Comunicato Stampa – Ufficio Stampa Conservatorio Nicola Sala di Benevento
Nuovo appuntamento con le tesi concerto del Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento, un’iniziativa voluta dall’Istituzione di Alta Formazione Musicale Sannita per premiare gli studenti più meritevoli dei propri corsi di studio. Domani, sabato 9 aprile, alle 19.00, nella chiesa Santa Maria degli Angeli di via Francesco De Sanctis, a Benevento, in particolare, sarà proposto lo “Stabat Mater” di Joseph Gabriel Rheinberger Op 138 per coro e organo.
L’appuntamento, fungerà da momento finale per il conseguimento del diploma accademico di primo livello dello studente Benedetto Chianca, allievo della Scuola di Direzione e Composizione Corale del maestro Adriana Accardo. Protagonisti saranno, oltre allo stesso Chianca: i soprani Maria Cristina Miselli, Monica D’Antonio e Frida Cuccurullo; i contralti Domenica Pennacchio, Olga Bachmakova, PierFrancesca Di Giovanni; i tenori Alfonso Damiani e Luigi Fragnito; i bassi Ciro Gentile e Pasquale Petrillo; l’organista Giuseppe Rigliaco.
“Lo Stabat Mater – si legge in uno stralcio della tesi dal titolo “La forza struggente dello Stabat Mater nei secoli: Il coro espressione del dolore umano” – è uno degli emblemi della poesia religiosa medievale, una delle più amate espressioni di devozione popolare per via della sua intensa e drammatica contemplazione del dolore. La sua assoluta bellezza ed originalità sta nel fatto di non rivolgere la meditazione teologica direttamente al dolore di Cristo, ma di contemplarlo attraverso un filtro umano. Il dolore evocato è quello di una madre che perde tragicamente il figlio amato: Maria diventa icona del dolore umano di fronte alla morte e lo Stabat rappresenta il dolore universale che attraversa i secoli e accompagna l’uomo nel cammino dell’esistenza. Il fascino che questa sequenza, nata nel Basso Medioevo, ha esercitato sui musicisti pervade tutta la storia della musica.
In questo percorso, mi soffermerò sull’aspetto e l’utilizzo del coro come emblema di un popolo orante che si trasforma in una domanda traboccante di speranza nella misericordia divina. Ai piedi della Croce, insieme alla Madre del Cristo, c’è oggi tutto un popolo, un vero e proprio coro tragico e laico che amplifica il valore spirituale del testo e trasfigura ed unisce quel dolore alla Sua Passione, rendendolo un avvenimento che coinvolge il cielo e la terra. Nell’estasi finale di quell’amore che, come ci insegna Jacopone da Todi (cui viene attribuito il testo dello Stabat Mater) “omne cosa conclama”, nulla andrà perduto. Il coro, contemplando la Madre piangente, dolorosa, gemente, trafitta da una spada sente crescere dentro di sé il desiderio di avere parte a quel pianto e non essere spettatore esterno, ma allo stesso tempo partecipa al messaggio di speranza, di redenzione, di salvezza e gioia eterna”.