Una domenica a Guardia Sanframondi… special: magie di Natale nel borgo dei belli

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Sarà un Natale diverso, impossibilitati a girare, a visitare, a incontrare i nostri cari per pranzi e cenoni augurali. Ci risulta difficile rinunciare all’appuntamento notturno sotto l’albero di Natale a scartare regali con nipoti e cuginetti, ma possiamo rivivere antiche memorie e immaginare la magia del momento corrente fra le strade silenziose del cuore storico di Guardia, autentico gioiellino pieno di poesia, bellezze, beni culturali, vicoli e stradine che si intersecano. È qui che vivono segreti e ricordi da custodire gelosamente e raccontare. è qui che la magia del Natale si tocca con mano, girovagando qua e là.

Sì, è vero, Una domenica a Guardia Sanframondi è un progetto editorialmente archiviato, ma talmente apprezzato che ha lasciato il vuoto in tanti lettori. Vorrei farvi entrare nella mia casella di posta, ma anche nella mia vita quotidiana, semplice come è semplice la sottoscritta, senza fasti, senza glorie, dove l’unico vezzo che mi concedo è la sete di conoscenza, di bellezza, di amicizia. Quanti guardiesi mi hanno cercata, chiamata, spronata a continuare. Quanti complimenti e quante critiche, certo. La verità, se devo dirla tutta, è che gli apprezzamenti sono stati, e sono tutt’ora, notevolmente di più: inviti a proseguire nel racconto di Guardia la Bella, inviti a continuare a narrarla e a decantarla, a profondere la speranza di un ritorno, di una poesia che è possibile respirare nei suoi vicoli antichi. In questi mesi non ho mai smesso di pensare, di elaborare, di ideare. Ho un’agenda ricca di idee, proposte, progetti da concretizzare, e mi chiedo continuamente quando arriverà quel giorno in cui inventeranno una giornata che vada oltre le ventiquattr’ore. E dato che si tratta di utopia, faccio ciò che posso e mi concedo piccoli lussi e fantasticherie. Negli ultimi mesi, nell’ultimo anno, a Guardia ho conosciuto persone straordinarie, alle quali mi sento legata in modi e intensità completamente diversi, e che mi stanno regalando tanto con la loro amicizia disinteressata, il cui dono più grande è la stima che mi manifestano continuamente, a cui va il mio abbraccio più profondo. È innanzitutto a loro che dedico queste speciali righe, è il mio regalo di Natale per la mia Bella preferita, e per tutti voi che mi state leggendo.

La mia domenica mattina è intiepidita da un timido sole che irrompe dalla cortina di nebbia e di freddo, lì a scaldare mente e corpo e a ricordarmi che il Natale è vicino. Il Natale porta con sé quel senso di rinascita, di vittoria, di speranza, specialmente in quest’anno difficile e devastante, che ha messo alla prova la nostra resistenza, il nostro credo, la nostra pazienza, le tante speranze. Dal Convento di San Francesco a via Costarella è un attimo: l’aria fredda di dicembre mi tiene viva e all’erta e so che andrò incontro al piacere della bellezza. Quella pura essenza di bello, accogliente e catartico che si respira nel mio borgo del cuore, quando d’un tratto mi ritrovo padrona assoluta dell’infinito, di quella distesa di terra e di vita sotto ai miei piedi che lentamente, al di sotto del Ponte Ratello, prende forma. Io, circondata da Pietre Vive, calpestando sampietrini, ascolto il fruscio degli alberi, osservo quei due pini che svettano al cielo, e ancora suoni, odori di frittura e di ragù domenicale, baciata e inondata dal calore di questo sole che danza nell’azzurro, quel sole che a Guardia non smette di splendere. Quando penso che qualcosa mi stia sfuggendo di mano, lascio la mia città e vengo qui, sul belvedere della Costarella, dove la mia panchina mi aspetta, e il sottile confine fra tempo e spazio si dissolve. Nessuno può entrare nei nostri sogni, e questo angolo di paradiso è fatto per sognare. Rivivo il Natale del borgo con la mia mente, dimenticando d’un tratto questo dicembre così diverso, così triste sotto certi aspetti, ma al contempo vivo e intenso, dove riesco a relazionarmi con tutte le mie introspezioni. Se chiudo gli occhi, è il Natale di sempre, perché la magia del Natale vuol dire anche andare oltre i sottili confini della realtà, e io mi ritrovo qui, a gironzolare fra canti, rappresentazioni, musica e presepi. Ed è di questo che vi voglio raccontare.

