Immagini dal Sannio: Pontelandolfo, da borgo rurale a paradiso naturalistico

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Un patrimonio naturalistico, ambientale, che parla delle tradizioni e della cultura del luogo. Siamo a Pontelandolfo, borgo di storia e e storie da raccontare, e proprio qui è possibile immergersi in un percorso naturalistico che lascia stupiti e attoniti. Il borgo ha una sua caratterizzazione rurale, tipica dell’area prevalentemente agricola che lo circonda eppure, tra antichi e maestosi ulivi e terreni coltivati a cereali, l’appassionato di percorsi naturalistici non può non notare che dal tipico profilo agricolo ci si può improvvisamente imbattere in un paesaggio boschivo, di faggi storici e secolari che si trovano proprio alle falde del Monte Calvello, la cui cima supera di pochissimo i mille metri. Chi ama vivere immerso nella natura, chi pratica il trekking e le passeggiate in luoghi incontaminati certamente vorrà raggiungere questi sentieri, incamminandosi nella Faggeta, appunto, che risale a tempi davvero antichi, quando costituiva una vera e propria ricchezza per i contadini della zona e, ovviamente, per i pastori che approfittavano dei suoi spazi per poter portare avanti la tradizione pastorale che sempre ha caratterizzato il Sannio. Un luogo da considerarsi magico, surreale talvolta, dove il silenzio accompagna, col suo rumore assordante, i suoni caratteristici di una natura selvaggia e al contempo amica. Ecco, allora, la possibilità di imbattersi nel fischio del soffio del vento, nel suono delle fronde e nei versi degli uccelli che abitano il luogo. Un sito di inestimabile valore, la cui arte è stata modellata e magnificata dalla natura stessa che ne ha saputo creare ogni singolo e caratteristico tratto. Questo il motivo per cui, nel 2004, una delibera di Giunta dell’Amministrazione Testa ha adottato il provvedimento di conservazione, tutela e salvaguardia della Faggeta, che oltre ai rinomati faggi ospita anche molti castagni. Alberi che spesso si fanno compagnia, si addossano, e che proprio per la presenza vicina di altri alberi, posso avere i rami rivolti verso l’alto. Quando essi, invece, sono più isolati, crescono in modo diverso, diventando all’occhio del visitatore più possenti e maestosi, con una folta chioma che spesso diventa un sicuro punto di riferimento e rifugio per gli animali che vivono il bosco. Faggi che arrivano a raggiungere un’altezza talvolta anche di trenta metri, se non di più. E non solo faggi o castagni: è possibile percorrere sentieri tracciati tra frassini, imbattendosi, con molta probabilità, in animali del bosco quali lepri, volpi, martore, ricci, ghiri. Un vero posto in cui refrigerarsi nelle torride giornate d’estate, percorsi che fanno bene al corpo e all’animo di adulti e bambini. E chi è appassionato di birdwatching non di rado può imbattersi in cuculi, gufi, merli, civette e gazze, picchi, poiane, allocchi.

La faggeta

Proseguendo si può raggiungere una vera e propria sorpresa per coloro che amano le sorprese naturalistiche. Un lago carsico o a scomparsa, il Lago Spino, che a settembre sembra un campo verde in cui è possibile veder pascolare mucche, pecore e quel bestiame che fa del territorio uno di stampo prettamente pastorale. Basta però far passare la stagione calda dell’estate, entrare nell’autunno o in inverno per potervi vedere un grande spicchio d’acqua, un lago, le cui sponde sono delimitate da una ricca vegetazione. Un esempio di lago a scomparsa, dunque, caratterizzato da periodi di riempimento e periodi in cui tutta l’acqua si prosciuga. Un fenomeno dovuto alle rocce calcaree che si trovano nel sottosuolo, rocce che grazie alla loro permeabilità lasciano defluire le acque facendo loro raggiungere le vie sotterranee e all’occhio umano invisibili e sconosciute. Un lago che divide i territori di Pontelandolfo e Morcone. Numerose sono anche le sorgenti naturali tra le quali la Silenzola, Acqua del Campo, Acqua del Monte e Sorgente Sant’Elmo. L’area boschiva tutta intorno vede popolarsi di specie diverse di animali, tra cerri, pioppi, salici e piccoli arbusti, chiazzati qua e là dal giallo delle ginestre e dal viola delle violette selvatiche. E ancora, tutto intorno, campi e uliveti e terreni arati e coltivati. E laddove i campi restano incolti, qualche rovo, spina e schizzi di una natura più selvaggia. Il Lago Spino si trova in una vera e propria verde oasi: circa 35mila mq di bosco puntellati da piante autoctone, molto gettonato dagli amanti della pesca sportiva, che sperano di potersi imbattere in storioni, anguille, carpe e pesci gatto. Non lontano il Fiume Lente, balneabile. Una zona che rientra tra quelle di protezione speciale del Massiccio del Matese, in cui spesso ci si può trovare al cospetto di grotte, monoliti, torrenti, cascate e cascatelle, inghiottitoi, forre, in un manto in cui primeggiano funghi, more e anche dolci e tenere fragoline di bosco.

In copertina, il Fiume Lente.