Nella città di Voghera si attesta il culto più antico, legato alla festa celebrata in onore di San Rocco, datata il 16 agosto 1382, e nel 1584 Papa Gregorio XIII sancì la fondatezza del culto esistente, dando a esso grande spessore e rilevanza, fissandone la festa proprio in quella data di metà agosto. San Rocco è certamente uno dei santi più amati, popolari e benvoluti. Un santo di cui si conserva una vasta memoria iconografica, e pare che il più antico simulacro che lo raffigura sia una statuetta ora conservata a Grenoble. San Rocco è solitamente raffigurato con un abito da pellegrino, il mantello, denominato tabarro, la mantellina corta, chiamata tabarrino ma anche sanrocchino; un bastone che richiama i numerosi e lunghi viaggi intrapresi dal Santo, un cappello a tesa larga, solitamente appoggiato su una spalla, una conchiglia per raccogliere l’acqua, ma che nell’iconografia cristiana è simbolo di pellegrinaggio a Santiago de Compostela; ancora, la croce sul tabarrino per indicare l’angioma a forma di cuore che Rocco aveva sin dalla nascita, la scarsella e la borraccia, al fianco; non manca mai la piaga della peste su una gamba, il fedele cane ai suoi piedi con in bocca un pezzo di pane. Geograficamente, San Rocco è il patrono di oltre cento comuni italiani e trenta francesi, e compatrono di città europee come Barcellona, Napoli, Torino, Venezia e Montpellier, e dell’antica Costantinopoli. È patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti, degli automobilisti, a simbolo dei lunghi viaggi, dei farmacisti, dei chirurghi e degli infermieri. In Italia sono circa tremila i luoghi di culto dedicati al santo francese, distribuiti in tutte le regioni e in gran parte delle diocesi. In quasi tutte le grandi città italiane vi è un luogo di culto dedicato a San Rocco, e lo stesso vale per i più piccoli borghi storici. Nelle zone rurali non è difficile imbattersi in piccole chiesette di campagna a egli dedicate, proprio a protezione del paese di qualsiasi genere di calamità.
Rocco nacque a Montpellier, in Francia, da famiglia agiata, probabilmente i Delacroix. Era molto giovane quando perse entrambi i genitori e in quella occasione decise di donare e distribuire tutti i suoi averi a poveri e bisognosi, con la vendita dei suoi numerosi possedimenti, per seguire la scia del Santo poverello, Francesco, incamminandosi in pellegrinaggio verso Roma. Arrivò in Italia nel periodo delle epidemie di peste. Quella di Peste Nera fu l’epidemia più rilevante, che devastò tutta Europa. Nel periodo della sua adolescenza, Rocco sarebbe stato quindi testimone delle tremende epidemie del 1348 e del 1361 con effetti devastanti. Decise di mettersi dalla parte dei contagiati e, invece di fuggire per la paura di una infezione, cominciò a prestar loro soccorso. Durante il suo viaggio da pellegrino, toccò varie località, prima di tutte Acquapendente, dove si trattenne tre mesi, poi, tra le altre, Forlì, Cesena, Rimini, dove intervenne in altre epidemie, aiutando malati con patologie molto gravi, che venivano abbandonati addirittura dai loro familiari. Alcuni di loro riuscirono a guarire miracolosamente, per cui cominciarono i primi segni di santità nei confronti del giovane Rocco. A Roma, tra il 1367 e il 1368, curò un cardinale che, onorato da tanta pietas, lo presentò al papa. Quando stava per tornare alla sua città di origine, a Piacenza fu colpito egli stesso dal contagio della peste, mentre assisteva gli ammalati presso l’Ospedale di Santa Maria di Betlemme. Dato che, come pellegrino, aveva fatto voto di anonimato, e dato che non voleva far aumentare i casi di contagio, si ritirò in una grotta, lungo il fiume Trebbia. Fu lì che un cane, che la leggenda chiama Reste, quello che troviamo scolpito e dipinto in ogni immagine iconografica, simbolo di amicizia e fedeltà disinteressata, durante la lunga degenza provvedeva a portargli, quotidianamente, un pezzo di pane per sostentamento, pane che veniva sottratto alla mensa del suo padrone e signore del castello di Sarmato, il nobile Gottardo Pallastrelli. Fu così che Rocco venne soccorso e curato dal nobile, e grazie alla sua generosità, una volta guarito, riuscì a intraprendere di nuovo il suo cammino verso casa. Gottardo voleva seguirlo nella vita di penitenza ma Rocco glielo sconsigliò. In ogni caso, l’incontro con lo spirito caritatevole di Rocco lo cambiò: se fino a quel momento era interessato soltanto a balli di corte, battute di caccia, feste, scandali e intrighi amorosi, da quel momento cominciò una nuova vita. Egli divenne il primo biografo del santo pellegrino e, secondo la tradizione, ne dipinse il primo ritratto, tuttora visibile, affrescato nella chiesa di Sant’Anna di Piacenza. Morì nella notte fra il 15 e il 16 di agosto di un anno tra il 1376 e il 1379.