GLI ASPETTI CULTURALI DELL’ASSOCIAZIONISMO GUARDIESE – Tante, tantissime, le associazioni guardiesi, ognuna con le sue peculiarità, le sue identità, gli aspetti culturali che emergono dal vivo del loro operato, azioni che rievocano, ricordano, ripropongono e tendono una mano a chi ne ha bisogno. Il Natale è il periodo più magico dell’anno e non a caso, gironzolando tra i vicoli del borgo, un senso di comunità e condivisione inebria i miei pensieri. Quante volte qui Guardia, specialmente nel periodo di Natale, mi sono sentita parte viva di un paese che mi ha accolta e abbracciata. Perché Guardia abbraccia sempre tutti, cittadini e non, grandi e piccoli, e lo farà anche in questi giorni difficili, aprendo le porte dei suoi piccoli cittadini a un Babbo Natale speciale che regalerà loro messaggi di amore e di speranza. Quante risate negli anni passati, quanti momenti spensierati, lieti, diversi, come le ore trascorse a giocare alla tombolata organizzata dalla Misericordia e dall’Arci Guardia, in cui la voglia di ridere e scherzare ci riscaldava nelle gelide serate dicembrine, tra una fetta di pandoro e qualche goliardia. Potrei annoverare le tante iniziative che l’Amministrazione comunale metteva in piedi, con il suo instancabile senso creativo e identitario, in cui la bellezza e la ricchezza di Guardia venivano messe al centro di ogni cosa, coinvolgendo le varie associazioni, per rievocare usi e costumi di un tempo che fu. Mi incammino verso via Dietro gli Orti, uno scenario fantastico, un teatro pensile all’aperto, e rivedo la Festa del borgo medievale, con le botteghe che riportano in vita gli antichi mestieri, e sapori, e memorie di un vissuto dal carattere rurale, contadino, genuino di un tempo lontano. Mi barcameno tra ricordi di rappresentazioni e scenografie popolari, come quelle del Teatro di Donna Peppa, con divertenti sketch e testi scenici della tradizione campana. E poi ricordo i presepi nelle vecchie case del borgo antico, e hobbisti e creativi che con la loro fantasia rianimavano di colori e di vita l’elegante centro storico, in una via Filippo Maria Guidi piena di gente e di curiosi, frotte di turisti che tra una bellezza e l’altra acquistavano gessi profumati e saponi artigianali. La Pro Loco di Guardia con i suoi eventi culturali, rappresentazioni e manifestazioni, “passeggiando per Guardia” invitava a scoprire un territorio pieno di bellezze e di risorse, il borgo sannita delle eccellenze. Da lontano arrivavano canti e cori del gruppo corale Vox Fidei, che non si fermava mai, con il freddo e con il gelo, ma riempiva vicoli e stradine, chiese e sale di emozioni in musica, di teologie sinfoniche. Mi fermo nei pressi di quel vero e proprio hub culturale che è l’Ave Gratia Plena, e da lì voci di vita e di canti, tamburelli e concerti rinfrancano il mio spirito. Qui riesco a sentire le vibrazioni dei i giovani e meno giovani del Nuovo Laboratorio Teatrale di Guardia Sanframondi, la piccola grande fucina che dà voce all’arte della recitazione, alla estemporaneità, un piccolo vivaio creativo di vita, di mestieri, di conoscenza, di speranza, dove ognuno riesce a esprimere le proprie capacità, dietro le quinte o su un palcoscenico. La Protezione Civile guardiese è sempre all’erta, pronta e attiva, durante percorsi e manifestazioni che prendono vita e forma nella bella Guardia, tra serate allegre e scanzonate in compagnia dell’Anta Banda e luci che si accendono e spengono a intermittenza, a ricordarci che c’è sempre speranza, e che dopo un piccolo momento di buio torna sempre a risplendere la luce della vita e della fiducia.

