L’anno vecchio sta andando via e ci prepariamo a salutare il nuovo, come sempre con tanti buoni propositi, tipici del passaggio tra passato e presente. Tante le tradizioni sannite legate al Capodanno, come tante sono le tradizioni in giro per l’Italia intera che salutano, con enfasi e allegria, il nuovo anno. A Cusano Mutri ne resiste una che, per la verità, è diffusa in tutta la provincia sannita. Ma Cusano, splendido borgo matesino, è un paese di banda e di cantori, per cui qui il canto che saluta il nuovo anno assume una consistenza e un’emozione certamente diversa. Della natura canterina di questo popolo matesino vi è una testimonianza che risale al 1667, dove si legge che chi avesse turbato la quiete pubblica notturna “perda l’istrumento et paghi pena carlini otto”. Ma nella notte di capodanno è tutto concesso, si sa, e a Cusano Mutri ogni strada, ogni vicolo, nei giorni del capodanno, dopo la sacra celebrazione del Natale, si animano di squadre di cantori e suonatori, che si recano presso le abitazioni cusanesi ad allietare le famiglie con una sorta di allegra serenata, che altro non è che la cantata di San Silvestro. Si tratta di un antico canto popolare che viene eseguito in coro, accompagnato da strumenti della tradizione popolare e contadina, come l’organetto, il flauto doppio, le castagnole, i tamburelli e il putipù. I suonatori indossano una sorta di costume tipico composto da un lungo mantello e da un caratteristico cappello. Una sorta di canto di buon auspicio, una questua, nello stesso stile delle maitunate e dei canti della Pasquetta molisani. I suonatori augurano alla famiglia che li ospita un anno ricco di serenità, soddisfazione e prosperità, e si vedono ricambiati di laute ricompense gastronomiche.
Suvvia cessate o popolo,
cessate i vostri affanni;
sparisca ogni mestizia
con lo sparir dell’anno
È Santo Silvestro,
è la fine dell’anno
e tutti lo sanno
che a don… (il nome)… vogliamo cantare.
Silvestro, gran Pontefice,
oggi festeggia in cielo,
a noi sia propizio
col suo celeste zelo.
Si è presentato supplico
del gran Signore al trono
felicità perpetua
per noi ha chiesto in dono.
O voi che siete umili,
pregate San Silvestro,
il gran Signore fa grazie
tutto cortese e lesto.
Sorge allegro in animo,
sorge il divino affetto,
letizia inestimabile
si svegli in ogni petto.
Oggi tutti godono:
il ricco e il mendicante,
l’industrioso agricolo
e il girator mercante.
Tu donzelletta amabile,
che palpiti d’amore,
mostraci il tuo bell’animo,
mostraci il tuo buon cuore.
Delle fumanti zeppole
scendici un canestrino,
faremo mille brindisi,
se porti pure il vino.
Portaci qui un piatto
di maccheron fumanti,
e noi tutti quanti
contenti li mangiamo.
Scendici una bottiglia
di vino spiritoso
e noi bonnanziosi (esuberanti)
contenti lo beviamo.
Il caffettier rosolio,
l’arrosto il macellaio,
il pastaio la pasta dìaci
e il vino il bottegaio.
E chi con cure assidue
attende alle campagne,
grano, oppur “randìnio” (granoturco)
patate, oppur castagne.
La gioventù piacevole
dia lode al canto nostro,
e la vecchiaia incomoda
ci dica un “Padre Nostro”.
Per mille e mille secoli
salute a tutti quanti,
e questi belli auguri
ognun li porti avanti.
Signori, scusate l’incomodo,
abbiam finito, addio,
arrivederci all’anno prossimo
con l’aiuto di Dio.
Giornalista