Basta andare in provincia di Isernia, a Castelpetroso, piccolo borgo di circa 1.500 abitanti, per imbattersi in una immagine da sogno. Sembra un castello incantato, come quello delle fiabe, e invece è una delle immagine sacre simbolo del Molise. Siamo tra le valli di Bojano e Carpinone, e la Basilica Minore dell’Addolorata svetta alta, magicamente, e affascina chiunque la ammiri, per caso o perché interessato. Le guglie si lanciano al cielo e donano all’edificio sacro un’aura fiabesca; intorno il verde, la rigogliosa natura tipica dell’entroterra molisano. Ognuno si innamora del Santuario, la cui storia ebbe inizio il 22 marzo 1888, quando per la prima volta la Vergine Maria apparve a due contadine del luogo mentre cercavano una pecorella smarrita. Le due pastorelle si chiamavano Serafina e Bibiana, nata Fabiana, e in quel frangente si trovavano in località Cesa tra Santi, sulle pendici del Monte Patalecchia. Una delle due donne vide comparire Maria Addolorata, semi inginocchiata, con il Figlio morto ai piedi, lo sguardo verso l’alto e le braccia aperte in atto di offerta. Il 26 settembre di quello stesso anno, il vescovo di Bojano, nel recarsi sul luogo dell’apparizione, fu egli stesso graziato nel vedere la Vergine. In seguito al riconoscimento di tale fenomeno, papa Paolo VI proclamò Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso patrona del Molise il 6 dicembre 1973.
Fu così che iniziò la costruzione di quella basilica che venne consacrata solo nel 1975. Si scelse di costruire il santuario più a valle rispetto al luogo delle apparizioni, affinché fosse più facilmente raggiungibile dai pellegrini. Il progetto venne affidato a Giuseppe Gualandi, alla cui morte, avvenuta nel 1944, subentrò il figlio Francesco. Il 28 settembre 1890 venne posata la prima pietra e si diede inizio alla costruzione del maestoso edificio, che procedette a rilento a causa di problemi economici e delle due guerre mondiali. Oggi la Basilica Minore dell’Addolorata, monumento dal tocco fiabesco, è meta di pellegrinaggio da ogni angolo d’Italia e non solo. Ha una slanciata struttura neogotica e il colore bianco delle pietre fa spiccare la chiesa dal verde dei boschi circostanti, catturando lo sguardo meravigliato dei più.
L’edificio ha una facciata stretta fra due torri campanarie e la cupola ottagonale si innesta su un alto tamburo che presenta una bifora su ciascun lato. Su di essa vi è una lanterna ottagonale che alla sua sommità raggiunge un’altezza di 52 metri. La pianta del santuario ha una chiara allusione al culto di Maria e rappresenta, nella parte centrale, un cuore trafitto da sette spade, i sette dolori di Maria, costituiti dalle sette cappelle, quella centrale leggermente maggiore rispetto alle altre sei. Questa, in asse con l’ingresso, presenta il pavimento rialzato rispetto al resto della chiesa. Gli interni sono sfarzosi e decorati seguendo lo schema neogotico della parte esterna. Sono grandi i richiami alla Vergine, con raffigurazioni e statue realizzate con pregiatissimi materiali provenienti dalle migliori cave del mondo. Nella cappella maggiore è presente una bellissima pietà, conosciuta come il Simulacro di Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso: è una scultura in legno della Vergine che presenta il Figlio morto.
Il 19 marzo 1995, nel giorno di san Giuseppe, terza domenica di Quaresima, il pontefice Giovanni Paolo II, durante il suo secondo viaggio pastorale in Molise, visitò il luogo delle apparizioni e il santuario e vi celebrò la santa messa e l’Angelus. Il 21 settembre 2011, in occasione del 121º anniversario della posa della prima pietra, il santuario ricevette la visita del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mentre nel 123º anniversario della posa della prima pietra, nel 2013, il santuario fu elevato alla dignità di Basilica Minore da papa Francesco, che la visitò il 5 luglio 2014, incontrando i giovani di Abruzzo e Molise. Dal febbraio 1993 al 2005 il santuario è stato affidato alle cure pastorali e liturgiche dei francescani e delle francescane dell’Immacolata, fondati da padre Stefano Maria Manelli negli anni Ottanta. Nel nuovo millennio sono subentrati i frati minori conventuali di Abruzzo e Molise. Accanto alla chiesa si trovano l’assistenza dei pellegrini e l’orfanotrofio, affidati alle piccole discepole di Gesù di Marino (Roma) fino al 2013.
Giornalista