Tradizioni sannite: la goliardica festa dei “cornuti” di Ruviano e Rionero

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A venti minuti da Caserta, si incontra un gioiello delle colline caiatine: Ruviano, piccolo comune di circa 1800 abitanti, di consolidata tradizione rurale, custode di una varietà di sapori e profumi che rievocano le tradizioni contadine in cui la famiglia, dopo una dura giornata di lavoro, si ritrovava a tavola godendo dei frutti delle proprie campagne. Ed è qui che la festa di San Martino viene onorata in un modo piuttosto inusuale. La festa di San Martino, infatti, in moltissime località, è la festa dei mariti traditi forse perché, nel giorno dedicato al Santo, si svolgevano fiere di bestiame per lo più “munito di corna”. Le fiere e i mercati duravano alcuni giorni, cosicché le mogli che rimanevano a casa avevano la libertà di poter tradire i propri mariti anche con i mezzadri del loro fondo. I mariti traditi, poi, venivano fatti oggetto di scherno e di una vera caccia, sia pur simulata, nella quale essi dovevano interpretare il ruolo del cervo, animale dalle ricche e ramificate corna. È questa l’origine della Festa dei cornuti che ormai da anni è entrata nel costume e nelle tradizioni di Ruviano.

La mattina di un 11 novembre di tanti anni fa, dopo essersi scambiati gli auguri di rito, un gruppetto di amici decise di festeggiare la sera stessa, riunendosi a casa di uno di loro per una cena a base di carne di montone, animale rigorosamente cornuto, e tantissimo vino. Dopo la cena, questi buontemponi piuttosto brilli, decisero di osare di più e uscirono per le vie del paese di Ruviano con lumini accesi e trofei di corna con enorme sorpresa della gente. A notte fonda i novelli cornuti si salutarono e si ripromisero di ripetere l’esperienza l’anno successivo. Fu quell’anno che a Ruviano nacque l’ACR, Associazione dei Cornuti Ruvianesi. Sotto lo slogan di “cornuto è bello” si sfila in processione, con gioia, speranza e con tanto di stendardo, cantando il caratteristico inno dei cornuti e concludendo la processione dando fuoco a un fantoccio di pezza. Si svolge, per l’occasione, anche una processione delle autorità, con in testa il sindaco, membri della Chiesa e altri professionisti, tutti accomunati da vistosissime e ramificate corna sulla fronte, per assistere al rituale propedeutico all’ammissione di nuovi soci e per partecipare a una cena in un noto locale della zona. Dopo il falò di rito in piazza Grande, la serata prosegue omaggiando la tradizione ruvianese: si gustano pasta e fagioli e i prodotti tipici locali assieme a un’abbondante spruzzata di Pallagrello, ottimo vino delle colline rajanesi. È un appuntamento decisamente originale, all’insegna delle tradizioni di un tempo e del divertimento che fa accorrere a Ruviano turisti da ogni regione d’Italia.

Anche nel borgo molisano di Rionero Sannitico, l’11 novembre, in occasione della festività di San Martino, si celebrano i cornuti. L’accensione del fuoco da’ il via alla investitura dei cornuti che sfilano reggendo, alternandosi, il fantoccio di San Martino, con delle corna in stile vichingo e delle luci intermittenti. Una tradizione che nasce dal fatto che durante le fiere e i mercati, che un tempo duravano più giorni, le mogli che rimanevano a casa avevano la libertà di poter tradire i propri mariti anche con i mezzadri del loro fondo. I mariti traditi, poi, venivano fatti oggetto di scherno e di una vera caccia, sia pur simulata, nella quale essi dovevano interpretare il ruolo del cervo, animale dalle ricche e ramificate corna. Tante le battaglie che qui, in passato, si sono succedute, e qui si scontrarono anche i Templari. E rappresentazioni di questi Templari, con le loro spade scintillanti, con i bagliori e i fasti dell’epoca, sono memoria scenica in occasione della Giornata europea del Pellegrino, istituita l’8 agosto 2015, caratterizzata da numerosi eventi, tra cui esibizioni di combattimenti medievali con i Cavalieri dell’Associazione Acors. L’intero borgo, per l’occasione, si mostra ospite di tanti pellegrini provenienti da ogni dove, accolti dalla tipica calorosità molisana. Una giornata all’insegna dell’amore, della fratellanza e del contatto umano. Un evento che ben si inserisce nel contesto dell’importante itinerario culturale riconosciuto del tratto sud della via Francigena, posto in una progetto di valorizzazione dell’intero reticolo viario riconosciuto nell’ormai lontano 1994 sino a Roma da Canterbury che, con il riconoscimento sud da Roma a Gerusalemme, è diventato un unicum.