Accadde oggi: 29 luglio 1900, l’assassinio di Re Umberto I

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Era la caldissima notte del 29 luglio 1900 e la società sportiva Forti e Liberi organizzò un concorso ginnico per la Provincia di Milano, in occasione del quale invitò anche il Re Umberto I, andando personalmente in Villa Reale per richiedere la sua presenza. Il monarca fu molto entusiasta dell’invito, affermando: “Voglio proprio andare; a me piace vedere della gioventù bella e forte”. Il campo in cui si svolgeva la manifestazione era gremito di signore con eleganti abiti colorati e addobbato per ricevere le autorità civili e militari. Era tantissima la gente, tutti in attesa trepidante del sovrano che arrivò alle 21:20, su una vettura a due cavalli, scortato da due cocchieri e due palafrenieri, vestito in borghese, col suo immancabile cilindro. L’uomo era di ottimo umore e venne accolto con un fragoroso applauso dalla folla che si accalcò attorno alla carrozza, fra tantissimi battiti di mano e ovazioni. All’improvviso, tre colpi, secchi. Una ferita al petto, poi al cuore e poi alla spalla sinistra. L’uomo che sparò era già stato afferrato dal maresciallo e da un carabiniere. La folla capì immediatamente che si trattava di un attentato e cercò di prendere l’assassino urlando “A morte, a morte”.

Il re fu trasportato d’urgenza alla Villa Reale dove alle 22:45 morì. La notizia della sua morte si diffuse molto rapidamente in tutta la reggia e tutti, attoniti e senza parole, piansero la scomparsa del loro sovrano, molto amato per essere sempre stato una persona buona e generosa, tanto da essere definito il “re buono”. La mattina successiva iniziarono ad arrivare in Villa centinaia di telegrammi, deputati, senatori e autorità. L’uomo che sparò, interrogato in caserma, disse di chiamarsi Gaetano Bresci, aveva 31 anni, ed era toscano: da un anno era tornato dall’America e soggiornava da due giorni a Monza in una pensione di Via Fratelli Cairoli. L’interrogatorio a cui fu sottoposto fu molto lungo ma rispose solo dicendo: “Lasciatemi tranquillo, lasciatemi dormire. Risponderò a suo tempo”. Si mostrava calmo, impassibile e freddo. L’8 agosto, dopo una cerimonia nella camera ardente di Villa Reale, la salma venne accompagnata in stazione e con un vagone speciale raggiunse Roma con l’alto clero e i dignitari di corte a cui era stata affidata anche la Corona ferrea, mentre alle 18:30 la salma raggiunse la Stazione Termini con in testa il generale Amedeo Avogadro e poi raggiunse il Pantheon per essere tumulata.