Nella primavera del 1656 un’epidemia di peste bubbonica si riversò improvvisamente su Napoli, e da lì si propagò nell’intero territorio circostante. Il Sannio certamente non fu scampato dalla piaga sanitaria. lnizialmente nessuno comprese cosa stesse accadendo, neppure i medici che brancolavano nel buio, alla ricerca di cure e soluzioni, oltre che di risposte da dare e da darsi. I governanti tentavano di nascondere la verità, cercando di tenere a bada la popolazione e di garantire l’ordine pubblico. Non erano poche, infatti, le reazioni del popolo, e quegli eventi avevano, fra l’altro, il pericolo di intensificare i casi di contagio. Come per gli altri territori, anche nel Sannio, in mancanza di una terapia efficace, l’unica cura sembrava essere quella del miracolo, benché fosse difficile da realizzarsi. L’intercessione di un santo era certamente fondamentale, affinché il miracolo si realizzasse, per cui furono molti a cominciare a venerare un santo patrono della propria comunità. Questo il motivo per cui molti cittadini, disperati, scelsero San Rocco quale santo patrono da venerare e interpellare, affinché venisse messa la parola fine alla calamità. Non tutti i paesi lo elessero a santo patrono, ma per devozione furono parecchi quelli in cui venne eretta una chiesa o una cappella in suo onore, oppure che accolsero una statua lignea, una immagine, una icona sacra all’interno delle mura cittadine.
Molinara, Arpaise, Cautano e Foglianise venerano San Rocco proprio come santo patrono. A Molinara sembra che per un certo periodo il santo patrono fosse San Canio, ma nessuna traccia è rimasta ad avvalorare questa ipotesi. Nella piazza dedicata al Santo sorge la chiesa patronale, danneggiata dal terremoto del 1962, ricostruita in seguito realizzando un imponente progetto. Nei locali ricavati sotto la chiesa è stato costruito un moderno Auditorium che viene utilizzato per eventi culturali da associazioni e servizi socio – culturali. A Cautano, nella Valle Vitulanese, si tramanda che, nel 1656, all’ora del tramonto, un giovane pastore, mentre tornava a casa con il suo gregge, incontrò una povera vecchietta vestita di stracci con le mani tremanti, alla disperata ricerca di un sostegno. Il giovane pastore le chiese se avesse bisogno di aiuto, ed ella rispose: “c’è un uomo laggiù, vicino a quella pietra, che non vuole farmi andare a Cautano”. Il pastore, per avendo tutte le intenzioni di aiutare la povera vecchietta, fu distratto dal fruscìo di un ramo e, voltandosi, non la trovò più. La donna, infatti, era sparita nel nulla. Per più sere il giovane udì quelle parole, pronunciate dalla vecchietta, finché un giorno, mentre era appisolato sotto un albero, la vecchietta gli toccò la spalla. La vecchietta era la peste che disse al giovane: “colui che su quel sasso mi impedisce di passare e andare in paese è San Rocco”. Da quel momento, la peste sparì, per sempre, lasciando immuni gli abitanti di Cautano e della Valle Vitulanese. In quel luogo venne eretta una chiesetta rupestre in onore al santo pellegrino. A Foglianise, una sfilata di carri e un lungo cartellone di spettacoli ed eventi sono all’insegna di una tradizionale e sentita ricorrenza, ogni anno, il 16 agosto. Si ringrazia il Santo per il raccolto dell’anno passato e perché interceda affinché quello futuro sia abbondante. I celebri carri di grano riproducono una miniatura di monumenti famosi, facciate di cattedrali, strumenti agricoli che riguardano la mietitura, oppure danno vita a immagini di fantasia. Coloro che sono addetti all’intreccio degli steli di grano, rigorosamente a mano e senza l’ausilio di alcun macchinario, realizzano veri e propri capolavori, su un’anima in legno, dando forma a diverse strutture, trame e ricami impagliati.
Nel Sannio vi sono alcuni oratori francescani dedicati a San Rocco, tra i quali quello di San Lorenzo a Benevento e nella Basilica dell’Annunziata e di Sant’Antonio a Vitulano. Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Circello, Pontelandolfo, Morcone, Sassinoro, San Giorgio del Sannio, sono alcune delle comunità che hanno una fortissima devozione per il Santo e che, con processioni o giornate dedicate, ne chiedono l’intercessione. Chiese e cappelle, statue lignee o figure votive sono un po’ ovunque. A Morcone, presso molte famiglie, si usa ancora preparare le frese, tipiche ciambelle rustiche confezionate con pasta lievitata, uova, sugna, sale e pepe. La tradizione vuole che esse vengano “sponzate” (inzuppate) sotto le acque che scorrono dalla fontana sita nei pressi della chiesa del Santo e mangiate in ricordo della tradizione popolare del cane e di San Rocco. A Cerreto Sannita un lungo corteo religioso si svolge il 16 agosto. Un tempo le processioni erano due, in seguito unificate. La processione tocca tutti i rioni del paese, anche quelli più umili. A Cusano Mutri la domenica successiva al 16 agosto, si tiene una processione con la statua di San Rocco. Occasione per mangiare una tradizionale pasta fatta a mano, normalmente tagliolini, con i fagioli. Il giorno successivo, dopo la celebrazione eucaristica, il pane benedetto viene offerto ai devoti. A Guardia Sanframondi vi è una chiesa dedicata al Santo molto particolare, data la sua insolita forma ottagonale. La troviamo in piazza Croce, al termine di una imponente scalinata, ed è un importantissimo punto di riferimento per i guardiesi, dato che è da lì che prendono il via le processioni settennali di penitenza in onore dell’Assunta. A Capriati al Volturno si trova il Museo Iconografico Europeo di San Rocco istituito nel 2006 dall’Associazione Europea Amici di San Rocco: raccoglie immagini, statue, dipinti, arredi e paramenti sacri legati al Santo, provenienti da comunità italiane ed europee dove è vivo il culto di Rocco.
Giornalista