Comunicato Stampa – PCI Sant’Agata de’ Goti
Così il PCI di Sant’Agata de’ Goti: “Il Consiglio del 19 dicembre, atteso da molto tempo, ha davvero necessità di essere riascoltato e digerito. Per la durata, certo, ma soprattutto per le informazioni date e trapelate. Su un piano formale, è certamente emerso il bisogno di migliorare la comunicazione fra istituzioni, gruppi politici e cittadini, in quanto, al di là delle strategie, a volte anche giustamente riservate, è necessario informare le persone su cosa stia accadendo, evitando tatticismi, gelosie e immaturi risentimenti.
Su un piano sostanziale è emerso lo scollamento fra realtà effettiva (un ospedale non funzionante) e la realtà ufficiale contenuta in taluni atti aziendali (che descrivono un ospedale che recepisce appieno i decreti governativi e commissariali). Questa incoerenza, di cui molti da tempo sospettavano, fa sì che a Napoli (o a Roma) non capiscano bene cosa ci sia da lamentarsi da parte dei cittadini e delle istituzioni locali, visto che dagli atti tutto sembra operare al meglio. Da un lato, ci sembra di capire che il sistema dei controlli e delle verifiche (anche dell’operato dei dirigenti) non funziona per nulla, ed è facilmente sconfessabile da semplici controlli sul campo; su un livello molto più semplicistico, tutto ciò sembra confermare il vecchio adagio: “mbruogl assai e carte appost” (sul quale si crede sia inutile riportare traduzione).
In attesa di comprendere se e come si riuscirà a convocare in un unico consesso i sindaci del territorio (tramite la Conferenza Provinciale), e/o che si riesca ad avere un ulteriore incontro con De Luca, da tutti i commenti, gli interventi, le osservazioni, emerge solo una verità: il sistema sanitario affidato alle regioni è del tutto fallimentare, pieno di falle e zone d’ombra. Ai deputati del territorio quanto ai sindaci e ai partiti andrebbe rivolto un solo appello: lavorare insieme per portare in Parlamento una proposta di totale cambiamento della gestione del Sistema Sanitario Nazionale. È urgente, e non solo per la pandemia, ma per le condizioni ordinarie della Sanità, che ci si impegni per costruire un Sistema Sanitario VERAMENTE PUBBLICO e UNIVERSALE.
Un Sistema PUBBLICO, ovvero STATALE, che veda al privato al massimo in modo del tutto secondario, perché la Salute delle persone non può essere oggetto di speculazione o di affari, e che elimini del tutto la lunga mano dei grandi imprenditori; il malfunzionamento della sanità pubblica (ASL e ospedali) fa spesso emergere brutte sensazioni rispetto al privato “adiacente”. Un Sistema UNIVERSALE, che garantisca il DIRITTO ALLA SALUTE a tutti i cittadini, ovunque essi risiedano, a Reggio Calabria come a Belluno, così come stabilito dalla Costituzione. Un Sistema Sanitario, poi, che tolga alle regioni, e alla politica padronale e clientelare spesso intrapresa dai tanti potestà di città, ogni pretesa di gestioni dei fondi e delle nomine nel sistema sanitario.
Questa è l’unica vera proposta che andrebbe portata avanti, perché, come comunque emerso all’interno del Consiglio Comunale, il problema dell’ospedale di Sant’Agata non si risolve su un piano di trattativa politica con la Regione, chiedendo una intercessione a una fazione politica che fra qualche anno potrebbe essere spazzata via, ma solo intervenendo su un piano generale e sostanziale. La problematica del riconoscimento del Diritto alla Salute di santagatesi e beneventani potrà essere risolta solo quando lo sarà per tutti”.