LUCI DI NATALE NEL BORGO ANTICO – Sotto al campanile dell’AGP mi sento piccola e il tempo sembra fermarsi. C’è gente che sale e scende dai gradini del centro storico e prima di continuare a passeggiare per via Filippo Maria Guidi voglio concedermi anch’io la piacevole fatica di salire e scendere fra le strette stradine e i contorti vicoli al mio cospetto. Sessantuno sono i gradini di via Pontile che mi portano al livello di via Pietralata: li conto uno per uno, per non sentire il freddo pungente e per fare compagnia ai miei pensieri. Ogni mia passeggiata nel borgo antico di Guardia è una visita a via Pietralata, che profuma di fiori e di antico, ma ora più che mai regala dolci atmosfere natalizie. Cosa può essere una via così elegante, con le sue lucine, dolci melodie natalizie in filodiffusione e l’aria fredda e frizzantina che si respira in questo piccolo salottino guardiese? Silent night o l’Ave Maria, note che librano nell’aria tersa e fredda, rendono suggestivo questo angolo di immensità. Su e giù per il borgo antico sento di tanto in tanto qualche accento e parola anglofona “Good morning, Madam”. Sappiamo tutti quanto sia viva e intensa l’atmosfera natalizia nei paesi anglosassoni, dove luci e canti riescono a scaldare i gelidi inverni delle grandi città. E proprio i cittadini stranieri mantengono accese le tradizioni dei loro paesi di origine, in cui luci e suoni ravvivano intensamente l’aria e l’atmosfera, e riescono a creare una fusione perfetta con il borgo antico di Guardia, con i suoi vecchi camini accesi da quelle fiamme vive che riscaldano vecchie case che hanno ripreso a vivere e ad amare, a raccontare di celati segreti e ricordi di un tempo lontano. Questo è il borgo antico baciato dai belli, quei belli che la coccolano, la ravvivano, la apprezzano e la illuminano. Guardia è ravvivata da luce propria, ma a Natale questa lucentezza ha un’intensità diversa. E quei segreti e vecchi ricordi sono tutti qui, mi si parano davanti, come se il vecchio cuore antico di Guardia Sanframondi si fosse magicamente ripopolato: bimbi, famiglie, profumi e reminiscenze sono scene vive dinanzi ai miei occhi.

I TEMPI CHE FURONO NEL BORGO DEI BELLI – Avete mai assistito a una rappresentazione de La Wardia bbêlla? Balli e canti in costumi d’epoca, uomini e donne che ci portano alla memoria rievocazioni e racconti di una volta, quelli dei nonni che ci coccolavano avanti a un ardente camino, tracce di vita in vecchi libri ingialliti dal tempo, memorie degli anziani della nostra Guardia Bella. Il tutto nei costumi della tradizione popolare guardiese: panciotto, giacca scura e pantaloni fin sotto al ginocchio per gli uomini, con il tabarro che proteggeva dal freddo, e cammisole, vesti senza maniche e ampi fazzoletti che coprivano le spalle per le donne, dove vandere, cauzette e orecchini fanno bella mostra su corpi di donne fiere e luminose. In verità, il borgo antico di Guardia, per quanto silenzioso, continua a conservare l’eco dei passi, delle urla dei bambini che giocavano, delle mamme che li chiamavano perché la cena era pronta. Nella mia mente, riprendono vita i racconti di famiglia dalla kalekarélla, quando odori di zeppole fritte e pasta con le alici impregnavano vicoli e viuzze. Ci si scambiavano semplici doni, dolci e frutta nei periodi festivi, e i più fortunati partecipavano a qualche ballo o convivio nelle case dei vicini, in quel quartiere vivo di voci e anime belle e diverse. Qualcuno faceva un presepe in casa e il vicinato andava a visitarlo, magari a mezzanotte per veder nascere il Bambinello, a volte si giocava a tombola, con i premi più semplici che potessero esserci: un mandarino, delle noci, delle olive, pinoli, un abbraccio, un bacio, una promessa. Intanto, la Fontana della Portella, alla base della possente massa rocciosa su cui domina il fortilizio guardiese, sigillo identitario del borgo, assumeva le funzioni di un antico lavatoio, ma anche quello di punto di incontro, dove donne e bambine si confrontavano e si raccontavano, accennavano a preparativi e speranze, mentre qualche giovane si arrampicava sulla grande morgia, sotto gli occhi arrabbiati dei genitori stanchi. In via Filippo Maria Guidi si sentono ancora i rumori delle pallonate, qualcuno canticchia la cantilena del cosiddetto gioco del Muovermi, lanciando la palla contro il murio. “Muovermi, senza muovermi, senza ridere, con un piede, con una mano, ad ‘a sbattere’, zig zag, violino, un bacino, tocco veste, me la ritocco, cuore, angioletto, del Signore”. Dalle case chiassose l’odore della polenta con i fagioli, zeppoline, e quando c’era la possibilità qualche pezzo di anguilla. Le frittelle di baccalà non potevano mancare, anche la scelta della legna da ardere nelle cucine era fondamentale per la buona riuscita della cottura, e poteva diventare motivo di discussione. La sera della vigilia di Natale si cenava alle 17, si aspettavano i genitori o i nonni che ritornavano dalla campagna, mentre il giorno di Natale era il vero e proprio dì di festa, da trascorrere in compagnia, con gli abiti nuovi e belli attorno a tavole imbandite e l’inconfondibile profumo di ragù, di pollo rosolato e contorni di verdura. Tante bambine aiutavano le mamme e le nonne nelle faccende domestiche, imparavano a preparare un buon brodo di pollo oppure tenevano in ordine la casa. Non si andava a scuola, per cui c’era tempo per imparare i mestieri domestici, così come erano molti i ragazzi che accompagnavano i genitori in campagna, a prendersi cura di campi e raccolti. E proprio in campagna, negli ultimi giorni dell’anno si raccoglievano frasche di alloro per portarli in dono a nonni, la cosiddetta ‘nférta, offerta che veniva ripagata sempre con qualche dono in denaro. Socchiudo gli occhi e sento voci lontane, e nenie, e ninne nanne, “dormi piccino”, vedo bambini giocare, porte e finestre che si aprono, chiudono e sbattono, scorgo fumaioli in attività, scarpe infangate sugli usci, gridolini e risate. Sento chiamare i numeri della smorfia, la musica proveniente dai grammofoni, riconosco radiogiornali e vedo occhi di bambini sognanti che si incrociano con quelli dei nonni, accoccolati sulla stessa sedia, davanti al camino amico. Era vivo il borgo antico, c’era vita ovunque, quella vita che continua ad aleggiare nel dedalo di viuzze al mio cospetto, e solo chi sa ascoltare le vibrazioni che l’aria porta con sé e con le sue memorie può ancora percepirla.

