Immagini dal Sannio: antiche fiere del bestiame nel Sannio della transumanza

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Antica Fiera di ottobre di Larino, foto di copertina di Pilone

Sono sempre sentiti e molto vivi, quei ricordi di antiche celebrazioni, feste e fiere che spesso vengono rievocati ancora oggi, anche se in modo completamente diverso. Le terre della pastorizia, poi, hanno tanto da tramandare e raccontare e i ricordi, pillole di memoria ancora tangibile, sono sempre un tramite per preservare le vecchie tradizioni. Il Sannio della transumanza, quel lungo tragitto che univa e unisce ancora il Molise alla Puglia tramite le cosiddette vie erbose, mantiene sovente in essere certe ricorrenze, nonostante il tempo e la modernità le abbiano in parte modificate. Erano tante le fiere del bestiame, ma anche agricole, nel territorio sannita che basava unicamente la sua economia su pastorizia e agricoltura. Gli animali erano la vera e propria forza della sussistenza delle popolazioni. Non parlo soltanto degli alimenti a base di carne o latticini: la fauna, infatti, era vera e propria forza lavoro. Gli asini e tante altre bestie da soma, ma anche buoi e cavalli, erano i perfetti alleati della semplice vita rurale e pastorale. In particolare, nei paesi che erano snodi cruciali della transumanza, le fiere del bestiame si rivelavano essere indispensabili, in quanto emblema dello sviluppo economico di un territorio prevalentemente agricolo. Era sempre numeroso il pubblico che affollava piazze, luoghi aperti, campi e spazi espositivi delle fiere: tori, capre, pecore, galline, cavalli, suini, attrezzi agricoli e tanto mangime. Tali mercati erano un vero e proprio punto di riferimento per il mondo agricolo e artigianale. Molti di questi avevano origini antichissime, risalivano addirittura al Medioevo, e una delle loro particolarità era quella di arrivare a occupare l’intero abitato cittadino con baracche e punti espositivi.

A Civitanova del Sannio, in provincia di Isernia, l’antica ricorrenza in onore di San Felice era una occasione per far festa e animare il vecchio borgo per quattro lunghi giorni. La fiera degli animali era certamente l’anima della festa che si teneva ogni anno alla fine di agosto. Già alle prime luci dell’alba, numerosi animali occupavano le strade del paese, dove uomini vestiti in maniera perlopiù elegante, per l’occasione, si aggiravano in vicoli e stradine per concludere le proprie compravendite. Il tutto era contornato da marcette suonate dalle bande musicali locali, e tanta folla che chiacchierava allegramente e che andava e veniva dalle baracche espositive. Bambini in festa, dato che la scuola era ancora lontana dal riaprire, giocattoli, trombette e noccioline tostate, gelati e sorbetti a base di sciroppo colorato, e ancora cassate e spumoni. E poi cantastorie, che raccontavano in musica episodi di brigantaggio e delle vite dei santi, e ancora musicanti e pellegrini.

Sin dall’antichità, generalmente, la festa di Sab Martino viene associata alla compravendita del bestiame. In molte località, infatti, nel mese di novembre il Santo viene festeggiato in onore dei mariti traditi, forse perché nel giorno a lui dedicato si svolgevano varie fiere di animali muniti di corna, in particolar modo buoi. Tra queste celebrazioni, meglio conosciute come feste dei cornuti, ricordiamo quelle di Rionero Sannitico, in provincia di Isernia, e quella di Ruviano, nel Casertano. I grandi mercati duravano più giorni, e mentre i mariti erano intenti a lavorare, comprando e vendendo animali, le mogli, raccontano le leggende, restavano in casa, avendo così più libertà di poter tradire i propri mariti, anche con i mezzadri del loro fondo. Le povere vittime, poi, divenivano oggetto di scherno proprio da parte di amici, familiari e di chi era stata causa del tradimento, e per questo nei loro confronti veniva simulata una vera e propria caccia nella quale essi dovevano interpretare il ruolo del cervo, animale dalle ricche e ramificate corna. A Larino, in provincia di Campobasso, da tempo è molto sentita la Fiera d’ottobre, mercato campionario di origini contadine, punto di riferimento importante per tutti coloro che, nelle stagioni della transumanza, si recavano verso la Puglia e le sue le zone più calde. Esso era perlopiù un grande mercato di animali da fattoria, salumi e formaggi. La prima edizione della fiera risale al XVIII secolo e fino a oggi ha continuato a svolgersi annualmente, anche se con le ovvie mutazioni. Ad esempio, attualmente la tecnologia vuole che alla fiera siano presenti anche piccoli o grandi trattori, ma anche prodotti che hanno ben poco da condividere con la vita rurale.

Momenti della transumanza, foto tratta da www.tuttogreen.it

Da diversi secoli, a Santa Croce del Sannio, nel Fortore beneventano, nel periodo di carnevale si svolge La Pace, una manifestazione tipica a rievocazione storica. Il primo documento che vi fa riferimento è datato 1785, anno in cui un Regio decreto legò l’evento al mercato del bestiame, fissato al giorno del martedì grasso. Molti, probabilmente, pensano che si tratti del solito carnevale con carri allegorici, maschere e coriandoli, piuttosto si tratta di un evento particolare che, attraverso una rievocazione storica medievale, celebra e ripropone ogni anno un episodio accaduto nel IX sec. d.C.. La manifestazione, infatti, ricorda un torneo equestre medievale, con Giostra e combattimento con la spada, che alcuni secoli fa era un modo per dare in sposa una facoltosa fanciulla al vincitore dei duelli, quale premio. Anche l’antica Fiera di San Giuseppe, a Benevento, un tempo era dedita unicamente al commercio di bestiame, mangimi e prodotti agricoli. Oggi è una grande esposizione di prodotti vari. A Guardia Sanframondi, nell’entroterra del Sannio campano, nella terza domenica di ottobre, in occasione della festività di San Pascasio, anticamente si teneva una fiera di bestiame e di prodotti agricoli che occupava tutto il centro abitato. a richiamo dell’identità rurale del borgo. Col passare degli anni, essa ha abbandonato la caratteristica di commercio di animali e si è trasformata in fiera di oggettistica varia e abbigliamento, giochi per bambini, ombrelli e tante castagne. Anche a Prata Sannita, dopo quarant’anni, ha recentemente rifatto capolino l’antica fiera delle bestie che un tempo caratterizzava l’economia e l’identità del borgo dedito all’allevamento e alla genuina ruralità.