Storia, natura e bellezza che incantano e affascinano il visitatore attento e che ha voglia di immergersi in un bosco incantato, ricco di vegetazione, acqua e chiesette. Siamo in provincia di Isernia, in un borgo piccolo della zona matesina, suggestivo e ricco di fascino. Qui possiamo recarci se vogliamo proseguire il percorso del turismo dell’acqua che il Molise ci offre, terra di aree boschive, torrenti e cascate che invitano alla pace interiore. E Santa Maria del Molise è proprio così: un borgo che riporta in contatto con le proprie introspezioni e che ci mette a cospetto di una natura incontaminata e dalla bellezza incomparabile. Il borgo montano e medievale in realtà sorse in epoca sannitica, ma guardandolo attentamente sembra proprio che il nucleo abitato si sia sviluppato tutto intorno a una chiesa, quella dedicata a Sant’Angelo. I longobardi lo ristrutturarono nel VI sec. d.C. e fu allora che edificarono anche il castello a Sant’Angelo, di cui purtroppo oggi non resta traccia alcuna. L’unicità del borgo sta nelle sue antiche abitazioni con tetti in pietra, che vengono denominate “le liscie”, antiche e rare testimonianze di un tempo che fu. Il suo abitato si estende anche in alcune frazioni, come la Cagnacci, Pagliarelle, Pizzillitti, San Pietro in Vincoli e Sant’Angelo in Grotte, quest’ultima molto affascinante e suggestiva, con il suo piccolo borgo medievale e un suggestivo belvedere. Se vogliamo perderci in uno spettacolo da paradiso, se vogliamo toccare quasi con mano la vetta del Monte Miletto che svetta proprio lì accanto, dobbiamo recarci vicino al Santuario di San Michele Arcangelo. Un incanto che lascia accedere alla grotta micaelica con una sorgente la cui acqua stilla dalla roccia e un foro che, secondo la leggenda, è stato l’ingresso del percorso del Santo per arrivare a una via sotterranea che lo portava in terra garganica. Si narra, infatti, che l’arcangelo avesse scelto tale luogo come sua dimora ma che il Signore lo avesse assegnato a un altro luogo sito in Puglia. L’angelo aveva così scavato una galleria sotterranea nella montagna e, giunto presso un precipizio, si lanciò nel vuoto e si diresse verso il Gargano. La bellissima frazione è, inoltre, sede di una chiesa la cui cripta conserva vari affreschi del XIV secolo raffiguranti le sette opere della Misericorda e un antico altare in pietra.
Avvicinandoci al centro abitato si attraversa una zona particolarmente ricca d’acqua, una serie di piccoli canali che danno origine al fiume Rio, uno dei principali affluenti del fiume Biferno, e che probabilmente sono alla base dell’antica denominazione del paese, detto infatti Capo d’Acqua. Questi piccoli canali d’acqua generano due laghetti, formando delle splendide cascatelle nella lussureggiante vegetazione. Canali, salti e laghetti che confluiscono nel fiume Rio. Un ambiente lacustre modellato sapientemente dalle mani e dall’ingegno dell’uomo nel corso dei secoli per utilizzare l’energia dell’acqua a favore del movimento di una serie di mulini, uno dei quali è stato recentemente ristrutturato e oggi rappresenta un esempio di architettura fluviale. Un’acqua davvero purissima, tanto è vero che ospita il gambero di fiume, sul quale dimorano molti uccelli acquatici. Un luogo in cui ascoltare l’assordante rumore del silenzio, profondo, melodioso e dall’intensa spiritualità. Scenografico ed emozionante è proprio il suggestivo Parco dei Mulini, che appunto conserva questi antichi mulini che un tempo avevano la funzione di approvvigionamento idrico del paese. Un esempio di percorso sostenibile, di turismo lento e green, fra testimonianze di un tempo che riporta alla mente la lentezza e l’armonia.
Giornalista