“Montani atque agrestes”: così i Sanniti furono definiti da Tito Livio. E dopo secoli e secoli la natura della popolazione del territorio sannita non è certamente cambiato. Una zona fortemente legata alla ruralità e alla pastoralità, ieri come oggi, e la transumanza è una delle parole che più è a cuore a chi quotidianamente vive e respira un territorio di eccellenza. Il termine transumanza deriva dal latino trans, “al di là” e humus, “terra”, e si riferisce all’antichissima pratica di muovere stagionalmente le greggi alla ricerca di nuovi pascoli e di climi idonei alla pastorizia, tradizione comune a diverse aree del Mediterraneo di cui si conservano testimonianze in Italia, Spagna, Francia, Romania, Grecia, Portogallo e Ungheria. Una pratica antichissima che, secondo alcune fonti, prese vita molti millenni fa, quando i primi cacciatori-pastori iniziarono a seguire le proprie prede lungo i naturali percorsi migratori. In Italia la transumanza era fortemente radicata nell’Appennino centromeridionale e veniva praticata stagionalmente tra Abruzzo e Puglia attraverso la Campania e il Molise, caratterizzando fortemente la storia e lo sviluppo delle civiltà, strutturando una complessa rete di “vie erbose” dette tratturi.
E proprio con i Sanniti, i tratturi diventarono fondamentali anche per l’economia, tanto che molti centri e fortificazioni ancora oggi sorgono lungo il loro percorso. Fu però con i Romani che essi diventarono un vero e proprio sistema produttivo efficiente perché furono i primi che compresero quale enorme ricchezza potesse derivare dalla pastorizia, tanto che coniarono il termine pecunia (denaro) derivante proprio dal latino pecus, ossia pecora. I tratturi sono “vie d’erba” attraverso i quali i pastori spostavano due volte l’anno le greggi: a settembre verso le miti pianure pugliesi e a maggio alla ricerca dei verdi pascoli montani d’Abruzzo.
Il tratturo Pescasseroli – Candela è il secondo in lunghezza tra i Regi Tratturi, subito dopo il Tratturo Magno, e nacque come via militare di servizio per le legioni romane da Brindisi a Roma via Isernia, e divenne poi percorso della transumanza dai monti dell’Abruzzo al Tavoliere delle Puglie e viceversa. Presenta una grande strada verde, con i suoi tratturelli, come svincoli per i centri urbani limitrofi, ed è lungo 211 chilometri e largo 55,55 metri. Parte da Campomizzo, a nord del comune di Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo e raggiunge il territorio tra il comune di Candela e quello di Ascoli Satriano. Ovviamente, all’inizio del tratturo ci si trova a quote superiori ai 1000 metri, tra le alte montagne segnate dalla bianca roccia calcarea, dal glacialismo quaternario e dal successivo carsismo, discendendo gradualmente la Valle del Sangro, nel pieno versante adriatico. Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e nei boschi confinanti, sono presenti tutte le specie chiave dei grandi mammiferi, dal lupo al cervo fino all’orso bruno marsicano, purtroppo oggi ad altissimo rischio d’estinzione data l’esistenza di soltanto una quarantina di esemplari in totale. Vi è poi il camoscio d’Abruzzo e tra passeriformi e predatori, diffusissimi sono coccinelle, farfalle e lepidotteri.
Il Regio tratturo attraversa anche alcuni Siti di Importanza Comunitaria (SIC), aree che fanno parte della Rete Natura 2000, godendo di protezione particolare a livello europeo. Il tratto abruzzese è totalmente scomparso dalla cartografia, senz’altro almeno in parte per ragioni economiche, dato che buona parte del tratturo è stata riutilizzata per realizzare importanti strade di comunicazione. In Molise la transumanza è stata vissuta come una fonte di scambi commerciali e, quindi, di ricchezza mentre in Abruzzo veniva vista come uno status di arretratezza, per cui i tratti meglio conservati si trovano proprio nella regione molisana in cui segue la Strada Statale 17 dell’Appennino abruzzese toccando Isernia e attraversando centri come Bojano e Sepino.
Il tratto in provincia di Avellino, in cui il tratturo penetra nell’Irpinia, si estende dal territorio di Zungoli a quello di Casalbore e nel 2006 fu delimitato con picchetti in legno e alberato a cura della Comunità Montana dell’Ufita. Questa parte di tracciato sta diventando un percorso turistico-sportivo-ambientale e offre escursioni a cavallo, trekking e bici. Il Regio Tratturo Pescasseroli – Candela attraversa il territorio di Circello per ben dodici chilometri e in Puglia la situazione è a metà strada fra quella abruzzese e quella molisana: più ci si avvicina al termine del tratturo, più le sue tracce e il suo ricordo diventano vaghi. Percorrendolo a piedi, possiamo scorgere più di 1,546 cippi lapidei che separano la strada erbosa dai centri abitati e una flora molto particolare, costituita da orchidee selvatiche, funghi cardarelli, berretta di prete, i cui frutti venivano usati dai pastori contro le pulci, e rosa canina, oltre che erbe aromatiche e giunchi. Attraversa le regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, nelle province di L’Aquila, Isernia, Campobasso, Benevento, Avellino, Foggia e ben trantanove comuni. Gli innumerevoli scambi di prodotti tra i pastori transumanti e i contadini diedero origine a una gastronomia povera, tipica dei territori attraversati dai tratturi, per cui dallo stampo prevalentemente pastorale, a base di pane raffermo, erbe aromatiche, formaggio e ricotta.
I Comuni percorsi dal Tratturo sono: Pescasseroli, Opi, Civitella Alfedena, Barrea, Alfedena, Scontrone, Castel di Sangro, Rionero Sannitico, Forlì del Sannio, Isernia, Roccasicura, Miranda, Pettoranello del Molise, Castelpetroso, Santa Maria del Molise, Cantalupo nel Sannio, San Massimo, Bojano, San Polo Matese, Campochiaro, Guardaregia, Sepino, Cercemaggiore, Morcone, Santa Croce del Sannio, Circello, Reino, Pesco Sannita, San Marco de’ Cavoti, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Casalbore, Montefalco Irpino, Ariano Irpino, Villanova del Battista, Zungoli, Monteleone di Puglia, Anzano di Puglia, Rocchetta Sant’Antonio, Candela. Sono tantissimi i borghi antichi che si incontrano percorrendolo e non è semplice dover nominare solo alcune delle zone di interesse. Tra le aree archeologiche ci imbattiamo nella città di Isernia, col suo impianto paleolitico o con la storica Fontana Fraterna, Saepinum, Bovianum, la vicina Pietrabbondante, la necropoli sannita di Spineto, il sito archeologico di Aequm Tuticum, i resti del Tempio Italico di Casalbore e i musei di Ariano Irpino. Importantissime le tante masserie e taverne in muratura mista con più vani e locali attrezzati per la sosta delle greggi e degli addetti, localizzate in punti particolari che furono zone di valico, interessate dall’attraversamento di fiumi, o gli incroci fra tratturi. Non mancano i luoghi di culto, come le cappelle, legate perlopiù alla Madonna o a San Michele Arcangelo che proteggeva i pastori contro i malanni e i pericoli. Molti fontanili e abbeveratoi consentivano ristoro a uomini e animali mentre i mulini ad acqua erano indispensabili per la macina dei cereali.
Giornalista