Foto di Angelo Bove

“La vita è adesso, nel vecchio albergo della terra e ognuno in una stanza e in una storia, di mattini più leggeri, e cieli smarginati di speranza e di silenzi da ascoltare e ti sorprenderai a cantare, ma non sai perché…”. La vita è adesso, Claudio Baglioni (ascoltala qui)

UN BRINDISI A GUARDIA LA BELLA – Affacciarsi dal palazzo Marotta Romano vuol dire prendere un po’ di fiato prima di proseguire in questa lunga passeggiata. Quando sono qui penso sempre a un aneddoto legato al giorno del mio matrimonio. I miei figli mi aspettano in piazza San Filippo, volevano vedere la Vergine nella nicchia, mentre io continuo il mio percorso, ove i miei passi e respiri sono gli unici suoni che riesco a riconoscere. Un respiro certamente un po’ alterato, sali e scendi e finalmente lo sguardo volge verso il bianco convento, da cui sono partita, e si ritempra. L’aria è asciutta, il sole caldo dà una sterzata a una fredda giornata dicembrina, con i suoi aloni grigio-bianchi che ci ricordano che la stagione fredda è appena cominciata. All’angolo con via Fiorilli e Porta Di Santo c’è la vecchia macelleria del paese, cerco di immaginare le chiacchiere di donne a avventori della bottega. Già, perché le piccole botteghe alimentari erano un via vai di gente che acquistava, raccontava e si incontrava. Qua e là arrivavano voci più alterate di madri e figlie che litigavano e quando le giornate lo permettevano si sferruzzava o ricamava sui muretti o sui gradini delle case intorno. È qui che incontro Angelo, che con i suoi aneddoti e ricordi mi racconta ancora una volta di un tempo ormai lontano, di lui bambino a correre e nascondersi tra vicoli e pilastri. Quel Natale che era, e che può essere ancora. Un Natale diverso, oggi, ma non nel nostro spirito. Diciamo sempre che vogliamo salvare questo Natale, io continuo a ripetermi che è proprio questo Natale che potrebbe salvare noi. Annoto sul mio taccuino la ricetta di cui il mio amico mi fa dono, una prelibatezza della tradizione contadina, un piatto che veniva preparato due volte all’anno. a Natale e a Pasqua, la portata delle grandi occasioni: la patejatélla ku l’ova. Tretelàte re kòre, l’ alemélle, re fèkate, re pelemóne e la méuza, scjaqqwàte ku l’ aqqwa frèdda e mettitel’ a skórre. Dent’ a ‘nna fregljetóra, mettit’ a sfriglje l’ wóglje re cerasjélle e r’ àglje, agljegnite la patejatélla ‘ne pòke de sale, e facite kòce chjàne-chjàne. Qwande s’è arressùta, cj’ agljegnite 3/4 ova sbattute ku sale, kàse de pékura, petresine e r’ aglje tagljàte mentille-mentille. Fenite la kuttura, ammeskénne tutte kose ku na kucchjarélla de legnàme. M’ arrakkumànne, ne’ ‘nn’ àdda ésse ‘na frettàta. (La coratella con le uova: dopo aver tagliuzzato cuore, animelle, fegato, polmoni e milza, sciacquate in acqua fredda e mettete a scolare. In una padella, mettete a soffriggere olio, aglio e peperoncino. Aggiungete la coratella e un pizzico di sale, e fate cuocere a fuoco basso. Dopo averla rosolata, aggiungete 3/4 uova sbattute, a cui avrete aggiunto un pizzico di sale, pecorino grattugiato, prezzemolo e aglio tagliato finissimo. Continuate la cottura, mescolando il tutto con un cucchiaio di legno. Mi raccomando, non deve essere una frittata). Grazie Angelo, non mi resta che provare e portare sulla mia tavola questo piatto ricco di sapori e di ricordi. Guardia la Bella, la regina dell’enoturismo sannita. Guardia, con le sue cantine aperte a bongustai e a turisti, vero e proprio fulcro del turismo rurale. Guardia terra di Falanghina, Città del Vino, con una delle cooperative agricole più rinomate d’Italia, i cui prodigi sono riconosciuti nel mondo. Guardia che ha sempre un occhio di riguardo verso la sua anima rurale, la sua tradizione agricola, i cui filari, che siano imbionditi dal sole o imbiancati da piccoli fiocchi di neve, sono il vanto del nostro territorio, vero e proprio patrimonio sannita. Un borgo dalle vive eccellenze che sotto forma di bollicine merita il più alto e aulico brindisi di sempre.

