Mura megalitiche a Monte Acero: l’antica Telesia era abitata dai Ciclopi

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Le mura di Monte Acero, foto di Adam Biondi

Lungo le pendici del Monte Acero un tempo sorgeva la cosiddetta “Arce di Monte Acero”, una fortezza composta da tre chilometri di mura megalitiche di età osco sannita (VI secolo a.C.).
Mura costituite da grossi massi di pietra squadrati e disposti a secco che richiamano, nelle fattezze, centinaia di chilometri di mura costruite con enormi blocchi di pietra poligonale che ancora sopravvivono in diversi luoghi d’ Italia. Enormi blocchi che le leggende tramandano siano opere realizzate dai Ciclopi, gigantesche divinità che abitarono la terra nella notte dei tempi.

La leggenda dei Ciclopi conferma l’origine greca di buona parte delle popolazioni italiche. Mura ciclopiche erano tipiche costruzioni presenti in Tessaglia, in Argolide, a Micene.
I ciclopi furono generati da Gea (la dea Terra), erano simili agli dei ma con un solo occhio in fronte; i primi furono Bronte, Sterope ed Arge. Efesto figlio di Zeus e di Era, considerato il più brutto fra gli dei, un giorno fece talmente irritare il padre Zeus che questi lo afferrò per un piede e lo scaraventò sulla terra. Ritiratosi nelle viscere dell’Etna, insieme ai ciclopi creò un’officina e divenne fabbro, in Italia fu venerato con il nome di Vulcano.

La Sicilia era conosciuta come terra dei Ciclopi. Ancora oggi ad Aci Trezza, in provincia di Catania, nel golfo del paese, in mezzo al mare, è possibile ammirare gli scogli dei Ciclopi che sarebbero stati creati dai grossi massi che Polifemo scagliò contro la barca di Ulisse dopo che questi l’aveva accecato, come racconta Omero nell’Odissea.

Il popolo dei Ciclopi ha lasciato, a propria memoria, numerose mura maestose che circondano città, fortezze, acropoli, come ad esempio nella città di Alatri in provincia di Frosinone, Pietrabbondante in Molise, Amelia in Umbria, Alba Fucens in Abruzzo. Rovine molto antiche, uniche nel loro genere. Enormi pietre sagomate, incastrate perfettamente senza malta, opere che hanno resistito a secoli.
I Ciclopi: una stirpe estinta di umani giganti più raccontata dai narratori che dagli storici. Omero, Esiodo, Plutarco e Diodoro Siculo li hanno descritti come molto più alti, forti e intelligenti dell’uomo, tanto da avere la forza di spostare enormi massi per costruire opere “ciclopiche”.

I Ciclopi non sono mai esistiti “forse”: i greci indicavano con il termine kuklos il bianco dell’occhio e il termine ciclope deriva proprio da kuklos, scambiando, nell’immaginario popolare, una piccola fiaccola piazzata sulla fronte per rischiarare le tenebre delle caverne in un unico occhio.