1976, Gregoretti e gli Inti Illimani: viaggio nel Sannio e nel Matese

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Nel 1976, Ugo Gregoretti regista, attore, sceneggiatore e giornalista, realizzò un documentario sul Sannio ed il Matese ripercorrendo l’avventura della Banda del Matese, un gruppo di ispirazione anarchica, protagonista di un tentativo insurrezionale attuato nella zona nell’aprile 1877. Il gruppo si proponeva di propagandare le idee anarchiche con esempi concreti che potessero essere imitati dalle masse popolari. “Avevamo scelto il Matese perché è una giogaia che si trova al centro dei monti del mezzogiorno, atta per la sua struttura alla guerra per bande, abitata da una popolazione battagliera che dette un contingente fortissimo al brigantaggio e che credevamo e crediamo disposta a ricominciare […]”.

In quegli anni era in tour in Italia il gruppo musicale degli Inti Illimani. I musicisti, non potendo rientrare in Cile a causa del colpo di stato e dell’avvento della dittatura di Pinochet, furono invitati da Gregoretti a esibirsi nella piazza principale di Pontelandolfo ed in seguito a partecipare come protagonisti al documentario nel Sannio e nel Matese.

Gli Inti-Illimani, gruppo di musica folk latinoamericana strumentale e vocale formata nel 1967 da un gruppo di studenti universitari, avevano acquisito grande popolarità in Cile per la loro canzone Venceremos, che era diventata l’inno del governo di Unità Popolare di Salvador Allende.

Come già detto, in occasione del colpo di stato cileno dell’11 settembre 1973, i musicisti, in tournée in Europa, non poterono tornare nel loro paese dove la loro musica era stata proibita dalla giunta militare del dittatore Augusto Pinochet e furono “adottati” dai partiti e movimenti di sinistra come simbolo di lotta alle dittature e a tutte le repressioni. In breve, divennero popolarissimi e la loro canzone El pueblo unido jamás será vencido fu eletto ad inno della sinistra extraparlamentare.

La famiglia Gregoretti, a metà degli anni ’50, trasferitasi da Roma a Napoli, visitò per la prima volta Pontelandolfo su invito di un amico. Luciano, padre di Ugo, decise di acquistare e restaurare la torre medievale, emblema dell’antico borgo. La torre, divenne, la residenza estiva della famiglia dove erano spesso ospiti Ettore Scola, Gigi Proietti e numerosi personaggi della cultura e dello spettacolo.

La storia della Banda del Matese costituiva un forte elemento di suggestione negli ambienti intellettuali del tempo e Gregoretti volle avvicinare i fatti di rivolta delle plebi meridionali sannite alle speranze di liberazione del popolo cileno. Il regista, insieme al gruppo degli Inti, intraprese un viaggio della memoria che li portò, partendo da San Lupo, dalla taverna Jacobelli, a visitare i paesi di Gallo e Letino, dove si svolsero gli accadimenti della sommossa popolare, e nei giorni successivi l’abitato di Foglianise, mentre si svolgeva la Festa del grano, e infine San Bartolomeo in Galdo, dove i musicisti crearono un murale in cui raffigurarono la Marcia della Fame, un episodio risalente a venti anni prima, il 14 aprile 1957, domenica delle Palme, quando numerosi braccianti organizzarono una manifestazione di protesta: si misero in marcia per andare a Roma con l’intento di testimoniare la loro povertà sotto le finestre del Parlamento italiano. La polizia venuta a sapere di questa marcia, dopo pochi chilometri bloccò i braccianti che vennero, picchiati e fatti tornare a casa.

Gli Inti Illimani, nel loro viaggio alla scoperta del Matese, si trovarono davanti a povertà che somigliavano molto alle condizioni agricole cilene ed i contadini del Sannio richiamavano con il loro destino di stenti e sacrifici le dura realtà dei campesino dell’ America latina.