“Arrivederci a tutti, devo andare, devo lasciarvi alle spalle e affrontare la realtà” da Bohemian Rhapsody
Chi di noi, pur non essendone fan, non ha ascoltato e apprezzato una qualsiasi canzone cantata da una delle voci più potenti e indiscutibili della musica mondiale, apprezzandone la bravura, la grandiosa estensione vocale, l’impegno a mettere al primo posto la propria libertà e brani che sono diventati inni generazionali? Ognuno di noi, probabilmente, ricorda cosa stesse facendo nel momento in cui la notizia della sua morte sconvolse il mondo e milioni di fans: il cantante, leader, performer dei Queen, Freddie Mercury, si spense a soli quarantacinque anni, il 24 novembre 1991. Tecnicamente ucciso da una broncopolmonite, la causa ultima del suo decesso fu l’Aids. Gli ultimi respiri nel suo letto, nella casa di Kensington a Londra, sotto il potente effetto della morfina, accanto a lui il suo fidanzato Jim Hutton. Da settimane si discuteva pubblicamente della sua presunta morte a causa dell’aspetto fisico che via via era sempre più deperito emerso sulle foto impietose pubblicate dal giornale scandalistico Sun.
Il giorno prima, il 23 novembre, il suo manager Jim Beach diffuse a nome di Freddie questo comunicato: “Sono Freddie Mercury: a seguito delle congetture emerse sulla stampa nelle scorse due settimane, desidero confermare che sono sieropositivo e ho l’Aids. Ho tenuto questa informazione riservata per proteggere le persone che mi circondano”. Nel giro di ventiquattr’ore, doppio shock per il suo pubblico: prima l’annuncio delle sue gravi condizioni di salute e poi la sua morte. Hutton, in seguito, rivelò che Mercury sapeva di essere malato sin dal 1987. Negli anni successivi all’esplosione della sua malattia, sospese l’attività concertistica e si dedicò solo alle registrazioni in studio.
La prematura morte di Mercury contribuì molto alla crescita della fama dei Queen a livello mondiale; addirittura negli Usa, che era stata la nazione che a lungo aveva osteggiato la band, le vendite dei dischi aumentarono considerevolmente dopo la morte del cantante. Secondo la Recording Industry Association of America, l’effetto “star deceduta” fece sì che i Queen vendessero circa 35 milioni di album negli Stati Uniti, circa metà dei quali dal giorno del decesso di Mercury. Nel 2008, il magazine statunitense Rolling Stone lo collocò al 18º posto nella classifica dei migliori 100 cantanti di tutti i tempi, mentre nel 2015, nella lista dei venticinque migliori frontman di tutti i tempi della Billboard, Mercury si piazzò al secondo posto, preceduto da Bruce Springsteen. Nel settembre 2010, fu nominato Greatest Rock Legend Of All Time, la più grande leggenda rock di tutti i tempi, davanti a Elvis Presley, David Bowie, Jon Bon Jovi, Jimi Hendrix e Ozzy Osbourne. Mercury fu d’ispirazione per molti cantanti e musicisti di vari generi, sia per la composizione dei testi musicali sia per quanto riguarda le esibizioni in pubblico: Sebastian Bach degli Skid Row, Jeff Buckley, Céline Dion, George Michael, Dave Grohl, Mika, Michael Jackson sono solo alcuni degli artisti ad aver dichiarato di aver trovato ispirazione in lui. Oggi, 24 novembre, sulla maggior parte delle emittenti radiofoniche e musicali della tv ci saranno tributi per la grande voce di questa leggenda scomparsa quasi trent’anni fa. The show must go on, certo, e infatti la vita è andata avanti, la musica anche e Freddie è sempre rimasto dentro a chi lo ha amato e ammirato.
Giornalista