Riceviamo e pubblichiamo – Fiorenza Ceniccola, Coordinatrice Forza Italia Giovani – Benevento
In Irlanda l’alcolismo è diventato un grave problema sociale e il parlamento irlandese è in procinto di approvare una legge (con il silenzio-assenso della Commissione Europea) per imporre l’obbligo di riportare sulle etichette delle bottiglie di vino e di altri alcolici indicazioni relative al cancro e alle malattie del fegato come già avviene sui pacchetti di sigarette. In poche parole, una furia salutistica rischia di affossare il vino cercando di farlo apparire “cancerogeno”.
Nel ricordare a tutti che il vino oltre ad essere un’eccellenza agroalimentare è anche l’emblema della cristianità, quella cristianità antica da cui l’Occidente è nato e di cui l’Occidente vive, l’occasione è buona per invitare il Governo di Dublino ad emulare quanto fece il presidente degli Stati Uniti, Franklin Dedalo Roosevelt, per fronteggiare i gravi fenomeni di devianza sociale che insanguinavano le strade di New Work durante il periodo del proibizionismo caratterizzato da un eccessivo uso di vodka, whisky, rum, tequila, gin, ecc. Che cosa fece il Presidente Roosevelt?
Basta andare a sfogliare i giornali dell’epoca per leggere che oltre ad abolire il proibizionismo (con cui si voleva rendere astemi gli americani per legge) favorì l’importazione di vino (e la produzione di birra a basso tasso alcolico) con il risultato di far diminuire la corruzione, le risse e gli ammazzamenti. Per farla breve, il vino è stato l’antidoto usato in America per rimediare al disastro sociale provocato dall’abuso dei superalcolici.
Oggi, dobbiamo far tesoro di quell’esperienza e parlando di vino non posso non ricordare quel che scriveva il medico veronese Cesare Lombroso: “… il vino può essere il veleno che trascina nell’ozio, all’istupidimento. E questo fuggiamolo, vituperiamolo. L’altro è il vino che fa alzare il calice, la fronte, e il pensiero, il vino che mette all’operaio la forza nel braccio e il canto sulle labbra; il liquore benefico che aggiunge un sorriso all’amicizia e una scintilla all’amore, e questo onoriamolo e festeggiamolo, benedicendo le due grandi forze benefiche di cui ne andiamo debitori: la fecondità della terra e il lavoro dell’uomo”. In conclusione, parafrasando Papa Francesco: “Senza vino non c’è festa”.