Secondo la teologia Maya, il mondo è stato creato 5133 anni fa, corrispondente all’11 agosto 3114 a. C. A quel tempo, il calendario Maya si presentava così: 13.0.0.0.0. Il 21 dicembre 2012 è stato esattamente lo stesso: 13.0.0.0.0 per confronto, questa data del Lungo Computo potrebbe essere paragonata al nostro 1 gennaio. Nel linguaggio degli studiosi Maya, 13 volte Bak’tuns indicano 144.000 giorni trascorsi tra le due date. Nessuna delle migliaia di rovine e pietre Maya che gli archeologi hanno esaminato negli anni predicono la fine del mondo. Secondo Carlson, per i Maya il 21 Dicembre 2012 sarebbe stata una data molto importante. Essi credevano che gli dei avessero creato la Terra 5132 anni fa, e che il 21 dicembre sarebbero tornati. Una di queste divinità in particolare, dal nome enigmatico K’uh Bolon Yokte, sarebbe tornato conducendo vecchi riti di passaggio, impostando lo spazio e il tempo, rigenerando il cosmo e quindi il mondo si sarebbe aggiornato, non distrutto.
Eppure, complici come sempre i social, questa credenza ha acquisito proporzioni cosmiche ed stata capace di generare un business universale: vennero prodotti kit di sopravvivenza, gadget come bracciali e magliette, rifugi sotterranei senza dimenticare che su Youtube vi sono ancora numerosi video-guida che spiegano come equipaggiarsi. Si vendettero scatolette di cibo a lunga conservazione, filtri per depurare l’acqua, lampadine a raggi UV che in 90 secondi disinfettavano i liquidi da virus e batteri, medicinali e valigette da pronto soccorso provviste di ogni cosa, walky-talky o altri sistemi alternativi per comunicare. E per rimanere nel tema di uno scenario apocalittico, le tute contro attacchi nucleari, chimici, batteriologici, maschere antigas, coltelli e bussole. Si diffusero anche orologi e sveglie che segnavano il conto alla rovescia: giorni, ore, minuti e secondi che scandivano l’avvicinarsi della presunta apocalisse. Addirittura per 228 euro un sito mise in vendita un visore notturno a raggi infrarossi “per le notti buie e piene di pericoli”. Alcune aziende negli Stati Uniti che promettevano la salvezza costruendo veri e propri bunker dotati di ogni confort, alcuni anche lussuosi e dotati di tecnologie hi-tech. Ovviamente, anche il settore del turismo approfittò per ottenere la sua impennata dato che molte agenzie organizzarono viaggi last minute, intesi come ultimi viaggi prima della fine del mondo e tanti hotel approfittarono di pacchetti vacanze per far trascorrere l’ultimo giorno di vita sul mondo in qualche località esotica.
Giornalista