La via del Vino del Sannio: Castelvenere, Guardia Sanframondi e Solopaca

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“Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico”. Così dice Molière, e non ha tutti i torti.

Filari a Guardia Sanframondi, foto di Alessandro Flavio Pacelli (mio figlio)

Quando una giornata di inizio maggio è bella, l’aria è ancora frizzantina, ma il tepore cancella pian piano le giornate fredde e uggiose, cosa c’è di meglio che andar per boschi, campi e filari di viti a guardare i germogli d’uva sbocciare, a calpestare la nuda terra che ci accoglie sempre generosamente? Per fortuna non devo spostarmi molto, perché vivo circondata da queste meravigliose terre, fra splendide Città del Vino, in un cammino che rende piacevole la sua scoperta anche a chi è astemio. Castelvenere è il comune più vitato d’Italia. Adagiato su splendide colline verdeggianti, in un tripudio di rara bellezza agreste, il nome Venere gli si addice davvero. I suoi filari sono rinomati e apprezzati dai cultori del buon vino. E stiamo parlando di un borgo piccino che con le sue forze e la sua umiltà è riuscito a rialzarsi da solo anche nell’emergenza sanitaria che speriamo di lasciarci definitivamente alle spalle. Si erige su tufi riconducibili alle attività vulcaniche del Roccamonfina, dei Campi Flegrei e del Somma – Vesuvio. Il suo territorio non è affatto monotono, è pianeggiante e disuguale al contempo, e da questo è possibile ammirare panorami, poggi e ampie valli, in cui i secolari vitigni, intervallati da splendidi uliveti, la fanno da padroni. La maggior parte del suo territorio è ricoperta da coltivazioni a vigneto: tanti produttori dediti alla vita vinicola e all’agricoltura, quella di qualità, quella eco e bio, quella che l’Italia ci invidia. 

Castelvenere, località Bosco Caldaie. Foto di copertina di Barbara Serafini
Grappoli d’uva in divenire, foto di Barbara Serafini

La conoscete la definizione che dice che “Benevento è la dispensa del vino campano”? Io credo che non si sbagli affatto. Dovrei parlare di tante terre sannite, ma la mia passeggiata non poteva procedere oltre i limiti della mia zona. Eppure, in piccolo, ho proceduto sulla strada del vino, ricca di verde e facile da percorrere in lungo e in largo, che da sola produce oltre la metà del prodotto DOC e IGT dell’intera regione. Se devo indicarne alcune, non posso non citare l’Aglianico, un vino DOC rosso rubino, o la Camaiola, e due vini bianchi, la Falanghina, dal colore paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli e la Coda di Volpe, anch’esso dal colore giallo paglierino, chiaro. Tante le cantine sparse fra queste strade di rinomate eccellenze, quelle eccellenze che vedono risplendere il nostro nome sannita in Italia e nel mondo. Non è possibile nominarle tutte, ma mi devo limitare a citarne solo due, forse le più rinomate in Italia e a livello internazionale, e questo posso garantirlo per le tante bottiglie che ho visto, tra gli scaffali dei supermercati, nei miei viaggi all’estero.

Guardia Sanframondi vista dai vigneti di Castelvenere, foto di Barbara Serafini

Molto conosciuta è la Guardiense, una delle più grandi cooperative agricole d’Italia, fondata nel 1960, che oggi conta più di 1.000 soci, situata nel comune di Guardia Sanframondi dove una intensa attività enoica ed enoturistica la fanno da padrone, ente capofila nell’ambito riconoscimento da parte di Recevin, come Città Europea del Vino 2019Vinalia è la manifestazione che promuove e fa conoscere le aziende vitivinicole sannite, che si tiene, ogni anno, dal 4 al 10 agosto. La Cantina di Solopaca è invece una delle più antiche Cooperative Agricole della Campania, con una produzione all’attivo di più di 120 mila ettolitri di vino. Nel territorio di Solopaca e dei comuni limitrofi viene coltivato il Solopaca DOC, il primo vino del Sannio ad aver ottenuto il riconoscimento di origine controllata nel 1974. Ricordate l’alluvione che ha colpito queste zone pochi anni fa? I soci della cooperativa sono riusciti a mettere in salvo 80 mila bottiglie di vino ancora buone ma con le etichette macchiate, le quali, attraverso l’hashtag #sporchemabuone, sono state messe in vendita a un prezzo speciale, dando vita a una grande gara di solidarietà. Ed è a Solopaca che ogni anno si tiene la rinomata Festa dell’Uva. Credo proprio che Molière avesse davvero ragione: è davvero una fortuna possedere un’ottima bottiglia di vino. E ora me ne torno a casa a degustare un buon bicchiere. Prosit, a voi! 

Vigneti di Solopaca, foto Gianluca Canelli