Accadde oggi: 20 marzo 43 a.C., nasce Publio Ovidio Nasone, poeta d’amore

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Publius Ovidius Naso, Publio Ovidio Nasone, noto anche semplicemente come Ovidio, poeta romano tra i maggiori elegiaci, nacque a Sulmona il 20 marzo del 43 a.C.. La sua era una famiglia molto facoltosa, appartenente alla classe equestre. Aveva 12 anni quando si recò a Roma con il fratello Lucio, poi morto prematuramente, per completare gli studi. Frequentò lezioni di grammatica e retorica presso i più insigni maestri della capitale, in particolare Marco Aurelio Fusco e Marco Porcio Latrone. Il padre avrebbe desiderato che diventasse oratore, ma sin da giovanissimo Ovidio si sentì maggiormente portato per la poesia. Quando raggiunse Atene, meta culturale da ormai un secolo, approfittò del viaggio di ritorno per visitare le città dell’Asia Minore, l’Egitto, soggiornando in Sicilia per un anno.

Fece parte del Circolo di Messalla e divenne un poeta alla moda, il cantore di una società che, dopo essere uscita dalla bruttura delle guerre civili, assaporava i frutti della pace abbandonandosi a lusso e consumismo, in contraddizione con i programmi di restaurazione morale che costituivano uno dei punti fondamentali del programma di Augusto. Nell’8 d.C. venne relegato da Augusto a Tomi, l’attuale Costanza, sul Mar Nero, nella Scizia, e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 17 o nel 18 d.C. Le vere ragioni dell’esilio ancora oggi non si conoscono, si possono formulare soltanto ipotesi: la più probabile è che Ovidio sia stato involontariamente complice, o per lo meno testimone, di qualche grosso scandalo che coinvolse la stessa famiglia imperiale.

La produzione di Ovidio è vastissima e comprende varie opere di carattere amoroso come gli Amores , le Heroides, l’Ars Amatoria, i Remedia Amores, di argomento mitologico come le Metamorfosi e i Fasti, di carattere personale come i Tristia e le Epistulae ex Ponto scritte in esilio per impietosire Augusto e cercare invano di ottenere la revoca del grave provvedimento. La fama di Ovidio fu grande in vita quanto nel corso dei secoli successivi: ne hanno ripreso i temi e imitato lo stile, tra gli altri, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Giambattista Marino, Gabriele D’Annunzio, Geoffrey Chaucer. Inoltre, le sue Metamorfosi hanno offerto spunti a pittori e scultori italiani ed europei.