. Un venerdì di zona rossa a parlar di Torrecuso, il paese delle viole d’oro. Ne avete mai sentito parlare? Seguitemi.
Quando arriva il primo sole di marzo, col suo morbido e delicato tepore, sui muri e sui tetti delle case di Torrecuso, tra le aiuole, nei giardini, nelle siepi, sbocciano i fiori più allegri e spensierati, da considerare come l’emblema di questo paese. Non delle viole qualunque, no! Parlo di una viola dai petali luccicanti, di un giallo che può abbagliare, profumato lievemente, che sembra una sottile lamnina di foglia oro. Si tratta, appunto, della Viola d’oro o Viola di Spagna. Sembra, infatti, che i primi semi di questa pianta siano arrivati a Torrecuso proprio grazie a un soldato spagnolo che era al servizio del Marchese Carlo Andrea Caracciolo. Qualcuno, invece, dice che sia stato lo stesso marchese a portare i semi dalla Spagna, per rendere omaggio al capoluogo del proprio feudo. Un fiore descritto anche da Antonio Mellusi, attraverso alcuni versi nei Ricordi della Patria.
Torrecuso è un gioiello medievale di un incanto sopraffine, affacciato umilmente e a vedetta del Monte Taburno e della Valle del Calore. Sono antiche le sue origini, alcuni lo datano al 216 a.C. circa, mentre altri pensano che fosse già abitato nel 316 a.C., pensando che il nucleo abitato fosse composto da alcuni profughi etruschi della città toscana di Chiusi che lo chiamarono Turris Clusii. Un piccolo borgo caratterizzato da stradine strette e tortuose, tutte attorno al rinomato Palazzo Cito, dimora dei Cito, feudatari di Torrecuso e oggi sede del municipio. Un territorio molto fertile, ben esposto al sole, che ottimamente si presta alla coltura della vite; l’Aglianico del Taburno di Torrecuso fa di questa località una importante località dell’enoturismo sannita. Ma non solo: Falanghina, Coda di volpe e Greco sono tutti inseriti nel disciplinare Taburno D.O.C.
Giornalista