Sul Taburno a 1.100 metri sul livello del mare si apre un pianoro denominato Camposauro. L’archeologo tedesco Giorgio Buchner, famoso per i suoi studi sul popolamento preistorico dell’isola d’Ischia e sulla fondazione delle colonie della Magna Grecia, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, a seguito di ricerche, portò alla luce un deposito archeologico del tipo “facies”, un piccolo villaggio sviluppatosi durante la fase climatica dell’Olocene, durante la quale il territorio era caratterizzato da una forte attività del sole, da un abbassamento del livello delle acque e da un clima caldo, che incoraggiarono la nascita di piccoli insediamenti, spesso collegati tra loro da strade in terra battuta, percorse da carri e terre coltivate.
I reperti indussero a pensare che il sito fosse prevalentemente una stazione di pascolo estivo. Mancavano infatti evidenze architettoniche che portavano a pensare ad un villaggio stanziale di discrete dimensioni.
I dati raccolti da Buchner testimoniano che le tracce sono riferibili all’antica età del Bronzo (3000 a.C.). Il luogo, per sua conformazione di estesa spianata, richiama altre conche poste a quote elevate piuttosto comuni nell’Appenino campano incastonate tra le cime dei rilievi montuosi particolarmente adatte come stazzi naturali. L’area chiusa si prestava agli usi della pastorizia transumante per ricoverare i greggi durante i mesi estivi.
Con molta probabilità si trattava di un accampamento stagionale abitato dai pastori che facilmente potevano raggiungere i villaggi in pianura dove risiedevano abitualmente; villaggi posti lungo le valli fluviali ai piedi dei massicci montuosi.