Immagini dal Sannio: l’antico lavatoio Reullo di Sant’Agata de’ Goti

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Foto di copertina tratta da mondovagandosenzameta.it

Sant’Agata de Goti’, si sa, è lo splendido borgo campano, simile a un presepe, che sorge su un costone di tufo ai piedi del Monte Taburno, caratterizzato da una luminosa storia culturale ma anche da una fervida attività rurale. Passeggiando nelle sue campagne è possibile imbattersi in diversi vecchi lavatoi, che testimoniano la viva memoria delle storiche cittadine santagatesi che vi si recavano per lavare i propri panni. A dir la verità, la tradizione sovente viene rinnovata e ancora oggi è possibile imbattersi in donne che scelgono di lavare la propria biancheria in questi cimeli di archeologia e storia. L’antico lavatoio Reullo è forse la testimonianza più bella e più viva di quanto detto. Esso sorge nel punto in cui il fiume Isclero incontra i torrenti Riello e Martorano. Già alla fine del ‘700, lo storico Fileno Rainone descrisse un’antica fontana trasformata in lavatoio dalle donne dell’epoca. Un lavatoio composto da vasche in pietra quadrata, di varia grandezza, ricolme d’acqua di sorgente, ove le donne si recavano per poter lavare il proprio bucato. Secondo le fonti storiche, il lavatoio sorse grazie alla presenza di una fontana prodotta dall’incrocio del fiume Isclero con i torrenti Riello e Martorano. 

Una vasca del lavatoio, foto di Peppe Gaudino

Il lavatoio Reullo è caratterizzato da tre grosse vasche in pietra contenenti le acque delle sorgenti sotterranee e ha una particolare caratteristica, rappresentata da una tettoia centrale. Un altro motivo di fascino e curiosità, che rende il lavatoio degno di nota, direi sui generis, è il grande arco gotico ogivato in tufo giallo e grigio che circonda la struttura, legato a resti di una costruzione pertinente alla zona chiamata negli Annali Parrocchiali All’Arco ed esistente già nel Trecento. Non trascurabile è l’ambiente circostante, che è caratterizzato proprio dalla nutrita presenza di sorgenti d’acqua che testimoniano il modo di vivere a la cultura locale. Si tratta di una costruzione databile al Medioevo, a pianta quadrata con un ingresso ampio. Sulle pareti vi sono tracce di un solaio di copertura in legno, scomparso già nel ‘700. Un vero e proprio esempio di architettura e archeologia dell’acqua. Altri lavatoi del territorio santagatese sono i cosiddetti Bocca e Riello, dove confluiscono ricche e fresche sorgenti d’acqua, che vanno ad alimentare il ruscello del Riello. La stradina del fiume Isclero che conduce ai lavatoi viene comunemente chiamata “percorso dell’acqua di Sant’Agata”. E percorrendo questo percorso, infatti, ci si imbatte in piccole cascate e bacini che in passato erano utilizzati come piscine naturali.