Riceviamo e pubblichiamo – Fiorenza Ceniccola, Coordinatrice Forza Italia Giovani Benevento
Apprendo dalla stampa che domenica 23 ottobre si svolgerà a Castelvenere una pubblica manifestazione per far sapere al Governo che “… il prezzo dell’uva è mortificante”. Una notizia che fa ricordare quella vecchia nenia popolare: “ Dopo aver rubato a Santa Chiara … porte di ferro” e che sicuramente fa aumentare a dismisura la rabbia dei nostri vignaioli che vivono un disagio esistenziale ai limiti della sopportazione per la cronica bassa redditività che non riesce a coprire nemmeno i costi per coltivare una vigna. A tal proposito, vale la pena ricordare dare che in queste ultime settimane la “preziosa” uva Falanghina è stata pagata da 22 a 40 centesimi di euro al chilo. Un prezzo ancor più basso rispetto a quello dello scorso anno. E nessuno ne ha mai parlato. Tutti zitti e mosca! L’angoscia dei vignaioli è stata lasciata nell’ombra.
Tutti sono restati in religioso silenzio per non disturbare coloro che negli anni scorsi erano impegnati ad organizzare convegni e brindisi per celebrare la “svolta epocale per il territorio sannita” determinata dal “Sannio-Falanghina 2019”. Da parte mia, senza fare polemica, non posso non ricordare che in più occasioni avevo chiesto di “approfittare” della maggiore visibilità offerta dal riconoscimento ottenuto dalla rete europea delle Città del Vino per dare una scossa al sistema ed arrivare a strutturare anche in Campania un’agricoltura “contrattualizzata” al fine di garantire un reddito accettabile ai nostri vignaioli.
Un agricoltura “contrattualizzata” intesa come un accordo di filiera, un contratto di trasparenza ma, tutti hanno fatto finta di non sentire e/o si sono girati dall’altra parte per non vedere. Dopo aver rubato a Santa Chiara… si organizzano manifestazioni per chiedere al Governo di intervenire. E parlando di agricoltura, vale la pena ricordare che non solo l’uva è rimasta sulle viti. La stessa cosa vale per l’olio di oliva. Un tempo eravamo i leader mondiali oggi la Spagna fa almeno cinque volte la nostra produzione e ci invade con i suoi prodotti, ma anche la Tunisia (peraltro esporta senza dazio grazie ad un accordo con l’Unione europea stipulato dai nostri governanti del centrosinistra) e la Turchia sono i nostri grandi competitor con la Grecia che è in ripresa. Il rischio che anche le olive restino sugli alberi è altamente concreto. Ad una contrazione di circa il 30% della produzione i costi sono più che triplicati.
In poche parole, siamo dinanzi ad una vera e propria emergenza agroalimentare dovuta anche e soprattutto alla miopia politica che ha caratterizzato la classe dirigente del nostro Paese. E nell’indifferenza di coloro che domenica 23 ottobre p.v. si preparano a scendere in piazza contro il governo di centrodestra guidato dalla Presidente on. Giorgia Meloni.