Si tratta solo di una curiosità e visti i tempi pandemici, che speriamo di metterci definitivamente alle spalle, ci piaceva rievocarla. Del resto, in molti, in questi ultimi mesi, stanno rivedendo nei Promessi Sposi una sorta di premonizione di ciò che sta accadendo nel mondo in questo periodo di emergenza sanitaria. All’epoca c’era la peste, altri tempi, altri generi di epidemie. Il 4 maggio 1630 nei Promessi Sposi si vivevano un po’ le stesse misure che si vivono oggi in Italia, l’Italia (e il mondo) al tempo del Covid. I magistrati cittadini si rivolgono al governatore che viene raggiunto sul campo di battaglia e al quale si chiedono provvedimenti fiscali urgenti per far fronte all’emergenza, tra cui la sospensione delle imposte governative e la cessazione di nuovi alloggiamenti militari, pregandolo inoltre di informare il re della situazione.
Imagistrati di Milano prendono anche un’altra decisione, ossia chiedere al cardinal Borromeo di indire una processione solenne per portare il corpo di S. Carlo per le vie della città, per scongiurare la minaccia della peste. Federigo inizialmente rifiuta, dal momento che, in caso di insuccesso, la cittadinanza potrebbe perdere la propria fiducia nella protezione del Santo. Il timore, inoltre, è che radunarsi possa dar luogo un assembramento, e i cosiddetti “untori” possano spargere più facilmente le loro sostanze venefiche. La peste bubbonica del 1630 è detta anche peste manzoniana.
Giornalista