Non so se molti di voi lo ricordano, ma certe emozioni sono difficili da dimenticare. Era il 29 marzo 2020, in pieno lockdown da pandemia covid, e la comunità di Guardia Sanframondi, e buona parte dei fedeli dei paesi limitrofi, si strinse in un unico abbraccio virtuale, dal retro dei monitor del pc o degli smartphone, mentre si svolgeva un evento straordinario nel santuario della Madonna dell’Assunta. Alle 12 di quella importantissima giornata, infatti, ci fu la santa invocazione della Madonna Assunta e della sua protezione con il suono dei campanelli, evento fortemente voluto dal parroco don Giustino Di Santo. No, non parlo di campane a festa, né di campane qualunque: i campanelli di Guardia Sanframondi sono i campanelli per antonomasia, simbolo dell’amore di un popolo verso la sua Madonna, manifestazione di una radicata tradizione di fede e devozione che si rinnova da secoli. Un suono melodioso che apre il cuore a sentimenti di amore e di pace.
“… E, in vero, un fremito corre per le vene al suono di quei campanelli; i corpi si curvano come sotto l’impulso d’una forza misteriosa; una compunzione sincera, una profonda emozione si impossessa del cuore umano… Coi rintocchi or celeri or lenti, fanno provare all’uomo ogni più svariato affetto: fanno vedere l’abisso della nullità umana, fanno sentire il fascino delle celesti cose…”. Questa è la descrizione poetica di padre Adolfo De Blasio, sacerdote e studioso di Guardia Sanframondi, poetica sì, come poetico è il suono di queste piccole ma grandi campane, e poetica è altresì l’apertura dell’animo e del cuore di tutti i guardiesi a ogni scampanellio. Poetica è la loro sonorità, certamente non avvicinabile a qualsiasi altro campanello.
Secondo la tradizione storica, furono rinvenuti insieme alla statua della Madonna Assunta nel territorio di Limata, borgo ridotto in macerie in seguito al suo abbandono causato dallo scoppio di una tremenda epidemia, oggi nel territorio limitrofo a San Lorenzo Maggiore. Sono due campanelli, diversi in quanto a grandezza, di dimensioni non notevoli, legati a un unico sostegno di legno con delle impugnature metalliche ai lati, grazie alle quali risultano facilmente trasportabili, oggi collocati all’interno del santuario dell’Assunta, proprio sotto la nicchia della Vergine. Sulla fascia di quello più grande è riportato l’anno di fusione e una scritta a rilievo, Jesus Maria-1048. Entrambi, invece, recano la stessa incisione, Assunta e Pietro Pascale. Molte le ipotesi su chi fossero davvero questi personaggi, tra le più probabili quella che si potesse trattare di due offerenti all’Assunta. Su ognuno dei due campanelli vi sono semplici decorazioni a rilievo, con l’immagine della Madonna. La religiosità popolare attribuisce ai campanelli il compito di convocare la comunità per una pubblica preghiera, come in particolari casi di calamità. Come nel periodo più difficile per l’umanità degli ultimi decenni, il covid e l’indimenticabile lockdown.
Sappiamo che i Riti in onore dell’Assunta si svolgono ogni sette anni. Sette anni è la scansione del tempo di ogni guardiese, sette anni è il loro modo di contare e di saper attendere e, nel frattempo, di prepararsi alla più grande delle penitenze. L’ultimo anno in cui si sono celebrati i Riti è stato il 2017, il prossimo sarà l’anno che verrà. Il primo importante simbolo dei Riti è proprio quello sonoro, il magico suono ritmato dei campanelli che accompagna gran parte dello svolgimento della manifestazione guardiese. Nell’anno in cui si celebrano i Riti Settennali, nella prima domenica dopo il 26 maggio, festività del santo patrono Filippo Neri, i Rioni Croce, Portella, Fontanella e Piazza, iniziano la loro questua, atta a finanziare la manifestazione che di lì a pochi mesi andrà a cominciare. In realtà, il loro suono in ogni rione è anche un modo per risvegliare le coscienze dei cittadini, per richiamare gli animi degli abitanti di Guardia, per ricordar loro che ci si sta per preparare a un evento eccezionale, un periodo caratterizzato dall’assoluta devozione, in cui fede e speranza si intrecciano nel cuore di ognuno. Al termine della prima messa ordinaria al Santuario, i rappresentanti del Rione Croce prelevano i campanelli dal loro alloggiamento sotto la nicchia, li portano a benedire per poi tradurli fuori dal santuario e riconsegnarli, qualche ora dopo, al parroco. Questo accade per quattro domeniche successive, ogni domenica è la volta di un rione diverso. Bisogna stare molto attenti nel trasporto di questi unici strumenti: finché non si raggiunge il proprio rione, infatti, si cammina con i campanelli alzati e bloccati per non far emettere alcun suono, specie se si sta attraversando un rione che non è il proprio. Quando il corteo arriva in prossimità del rione di appartenenza comincia lo scampanellio, ed è risveglio degli animi, gioia di ognuno. Il suono dei campanelli è poesia vera, melodia pura, vibrazione delle corde dei sentimenti e dello spirito devoto di ogni guardiese. “Sono usciti i campanelli” è la tipica espressione degli abitanti di Guardia tanto devoti alla Madonna dell’Assunta.
Il suono di questi delicati strumenti anima anche la giornata della processione dell’Assunta, la domenica che coincide con l’ultimo giorno dei Riti Settennali. Sono i primi a uscire dal santuario, precedendo la processione dei vari rioni, con i loro figuranti: in primis il Rione Croce, nel quale procedono anche Flagellanti e Battenti, a seguire i Rioni Portella, Fontanella e Piazza, le autorità istituzionali ed ecclesiastiche e infine la Madonna. Quando i campanelli raggiungono i vari rioni, passano tra le mani dei rappresentanti degli stessi che li fanno suonare di volta in volta. Al loro ritorno al santuario, aspettano il rientro dell’Assunta e le vanno incontro per rientrare insieme in chiesa. Nei secoli passati, venivano portati in processione anche per evocare l’intercessione della Madonna in particolari casi di calamità: quando, ad esempio, a causa della forte siccità si invocava l’arrivo delle piogge, oppure, al contrario, quando dopo abbondanti piogge si invocava il bel tempo. Il loro suono melodioso è il modo migliore per richiamare il cuore dei devoti guardiesi a “fede e coraggio”.
Giornalista