Sono passati ben diciassette anni da quel 2 febbraio 2004, quando lo svizzero Roger Federer “King Roger” raggiunse per la prima volta in carriera la posizione numero uno nella classifica mondiale, a soli ventidue anni. Quel giorno, il campione elvetico vinse l’Australian Open battendo in finale l’immenso Marat Safin, diventando per la prima volta il padrone assoluto del ranking mondiale. In quel momento non poteva certo lontanamente immaginare di ciò che sarebbe riuscito a raggiungere e a ottenere nella sua vita di sportivo.
Da quella vittoria di Melbourne a oggi sono dunque trascorsi diciassette anni, un periodo in cui il campione svizzero ha riscritto la storia del tennis. Federer, in questi anni, è diventato mito indiscusso e indiscutibile; è infatti il tennista ad aver vinto il maggior numero di tornei del Grande Slam, ad aver trionfato più volte a Wimbledon, a essere stato più a lungo il numero 1 del mondo, ad aver vinto il maggior numero di finali sia su cemento, sia su erba. Tanti amano questo campione, Federer è riuscito a tenere incollate alla TV diverse generazioni di appassionato sportivi, seppur non amanti del tennis. Il suo tennis è elegante nei gesti, nella classica posizione che assume durante il gioco e l’impugnatura con cui gioca non particolarmente accentuata, conferendo al colpo una gran velocità, una difficile lettura per l’avversario, un temibile colpo per chi attende dall’altra parte del campo. King Roger è considerato il re del tennis e molto probabilmente questo sport si è piegato ai suoi capricci e alle sue esigenze. Fatto sta che il “mostro” che è Federer continua a mietere vittime e a creare uniche emozioni. E allora, lunga vita al Re!
Giornalista