Montesarchio, nel complesso delle Clarisse mostra personale di Luigi Vollaro

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Comunicato Stampa – Ferdinando Creta

Su progetto di Morena Cecere, Assessore alla Cultura, al Turismo, agli Eventi e alla Promozione Culturale del Comune di Montesarchio, gli spazi dello stenditoio del Complesso delle Clarisse, già passeggiata coperta per le monache di clausura, diventa luogo del contemporaneo, dove gli artisti possono essere ispirati e assorbire la storia del Complesso, mentre i visitatori possono chiacchierare con gli artisti e vedere mostre: una struttura suggestiva con capriate in legno ed illuminata da piccole finestre ad arco, dalle quali è possibile godere la vista di Montesarchio e della valle Caudina. In questo luogo, sabato 29 ottobre 2022 alle ore 18,00, in collaborazione con la Soprintendenza ABAP di Caserta e Benevento, dell’Ente Parco Regionale del Taburno Camposauro, della Pro Loco e delle Associazioni culturali di Montesarchio, sotto il Matronato del museo Madre di Napoli e il patrocinio del museo Arcos di Benevento sarà inaugurata la mostra “Vollaro”, personale Luigi Vollaro. Progettata site specific per gli spazi dello stenditoio, la mostra vuole essere un viaggio esclusivo nella produzione dell’artista originario di Scafati.

Fin dalla formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la sapiente guida di Augusto Perez e Umberto Mastroianni, Vollaro dimostra una forte ecletticità nell’uso del medium, esprimendosi nelle materie più disparate, che plasma a seconda delle necessità di ricerca, fino a giungere ad una produzione che indaga il contesto della realtà contemporanea in tutte le sue sfaccettature. In mostra con le opere in terracotta degli anni Ottanta, periodo in cui l’artista è membro della cosiddetta “Officina di Scafati” insieme a Angelo Casciello, Franco Cipriano, Luigi Pagano e Gerardo Vangone, dove alle figure totemiche degli “Alberi della Vita” mescola i sogni di divenire aviatore, tema che ha caratterizzato gran parte della prima produzione dello scultore, saranno esposte alcune delle sculture in piombo in cui “l’immaginazione di Vollaro si realizza – come ricordava Enrico Crispolti – in una maggiore articolazione plastica e spaziale, sempre e comunque accentuando la valenza materica delle superfici”, sino ad arrivare alla produzione più recente in rame e carta pesta. Il lavoro di Vollaro, negli ultimi tempi, sempre più legato alle figure alchemiche, a fuochi fatui e alle metamorfosi, sfruttando la malleabilità del supporto metallico, da un lato crea figure in continuo mutamento che si sviluppano in una verticalità sempre meno solida rispetto alla produzione in piombo, dall’altro, con il ritorno alla carta pesta, attinge al repertorio dell’idea del volare che già aveva segnato l’infanzia dell’artista e molte delle sue opere negli anni Ottanta.

Vollaro è ritenuto dalla critica artista campano di notevole interesse: la sua produzione scultorea in continua sperimentazione, pur rinnovandosi, conserva sempre e comunque una forte potenza gestuale e segnica. L’artista, legato ad una dimensione che interroga la realtà circostante in continua trasformazione, con il suo lavoro si misura con temi basilari: come il potere, le persone e il territorio nell’ottica di un mondo in continuo cambiamento. All’interno degli spazi caudini le opere di Vollaro, in una scenografia inedita, con la loro natura teatrale, trasportano il visitatore in un mondo ironico e destabilizzante, in grado di mettere in discussione la società contemporanea.