Vigneti, pastorizia e innanzitutto olio, il cosiddetto olio buono: Molinara, splendido borgo fortorino, rinato grazie a un progetto di recupero della Regione Campania, uno fra i tanti finanziati con il Piano di Sviluppo Rurale Campania 2007-2013, Mis. 322, è rinomata per la produzione del prezioso oro verde sannita, varietà storica e tipica del territorio già nota ai tempi degli antichi romani, che attribuivano al suo consumo la forza e la resistenza fisica del popolo del Sannio. L’esposizione, le condizioni climatiche e la composizione del suolo hanno da sempre favorito la coltivazione dell’olivo. Qui, infatti, si produce quello d’oliva delle colline beneventane. La denominazione Colline Beneventane DOP è riservata all’olio extravergine di oliva che, posto in commercio in bottiglie di vetro, porcellana, terracotta smaltata o recipienti in banda stagnata della capacità massima di 5 litri, presenta colore verde/giallo, odore fruttato di oliva, sapore amaro piccante con sentore di pomodoro, che si ottiene dalle seguenti varietà di olivo: Ortice per non meno del 60%; Frantoio, Leccino, Moraiolo, Ortolana e Racioppella da sole o in combinazione per non più del 30%, con ammessa la presenza di altre varietà nella misura massima del 10%. L’Associazione per la Valorizzazione dell’Olio di Molinara ha lo scopo di determinare le qualità particolari del prodotto, garantendone il marchio e la qualità di filiera. Nel 2019, Elaios, l’olio extravergine di oliva monovarietale di ortice prodotto dalla Cooperativa Agricola Terre di Molinara, in cui quindici olivicoltori lavorano tenacemente per il recupero e la valorizzazione degli olivi di Ortice, ha ricevuto il riconoscimento di Grande Olio Slow. Slow Food ha assegnato alla cooperativa anche il riconoscimento della Chiocciola, in occasione dell’uscita della Guida agli Extravergini 2020, il libro-bussola che come ogni anno aiuta i consumatori a districarsi nel complesso e articolato mondo dell’olio e delle aziende produttrici di olio extra vergine d’oliva buono e sano.
Sono soltanto ventotto le aziende produttrici di olio extravergine di oliva in Italia che si distinguono per avere tutte le qualità in linea con la filosofia di Slow Food. Solo due di queste si trovano in Campania e Terre di Molinara è l’unica che risiede nella provincia di Benevento: recuperare gli oliveti abbandonati è uno degli impegni più importanti dei soci fortorini, contribuendo a raccontare il territorio grazie alle pregiate eccellenze locali. Oltre mille piante secolari di Ortice sono state rimesse in produzione, protagoniste di un continuo lavoro di miglioramento della qualità. Una grande occasione per unire questa eccellenza gastronomica e rurale fortorina con la storia, le bellezze e le tradizioni del paesaggio e del territorio, estremamente ricchi di biodiversità. L’Ortice, tra l’altro, rappresenta la cultivar per antonomasia della zona, che contiene dei rilevanti picchi organolettici grazie al fatto che le olive raccolte arrivano già in giornata al frantoio aziendale per la molitura.
Pensare che quella della ruralità sia una disciplina ferma alle tradizioni e ai prodotti tramandati è pura follia. Non si smette mai di imparare e di scoprire, quando si lavora a contatto con la terra. E anche il mondo dell’olio extravergine d’oliva, così come accade per la sfera vitivinicola, è sempre in continua evoluzione. Ed ecco, dunque, che durante questo anno difficile, caratterizzato dalla ripresa del settore economico, a causa del fermo pandemico, a Molinara, da parte della suddetta pregiata cooperativa, è stata scoperta una nuova varietà di olivo, mai classificata prima. Una cultivar unica che è stata confrontata c0n le oltre 2.800 unità di genotipi di olivo che si trovano in tutto il mondo. Ecco, una varietà mai codificata prima: si tratta dell’Aulivello, un olivo impollinatore, ossia autosterile, che si rende utile a incrociare altre piante da rendere fertili, presente in un numero di circa sessanta elementi nell’area fortorina appenninica, che fa da ponte tra la Campania e la Puglia. Un’area conosciuta come Pezzo de lo Cantero, una delle prime testimonianze del borgo di Molinara. Una pianta, quella dell’Aulivello, che per la prima volta si è deciso, quest’anno, di lavorare utilizzando le sue olive da sole, mentre fino allo scorso anno si portavano al frantoio mischiate ad altre drupe. Il frutto della unicità di questa lavorazione è stato davvero esiguo, circa 40 litri di un prodotto unico al mondo. Un esperimento che ha avuto un eccezionale riscontro e che sarà certamente oggetto, in vista delle future campagne olearie, di uno studio approfondito su come valorizzare al meglio questa nuova varietà. Terre di Molinara ha avviato la procedura per il riconoscimento della nuova varietà vegetale presso il Ministero dell’Agricoltura, candidandosi a essere “custode coltivatore” della nuova specie.
Giornalista