Immagini dal Sannio: orchidee spontanee e viole dei monti del Matese

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Colori e profumi che non lasciano spazio a dubbi sulla bellezza e ricchezza della biodiversità dei monti del Matese. Potrei dilungarmi su caratteristiche e spettacoli più unici che rari che è possibile trovare sui versanti matesini, vero e proprio scrigno di una ricca biodiversità da vantare e tutelare. Flora e fauna, insetti rari, tra cui farfalle bellissime e dalle mille sfaccettature policromatiche, che affollano la vista di chi osserva e di chi cerca di coglierne le mille sfumature con uno scatto fotografico. È pur vero che non sono proprio la più grande delle esperte in tali questioni e, nonostante le lunghe ricerche e i tanti studi da me effettuati per la stesura di questo breve scritto, come del resto faccio sempre, non posso soffermarmi in questioni scientifiche che non competono al mio sapere. Ma tra la bellezza che si affaccia alla vista e la purezza candida di una natura incontaminata e perfetta che qui si trova, ho scelto solo due delle rappresentazioni floreali del Matese che intendo brevemente raccontare. Sapete che molti abitanti delle zone matesine non sono a conoscenza del fatto che proprio qui si trovano più di cinquanta specie di orchidee spontanee e delle variètà di viole dalle numerose sfumature?

Le orchidee sono considerate tra le specie floreali più raffinate che esistano. E regalare un’orchidea vuol dire regalare un fiore davvero elegante e prezioso. Tanti colori dalle svariate sfumature, è difficile trovarne una identica all’altra. E come veri e propri gioielli, sono tante le varietà di orchidee spontanee che si trovano in lungo e in largo nella nostra penisola. Circa sessanta le specie che popolano i bellissimi versanti del Matese, protette da normativa sia nazionale che internazionale, in quanto rientranti nell’Allegato I della Convenzione di Washington del 1973 (CITES) che regola il commercio delle specie di flora selvatica minacciata di estinzione. Vengono gestite con attenzione le attività di importazione, esportazione, trasporto e detenzione di piante, semi o parti di piante raccolte in natura. Le possiamo ritrovare in presenza delle zone più incolte, spesso sassose, e aride, per quanto aperte e arieggiate, ma mai fredde. Di certo le orchidee spontanee sono molto diverse rispetto a quelle che nascono nei paesi a noi più lontani, a quelle di coltivazione, per intenderci. Ci capita, talvolta, tra le spontanee, di trovarne alcune dai color più spenti, dai fiori più piccoli e meno articolati, ma comunque la maggior parte di essere sono dei veri e propri capolavori. Molte sono le leggende legate a questi preziosi fiori. Una risale all’antichità, quando un giovane, molto bello come la madre, che era una ninfa, di nome Orchis, aveva ereditato dal padre una insaziabile libido. Questi un giorno stava festeggiando Dioniso quando si invaghì di una sacerdotessa, tentando di sedurla. Dioniso non accettò questo affronto e si vendicò crudelmente, facendo sbranare il bel giovane da belve feroci. Le altre divinità, in ricordo del giovane Orchis, fecero in modo che dai suoi resti si riproducesse un fiore con delle appendici anatomiche maschili, che furono la causa del suo male. E il nome orchidea, infatti, deriva da Orchis, che in greco significa prosaicamente testicolo, perché è appunto a quest’ultimo che somiglia l’apparato radicale di queste piante, grazie ai due bulbi oblunghi che le caratterizzano. E questa caratteristica un tempo faceva attribuire alle orchidee poteri afrodisiaci, anche se la cosa non ha fondamento alcuno. Le orchidee, più generalmente, sono simbolo di bellezza, eleganza, riverenza, seduzione, ma appunto anche di amore ed erotismo.

Orchis pallens, foto di Pasquale Buonpane

Una delle specie più diffuse sul Matese è la Orchis morio, che viene comunemente definita anche Giglio caprino. Piccola in quanto ad apparenza ma dalla fioritura vistosa con una significativa varabilità di colorazione, con tinte che si diversificano e toccano le diverse sfumature del rosa, dalle tonalità chiare o scure, fino al violetto scuro. Le prime specie a fiorire sono quelle del genere Ophrys che spuntano già a partire dalla metà di marzo, tipiche delle aree mediterranee, e ricordiamo, oltre i mille metri, il genere Dactylorhiza, il cui nome deriva dalla forma dei rizotuberi che ricordano le dita di una mano (dal greco daktylos, dito e rhiza, radice). E ancora la Neotinea tridentata, la ustulata e la maculata e la Spiranthes spiralis, l’unica orchidea dei nostri territori che ha una fioritura autunnale, generalmente verso settembre e ottobre.

Le viole sono, per eccellenza, i fiori che ci parlano della primavera che arriva. Anche quelle di fioritura invernale ci lasciano ben presagire l’arrivo imminente delle belle e tiepide giornate primaverili. Fiorellini che sembrano gracili, fragili, ma al contempo forti e candidi, viola, per l’appunto, ma anche bianchi o gialli, che ritroviamo spontaneamente sui versanti del nostro Matese già nei primi giorni di marzo. Secondo una delle tante leggende legate a questo sempliccissimo e umile fiore, Demetra, distrutta dal dolore per il rapimento della figlia Persefone, da parte di Plutone, il dio dell’Ade, e sentitasi derubata dell’amata figlia, rese sterile la terra per pura vendetta. A quel punto Plutone cercò di placare la sua ira e, con l’aiuto di Giove, permise alla sua sposa di trascorrere sei mesi sulla terra con la madre, dalla primavera all’autunno. Quando Persefone risalì dall’Ade trovò il tripudio della primavera e ad attenderla tanti piccoli fiori viola, le viole del pensiero. Da sempre il significato della viola è legato all’amore, all’amore tra madre e figlia. Sono tantissime le varietà di questi fiori, se ne contano addirittura cento, mentre sui versanti matesini, fra gli altri bellissimi fiori che è possibile incontrare, ce ne sono una decina di specie. Alcune di queste nascono ai margini delle strade, altre sono più pratoline, alcune le ritroviamo nelle zone dei vigneti e hanno dei colori che sfumano dal bianco al viola. Molte sono le viole mammole, quelle che ispirano più tenerezza, forse, e tra le più conosciute, caratterizzate da un intensissimo profumo e dal colore molto intenso. Molte sono le viole tricolori, le tricolor, proprio per la caratteristica colorazione della corolla, che spesso prevede tre sfumature di colore, dal bianco al giallo fino al violetto. La viola di Eugenia è una specie tipica delle quote più alte e fu, per la prima volta, descritta dal botanico Filippo Parlatore che ne dedicò il nome alla moglie. I suoi colori sono sempre molto variabili e rappresenta una specie meritevole di tutela non solo per la sua rarità, ma anche per la sua particolare bellezza durante il periodo della fioritura. Un fiore talmente bello che purtroppo ha sempre subito una indiscriminata raccolta.

In copertina, foto di Pasquale Buonpane