Sembra passata un’eternità e forse si tratta proprio di una vita fa, un’altra vita. Il 16 febbraio 1959 il giovanissimo trentatreenne Fidel Castro diventò primo ministro di Cuba, carica che mantenne fino alla sua abolizione avvenuta il 2 dicembre 1976. Quello del ’76 fu solo un cambiamento di forma, ma non di sostanza perché Castro conservò il potere come Presidente del Consiglio di Stato e Presidente del Consiglio dei ministri, oltre a segretario generale del Partito Comunista Cubano. Nel 2008 fu costretto a lasciare la presidenza al fratello più giovane, Raul. Fidel Castro nacque il 13 agosto 1926 da una famiglia benestante e si oppose fin da giovanissimo al governo del generale Fulgencio Batista, appoggiato dagli Stati Uniti. Dopo un rovinoso assalto armato alla caserma di Moncada il 16 luglio 1953, fu imprigionato e condannato a quindici anni di prigionia, ma fu rilasciato nel 1955 grazie a un’amnistia generale, esiliando in Messico e negli Stati Uniti. Quando tornò clandestinamente insieme ad altri esiliati, si riunì in un gruppo politico di opposizione, il Movimento del 26 luglio, sopravvisse insieme ad altri undici uomini, tra cui Ernesto “Che” Guevara e Camillo Cienfuegos, alla ritirata sulle montagne della Sierra Maestra, cominciando la guerriglia contro il regime. Il suo gruppo crebbe considerevolmente e riuscì a cacciare Batista.
Nel 1959 assunse la guida del Paese, in seguito alle dimissioni del primo governo post-Battista. Il nuovo governo cominciò a espropriare le proprietà delle compagnie statunitensi proponendo risarcimenti molto bassi. Non fu etichettato subito come comunista, piuttosto il vice presidente degli Usa Richard Nixon, dopo averlo incontrato alla Casa Bianca, disse che fosse naif. Eppure, dovette ricredersi in fretta: nel 1960 Cuba firmò un accordo con l’Unione Sovietica per l’acquisto del petrolio ed espropriò le raffinerie cubane, fino ad allora di proprietà americana. Gli USA interruppero subito le relazioni diplomatiche con il governo Castro, che iniziò a ricevere aiuti umanitari e militari dall’Urss. Nell’aprile del 1961, gli Stati Uniti tentarono un fallimentare attacco a Cuba, facendo sbarcare nella Baia dei Porci, a sud dell’Avana, circa 1.400 dissidenti finanziati e addestrati dalla Cia. Nello stesso anno, il 2 dicembre, in un celebre discorso alla nazione Fidel Castro annunciò che Cuba avrebbe adottato il comunismo come forma di governo.
Al centro della sua politica, vi era l’alfabetizzazione della popolazione e la sanità di alto livello accessibile a tutti: ancora oggi, nessun bambino cubano vive per la strada e i tassi di mortalità infantile sono i più bassi delle Americhe. Cuba, inoltre, ha il più alto tasso di alfabetizzazione. Fidel Castro si definì un marxista-leninista, e cercò di trasformare Cuba da uno stato capitalista dominato dall’imperialismo straniero a una società socialista e comunista. Castro è sempre stata una figura molto controversa: viene considerato da molti un dittatore, nemico dei diritti umani, mentre i suoi sostenitori lo considerano un liberatore e sottolineano i progressi promossi nel piccolo territorio cubano.
Giornalista