Una meravigliosa immagine di Maria, dai caratteristici tratti bizantini, è l’icona che dà vita a uno dei più sentiti culti dell’entroterra sannita. Parlo della Vergine Maria Santissima della Strada, celebrata a San Lorenzo Maggiore, protagonista di una annoverata leggenda. Trattasi di una bella icona mariana, dai chiari tratti orientali, probabilmente antecedente all’anno Mille e poi nascosta dalla furia degli iconoclasti isaurici. Si narra, infatti, che tanti anni fa, in località Piana, la Vergine Maria apparve a una donna, una contadina intenta a lavorare la terra, e la invitò a scavare nel luogo ove fu poi costruito l’attuale santuario. “Scava sotto questa terra – la invitò la Vergine – vi troverai un dipinto che mi ritrae”. La donna da sola non sarebbe riuscita nell’impresa, per cui corse a chiedere aiuto a vicini e ad altri cittadini. Furono scavati circa tre metri, “12 palmi”, fino a che apparve una cappellina ove era conservata l’icona. L’immagine fu artefice di un alto numero di miracoli, per cui tantissimi pellegrini cominciarono a dirigersi alla volta del luogo sacro. Si trattava di una tavola in legno, della grandezza di 60 x 40 cm, caratteristica dell’iconografia iconodula del periodo: una raffigurazione di Maria a mezzo busto su sfondo dorato con il Bambino in braccio che, a sua volta, sostiene il globo con la mano sinistra ed è in atto benedicente con la mano destra. Attorno ai due ritratti vi sono dei monogrammi dell’alfabeto greco ad attestare proprio l’origine bizantina dell’icona. Sulla fronte della Vergine e di Gesù Bambino vi sono due pregevoli corone dorate che sono state aggiunte il 2 giugno 1906, quando l’icona venne incoronata. Non si conosce la data esatta del ritrovamento.
Il nome che è stato dato all’icona è Maria della Strada proprio perché essa fu rinvenuta lungo la via Appia, quella che collegava Roma a Benevento, al confine tra i comuni di San Lorenzo Maggiore e Paupisi. Non vi è alcuna certezza riguardo all’anno di edificazione del convento, dallo scorso 27 giugno divenuto santuario, uno dei più importanti luoghi sacri del Sannio beneventano, non molto lontano dalla celebre località Limata, sede del ritrovamento di un’altra celebre immagine mariana, la statua lignea della Vergine Assunta venerata nella vicina Guardia Sanframondi. La chiesa fu per diversi secoli tappa di pellegrinaggio ma anche punto di riferimento e fermata di viandanti, oltre che di pellegrini. In particolare, tanto tempo fa, era necessario attraversare il fiume Calore tramite imbarcazioni dette scafe, piccole barche che, con un modesto pagamento, traghettavano passeggeri dalla riva laurentina a quella paupisana e viceversa, creando intensi i collegamenti tra le popolazioni della Valle. La scafa, spesso, traghettava pellegrini e adoratori verso il convento per poterne venerare la sacra icona. La cappella ritrovata nella leggenda, oggi costituisce la cripta del bellissimo santuario che si erige alla Piana ove ancora si conserva il foro da cui sarebbe stata estratta l’icona. Da questo stesso foro, in seguito, sarebbe sgorgata una fonte miracolosa che si sarebbe prosciugata nel corso del XX secolo.
Alla chiesa era annesso un monastero urbano che originariamente appartenne ai benedettini. La facciata della chiesa è bellissima, nella sua semplicità, con un un piccolo campanile. A destra vi è l’imponente convento in pietra viva, del quale si possono ammirare il portale di ingresso, sempre in pietra, il chiostro e il pozzo dei monaci. Ogni prima domenica di luglio, l’icona viene venerata dal popolo laurentino e dalle comunità circostanti. Una lunga processione di carri di paglia e grano, tradizionalmente provenienti da tutte le comunità limitrofe, si reca verso la Vergine come ringraziamento a imitazione di quei pellegrini che sin dalla Puglia arrivavano alla Piana a omaggiare la Madonna. Essi recano una sacra immagine mariana e vengono spesso abbelliti da fiocchi e fiori. Si tratta di una tradizione secolare, probabilmente riferita a culti pre-cristiani eseguiti per propiziare le piogge ed evitare calamità naturali o la distruzione dei raccolti. Dopo la sfilata, i carri vengono scaricati dinanzi alla piazza del santuario e da grano e paglia viene preparato il covone per la trebbiatura, attività tradizionale delle rurali terre sannite. Un omaggio naturale alla Vergine tanto amata, un atto d’amore e devozione.
Giornalista