Torno a prendere i miei bambini, scendo le scale di Porta Di Santo e li trovo indaffarati a rincorrere un gatto. Il pelo dorato del micio che ha conquistato il loro cuore mi ricorda quei timidi raggi, seppur abbaglianti, che hanno illuminato e provato a riscaldare le pietre e il selciato di questa domenica mattina. Ho fatto su e giù per scalinate e vicoli, salite e discese, ammirato, fotografato, contato i miei passi. Sono salita fino alla chiesetta di San Leonardo, poi sono scesa e ho risalito le scale di via Vaticano, poi piazza Castello e Porta Francesca, una foto sulla strettissima via Monte dei Pegni, e poi i bagliori dell’AGP. Un tragitto così intenso in mascherina non è semplice ma quando il cuore batte di gioia, riesce ad alleviare anche i tratti più spigolosi di questa quotidianità che fatichiamo a sentire nostra. Tra luci di Natale e luci di speranza, Guardia riesce sempre a brillare di luce propria. Perché quando una gemma straordinaria è davvero Bella, non c’è luce riflessa che tenga. La bellezza di una domenica guardiese si irradia e si dissolve, per poi rigenerarsi, nel cuore di chi ama e sa amare. Guardia è fatta di piccoli granelli di felicità che la mia anima taciturna respira e grazie alla quale vive emozioni impagabili. E amare Guardia vuol dire vedere il sole ovunque, anche quando il cielo ce lo oscura.

Non è semplice immaginare un Natale dei tempi andati quando ci risulta difficile abituarci a un Natale diverso. Ho fatto lunghe chiacchierate, incontrato volti amici e persone mai viste prima, ho chattato, messaggiato, parlato ore al telefono, tutto per poter ricostruire nel modo più fedele possibile questi ricordi. E, a proposito di ricordi, ringrazio in particolar modo Angelo Bove, per la straordinaria pazienza e gentilezza con cui mi ha raccontato memorie che furono, messo a disposizione la sua foto e trascritto in guardiese la ricetta della coratella di agnello. Ringrazio il prof. Silvio Falato per l’importantissima testimonianza sulle tradizioni natalizie e dicembrine di tanto tempo fa. Ringrazio mia suocera Carmelina e Floriano Panza per avermi raccontato aneddoti e ricordi della loro infanzia e giovinezza. Ringrazio anche chi, pur non conoscendomi personalmente, si è lasciato andare a lunghe chiacchierate al telefono, dandomi spunti preziosi per poter redigere questo scritto. Ringrazio la chiacchierata mattutina con Pasquale Di Cosmo, ma anche Antonio Iuliani, e i botta e risposta estemporanei con Morena Di Lonardo, Enzo Falato e Rossella Plenzick. Ringrazio la pazienza continua della mia famiglia e la mia bella Guardia che, sono certa, ha ancora tanto da darmi e da raccontarmi. Come concludere? Con un buon anno a voi che mi avete supportata e a voi che mi avete letta fino a questo punto. Il mio augurio è che in questo difficile Natale possiate pensare più a voi stessi. Sarà un Natale in cui potremo finalmente fare i conti con le nostre introspezioni e sono certa che questo confronto potrà soltanto darci la spinta giusta per una ripartenza decisiva. Non dimenticatelo, la vita è adesso.

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