Nel giorno di San Valentino non potevo non dedicarmi a un itinerario d’amore, e il borgo che sto per raccontarvi è indicato proprio tra i più belli e caratteristici per un romantico viaggio con la propria dolce metà. Siamo a Oratino, in provincia di Campobasso. Qui ci si può baciare come e quanto si vuole, dato che nel paese è presente un luogo adatto a ogni genere di effusione. Si tratta del Vicolo del Bacio, un angolo molto suggestivo che attira tanti visitatori, e che viene utilizzato per scattare foto con il proprio compagno di vita, facendole poi viaggiare via social e invogliando altri turisti a recarvisi e a fare lo stesso. L’idea nacque durante la “Notte romantica” del giugno 2020 quando il gruppo de Le stelle filate, appassionate uncinettaie del paese, ha preparato dei manufatti che hanno abbellito il suggestivo vicolo. Un angolo del paese degno di nota che viene scelto, a prescindere, per romantiche passeggiate e dichiarazioni d’amore. Un clima di festa per una notte dell’anno lontana dal classico 14 febbraio, bagna di amore ed entusiasmo il paese. A giugno, infatti, con la “Notte romantica”, organizzata dal circuito Borghi più belli d’Italia e dall’Amministrazione comunale, centinaia di turisti, accompagnati da un cordone di rose, possono visitare il Museo romantico, con corredi antichi e manufatti di uncinetto, tradizionali e unici, oltre a quadri della pinacoteca comunale, letture di poesie, sorprese e punti selfie sulla Terrazza romantica.
Oratino si erge su una rupe nella Valle del Biferno ed è caratterizzato da una natura rigogliosa e incontaminata e antichi percorsi della transumanza che restituiscono al borgo un caratteristico stampo pastorale. Proprio il suo paesaggio, la natura incontaminata, i panorami e le mura sannitiche che ivi si trovano gli hanno dato la possibilità di essere insignito di uno dei Borghi più belli d’Italia. Oratino è riportato nel catalogo Baronum del 1150 con il nome di Lauretinum. L’albero di alloro era mitologicamente sacro ad Apollo, dio delle arti e della giovinezza, e ne divenne il simbolo per eccellenza, motivo per cui ai poeti e ai vincitori si cingeva sempre il capo di un suo serto. E gli abitanti di Oratino, nel tempo, si distinsero nelle sculture, nelle pitture, nelle decorazioni, meritando l’onore di tale toponimo. Un etimo che ci porta a pensare a un originario bosco di alloro, sede delle prime famiglie che vi si fermarono. Possiede un centro storico antico e molto ben curato, con le sue antiche casette costruite tutte intorno alla chiesetta. Tutti i portali delle case di Oratino sono arricchiti di decorazioni ottenute dall’incisione della pietra, che testimoniano una ancora viva tradizione di scalpellini. Anni e anni fa erano tantissime le famiglie che possedevano una cava e la tecnica artistica degli scalpellini veniva tramandata da padre in figlio. Molti di questi hanno lavorato alla pavimentazione della citta di Budapest e, tra l’altro, hanno contribuito all’arricchimento decorativo del poco distante santuario di Castelpetroso. Andare a Oratino vuol dire visitare il Palazzo Giordano, dimora innalzata nella metà del XV secolo. A testimonianza dell’origine quattrocentesca del maniero, vi è il ricordo del fossato, oltre alla presenza di quattro torri angolari, caratterizzate da merli. La struttura fu rovinata dal sisma del 1805 e la parte nord orientale venne riedificata ex novo. Sopra uno sperone roccioso vi è la Rocca, ciò che rimane di un castello e di un borgo annesso medievali, crollati per il terremoto del 1456. Degne di nota le chiese di Santa Maria Assunta, parrocchiale, e di Santa Maria di Loreto, entrambe con opere dei fratelli Brunetti, noti pittori del luogo del Settecento. L’ultima è una tipica chiesetta di campagna che in origine aveva un pavimento in cotto.
A Oratino si celebra una delle tradizioni legate al Natale più antiche e conosciute dell’affascinante regione molisana. Anche se le prime notizie sull’evento risalgono al 1251, sicuramente si tratta di un antico rito pagano che il cattolicesimo ha poi fatto suo. Si tratta del rito del fuoco già molto diffuso tra le popolazioni italiche precristiane. La tradizione di Oratino è quella della cosiddetta Faglia, ossia l’accensione di una grande torcia lunga 13 metri e dal diametro di circa un metro e mezzo, costituita da canne, che ha come scopo quello di indicare il cammino spirituale in un periodo in cui la rinascita è al centro di tutto. In questo caso il cammino spirituale a cui la faglia fa riferimento è quello dell’intera popolazione del borgo molisano. In particolare, con la Faglia di Oratino si fa riferimento al culto del fuoco europeo e, soprattutto, ai fuochi del solstizio d’inverno, che, come quelli del solstizio d’estate, sono collegati alla fecondità e al matrimonio, nonché alla morte. Il fuoco, testimone di immortalità, ha il compito di allontanare dall’animo umano le tensioni peccaminose. La faglia non è altro che un rudimentale faro, che guida le anime nella notte della Vigilia di Natale, rischiara il cammino e indica, nelle notti di bufera, il rifugio contro le rigide temperature del territorio. Un richiamo alla fecondità e alla verticalità dell’albero, che fiorisce e rifiorisce, simbolo di vita e rigenerazione. In occasione del solstizio d’inverno, che ripropone la morte del vecchio anno e la nascita del nuovo, si ripete questa tradizione singolare, unica nel Molise, di cui troviamo qualche antichissimo precedente nelle celebrazioni israelitiche di Beelfegor e nelle stele di fuoco puniche, chiamate hammanin, vicino Cartagine. Un grande fuoco viene acceso anche il 17 gennaio, giorno in cui si celebra Sant’Antonio Abate. Qui, per l’occasione, si distribuisce tra i cittadini la Lessata, genuina pietanza a base di legumi e cereali.
Giornalista