AIL Benevento, nuovi finanziamenti per curare la leucemia mieloide acuta

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Comunicato Stampa – AIL Benevento

L’AIL Benevento OdV – Stefania Mottola, da sempre al fianco dell’Azienda Ospedaliera San Pio, a cui in più di 10 anni ha devoluto – per il solo progetto di continuità assistenziale – 556.051 euro per circa 180 pazienti assistiti al proprio domicilio con cure integrative, ha finanziato un importante progetto di ricerca realizzato da GIMEMA AML 1310.

Il finanziamento sostiene, in particolare, l’attività dedicata alla “Terapia adattata al rischio genetico/citogenetico e basata sulla determinazione della malattia minima residua per pazienti giovani (≤60 anni), affetti da leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi”.
La donazione, di cinquantamila euro, supporterà un contratto, della durata di due anni per una giovane ricercatrice, che contribuirà alla pubblicazione e alla divulgazione dei risultati di nuove analisi statistiche.

Lo studio AML1310 è il primo studio GIMEMA su pazienti adulti con leucemia mieloide acuta, in cui la scelta del trattamento per i pazienti, ha integrato l’analisi di specifiche alterazioni molecolari e citogenetiche e la valutazione della malattia residua misurabile (MRD).
“L’AIL Benevento OdV – Stefania Mottola intende continuare a finanziare gli studi mirati alle principali strategie terapeutiche proposte da GIMEMA,” – sostiene la Presidente della Sezione di Benevento Pierangela Mottola – “affinché si possa capire, in maniera sempre più approfondita, le caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti. Il nostro obiettivo” – continua la Presidente – “è quello di poter realizzare le migliori cure per tutti i pazienti, adatte a ciascuno di loro e che possano realizzare un futuro di guarigione. Ciò in linea con la mission della nostra OdV.”

In particolare, infatti, come specificato da GIMEMA, per i pazienti erano previste tipologie di trapianto diverse (trapianto allogenico o autologo) secondo le diverse categorie di rischio e i livelli di malattia minima residua e venivano stimate, nei sei anni di follow-up dello studio, la sopravvivenza totale e la sopravvivenza libera da malattia (valutata proprio attraverso il monitoraggio della malattia minima residua). Il protocollo AML1310 ha adottato un approccio più personalizzato di cura, con l’obiettivo di modellare la terapia in base alla risposta del paziente e di affinare la capacità di previsione degli esiti della malattia, discostandosi dal classico approccio “one-size-fits-all” (uguale per tutti). L’inizio della sperimentazione risale al 2009. Lo studio si è poi concluso nel 2015, e ha coinvolto 515 pazienti. (www.gimema.it)