Era il 4 gennaio 2015, esattamente otto anni fa, e l’Italia e il mondo intero vennero scossi da una dolorosa e inaspettata notizia: la morte del cantautore napoletano Pino Daniele, a causa dei suoi problemi cardiaci, a soli 59 anni di età. Pino era poesia, musica blues e musica popolare, musica partenopea e jazz e rock napoletano, italiano, inglese. Pino cantava amore e dolcezza, rabbia, goliardia, cantava poesia e rappresentava Napoli nel mondo, l’Italia intera nel mondo. Una data amara quel 4 gennaio per tutti quelli che lo hanno amato ma anche per chi non amava lui ma la musica d’autore, la poesia in uno spartito, l’Arte con la A maiuscola. Eppure, Pino Daniele è immortale, e in vita sapeva che lo sarebbe diventato; esiste in chi canticchia le sue canzoni, esiste sui testi universitari di linguistica, esiste in ogni giovane che imbraccia la chitarra da lui ispirato.
Pochi giorni dopo la sua scomparsa, migliaia di napoletani si ritrovarono in Piazza del Plebiscito a intonare le sue canzoni e la celebre Napule è venne trasmessa in filodiffussione, attraverso gli altoparlanti, nell’intera linea dei treni metropolitani della città di Napoli, di cui Pino è stato figlio illustre. Un figlio di mamma Napoli che ha amato la sua città profondamente, e l’ha raccontata nelle sue molteplici sfaccettature, nei suoi “mille culure”.
Pino Daniele è nato e cresciuto nel suo centro storico dove ha mosso i suoi primi passi imponendosi, in seguito, anche oltre confine, collaborando con artisti internazionali di notevole pregio, oltre ai grandi nomi suoi conterranei come Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo e James Senese e il grande Massimo Troisi nella composizione di celeberrime colonne sonore, come quella per Ricomincio da tre o Quando, per il film Pensavo fosse amore invece era un calesse. Proprio a Troisi era legato da un rapporto di profonda amicizia e stima, erano due geni che si attraevano l’un l’altro. A dare per primo la notizia della morte di Pino Daniele fu Eros Ramazzotti con un messaggio sul suo profilo Instagram, alle 2:08 di mattina. Irestò senza fiato, il cuore in gola, e Pino non ha mai smesso di vivere grazie quanti lo hanno apprezzato e lo amano ancora.
Giornalista