Il massiccio del Matese è ricco di riserve d’acqua, bacini, torrenti, fiumi, laghi. E proprio i laghi sono caratteristiche perle dolci e azzurre che staccano, con i loro riflessi policromi, dall’intenso colore verdeggiante che tutto circonda. Il piccolo borgo di Letino, che non arriva a contare 700 abitanti, è arroccato a quasi mille metri sul livello del mare. La sua popolazione molto probabilmente è da considerarsi erede di quei sanniti che per primi si insediarono in questo territorio. Il suo centro storico è caratterizzato da piccole case in pietra, collegate da strette stradine e scalinate. La struttura del borgo risale al Medioevo, quando Letino divenne un feudo fortificato. Il suo lago è circondato da strade strette, meta ideale per gli amanti dell’ecoturismo. La natura ricca e incontaminata e il bellissimo panorama di cui si circonda hanno fatto sì che il piccolo centro dell’alto casertano si aggiudicasse la Bandiera Arancione assegnata dal Touring Club Italiano. Ma oggi voglio raccontare delle più vive e presenti tradizioni di questo piccolo gioiello matesino che vanta una cultura popolare caratteristica e rinomata, con i costumi tipici dai colori accesi e ben decorati. Questi abiti vengono sfoggiati nei riti estivi che si celebrano ancora tutt’oggi, i quali insegnano ai ragazzi l’arte del corteggiamento, che imparano per poi sposarsi.
I rituali della rodda e della parentezza sono particolarmente legati al matrimonio. La parentezza è un cerimoniale che si esegue in occasione della richiesta di fidanzamento e quindi di unione tra famiglie diverse. La rodda, invece, è un corteo di donne che mostrano pubblicamente la dote portata dalla sposa. Entrambi fanno parte di un lungo rituale che viene messo in scena ad agosto, annualmente, e che vede la più viva e sentita partecipazione degli abitanti del borgo e un gran numero di visitatori. Per l’occasione, viene riproposto il tipico matrimonio di una coppia di Letino, secondo un’antica tradizione che fino a qualche anno fa veniva rispettata. Lungo le strade del paese si comincia a sfilare con la dote della sposa, e in preparazione del rito matrimoniale, questa viene vestita con il tipico abito locale. Segue la rappresentazione del primo incontro tra i due fidanzati, gli incontri segreti e spesso clandestini, fino ad arrivare agli incontri tra le due famiglie e al rito della parentezza, il ricco pranzo che rappresenta un momento conviviale in cui i familiari degli sposi sono coinvolti. Ma ancora, la scelta dell’anello, le visite alle rispettive future suocere, il trasporto della rodda, la settimana della vergogna (quella che segue la prima notte di nozze), l’uscita degli sposi dalla propria casa coniugale.
La tradizione più antica e originale è senza dubbio caratterizzata dal costume femminile di Letino, considerato tra i più belli della intera Campania, di probabile origine ellenica, giunto qui da oltre un millennio. Un tempo era il costume che veniva quotidianamente indossato e grazie a esso era possibile immaginare lo stato socio – economico delle donne che lo esibivano. Un costume che accompagnava le letinesi dall’età più giovane, quella infantile, fino alla vita adulta. Colori vivi, merletti e accessori originali costituivano il tipico costume, come il copricapo, chiamato mappelana o mappa, lo spillone per capelli che proveniva dalla Bassa Ucraina, il pettorale adornato. Stoffe e ornamenti di lusso sono la nota più accattivante, elementi che fanno parte di un patrimonio altamente significativo. Come detto in precedenza, la rodda, la parentezza e l’utilizzo del costume erano rituali ancora in uso fino a pochi anni fa. Oggi essi vengono reinterpretati con delle messe in scena, rievocazioni storiche estive che coinvolgono in un’allegra e gioiosa festa tutta la comunità letinese, dai più giovani ai più anziani. Un evento atteso, proprio per il carattere di festa e per il vivo senso di appartenenza che denota. Una manifetsazione che va a sottolineare il legame saldo e vivo tra le generazioni che si mantiene intatto sotto questa rievocazione culturale e tradizionale.
Nel 2019 queste tradizioni sono state inserite, grazie al Decreto Presidenziale n°169/2019, nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano, catalogo istituito nel 2017 dalla Regione Campania per preservare e valorizzare le più storiche tradizioni locali. Un doveroso riconoscimento per la custodia di questi antichi rituali, tradizioni folkloristiche tra le più originali d’Italia, in cui vengono a coesistere storia, cultura, arte, senso della comunità. L’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano raccoglie le pratiche connesse alle tradizioni, alle conoscenze, alle usanze, ai saper fare della comunità campana, così come voluto dalla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 17 ottobre 2003, ratificata dall’Italia con legge n°167/2007. Il sito della Regione Campania riporta che “si tratta di usi sociali, i riti e momenti festivi collettivi, anche di carattere religioso, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi, che le comunità riconoscono in quanto parte del patrimonio culturale campano, trasmettendoli di generazione in generazione, costantemente ricreati in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia in quanto senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”.
Giornalista