Immagini dal Sannio: il borgo di Rosello e l’Abetina, splendido bosco monumentale

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Siamo ai confini tra quello che una volta era definito l’Abruzzo Citeriore e il Molise, in quei borghi autentici del Sannio Pentro che si caratterizzando in bellezza e rigoglioso naturalismo. Proprio attaccato a borghi quali Pescopennataro o Agnone, nel medio di Sangro, troviamo Rosello, in provincia di Chieti, piccolissimo centro che conta poco più di 200 abitanti ma che è considerato una vera e propria perla di bellezza e cultura, capace di affascinare numerosi visitatori appassionati di territori salubri, naturalistici e montani. Ci troviamo a ben 920 metri d’altitudine, siamo in uno dei paesi più alti della zona del Sangro, e dalla sua antica rocca, chiamata La Torre, è possibile godere di un panorama magnifico. Siamo, infatti, alle falde di una rupe panoramica che domina l’intera vallata sangrina, fra i torrenti Verde e Turcano. Il paese sembra fosse insediato già nell’Alto Medioevo dai monaci benedettini dell’Abbazia di San Giovanni in Verde, di cui resta solo qualche traccia, ma solo nel XII secolo fu citato per la prima volta in un documento. Il paese iniziò a svilupparsi attorno a una torre, l’antica rocca di cui sopra, quale borgo fortificato, essendo la suddetta nella parte alta di un colle roccioso. Oltre alla rocca, di particolare interesse è la chiesa di San Nicola, la cui costruzione venne citata in un manoscritto del 1541, stile gesuitico, ricostruita totalmente dopo il terremoto del 1703. Palazzo Caracciolo – Fornari, invece, è un palazzo a corte suddiviso in due piani, attualmente adibito a uso privato, a scopo abitativo e a uso ufficio. È molto verosimile che la costruzione dell’edificio risalga alla dominazione del paese della famiglia Caracciolo. Il centro storico del paese, attraversato da corso Vittorio Emanuele, sale sino alla chiesa antica di San Nicola, con le sue abitazioni in pietra irregolare di montagna, addossate le une alle altre. Verso la parte bassa del paese si conservano le cosiddette Pagliare, case pastorali povere, essenziali, semplici, usate come stalle dai pastori.

Nel territorio di Rosello, inoltre, troviamo la chiesa o santuario di Santa Maria delle Grazie, nella contrada Le Macchie, la fonte vecchia e i ruderi dell’abbazia di San Giovanni in Verde. La zona di Giuliopoli conserva il Castello Baronale Caracciolo, sede dei Pellegrini, e la chiesa di San Tommaso. Un luogo montano in cui degustare piatti tipcii della tradizione loale, sapori genuini e instensi di una zona a stampo prettamente agricolo e dedito all’allevamento. Ecco allora rinomate carni di bovini autoctoni e di agnelli, formaggi e salumi. I maccheroni alla chitarra, conditi con ragù misto di carne di manzo, maiale o agnello, sono uno dei piatti tipici del luogo, ma anche le cosiddette rape strascinate, ossia prima ammollate in acqua fredda, poi bollite con l’aglio rosolato e ripassate in padella con olio e peperoncino a volontà. Ma anche i broccoli al limone, i cannarozzetti allo zafferano, ricetta tipica abruzzese realizzata con guanciale di maiale, ricotta di pecora e insaporiti con pepe e zafferano. e ancora le fettuccine all’abruzzese, preparate con cipolla, pancetta, prezzemolo e basilico, e il tacchino con le castagne, cotto al forno con salsiccia, vino e flambé con il cognac. I fiadoni sono una delle ricette più preparate dalle famiglie della provincia di Chieti e da quelle molisane. Si tratta di rustici a forma di ravioli preparati con un impasto di uova, olio, vino bianco e farina, con un ripieno a base di vari formaggi, principalmente quelli a pasta dura come rigatino e pecorino, uova e spezie diverse, molto caratteristici nel periodo pasquale.

L’Abetina di Rosello

La Riserva naturale Regionale “Abetina di Rosello”, nata come Oasi WWF nel 1992, è un’area naturale protetta dell’Abruzzo, che fu istituita nel 1997, in un comprensorio montano poco abitato ad alto valore naturalistico e paesaggistico. La sua altitudine varia tra gli 850 metri e i 1.179 metri di Monte Castellano. Una delle presenze fondamentali, che la caratterizzano, è certamente l’abete bianco, una pianta presente maggiormente sulle Alpi e più rara sugli Appennini. E propio in questa Riserva si trova un abete bianco che, con i suoi 47 m di altezza, è l’albero spontaneo più alto d’Italia, circondato da altri esemplari alti fino a 40 metri. L’abetina di Rosello è il nucleo meglio conservato di abeti bianchi in Italia, anche se molto numerosi sono anche i faggi, i tassi e il raro acero di Lobelius. Molte anche le liane, oggetto di studio da parte di riercatori, che raggiungono dimensioni considerevoli, arrivando additittura ai 20 metri, e che assorbono gran quantità di anidride carbonica. Nel sottobosco si trovano l’agrifoglio e il pungitopo, giglio martagone e numerose specie di orchidee selvatiche. Vivono qui il gatto selvatico, la martora, la donnola, lo scoiattolo, il cinghiale, il lupo, l’orso, il cervo e rapaci come l’astore, l’allocco e il gufo comune; tra gli uccelli sono presenti anche il fringuello, la ghiandaia e varie specie di picchi; tra gli anfibi troviamo la rana italica, la rana dalmatica, la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali. Ospiti sono anche caprioli e rapaci e numerosi i gamberi di fiume nel torrente Tucano. Una straordinaria biodiversità, dunque, e una notevole bellezza paesaggistica, ammirabile dai vari percorsi della Riserva stessa. Il bosco di Rosello era ben noto in passato. In un verbale di verificazione dello stato del bosco di Fonte Volpuna, antico nome dell’Abetina di Rosello, redatto nel maggio del 1858, la Guardia generale del Distretto Forestale elencò soltanto tra gli alberi di alto fusto un totale di oltre 2.500 abeti con un diametro compreso tra 80 e 120 cm e con un’età variabile da 80 a 200 anni. Negli anni ’50 del secolo scorso il bosco è stato visitato e studiato da botanici famosi, tra questi E. Schmid, A. Famiglietti e L. Susmel. L’Abetina conserva ancora la sua integrità, e molto probabilmente è stata risparmiata da tagli e depauperamenti perché il suo bosco è scarsamente praticabile, dato che si trova in una forra. Esperti, inoltre, presumono che la qualità del legno sia scarsa.