Era l’ora nona del 19 agosto 14 d.C., quando a Nola, al ritorno da un viaggio a Napoli e a Benevento, morì Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, primo imperatore romano. Aveva 75 anni ed ebbe ben due orazioni funebri: una da Tiberio, una dal figlio Druso, e il suo corpo fu trasportato al Campo Marzio, dove venne cremato. Secondo il racconto di Svetonio, furono parecchi i segni premonitori evidenti che ne preannunciarono la sua morte e la sua divinizzazione. “Mentre stava compiendo la cerimonia della lustratio nel Campo Marzio, davanti al popolo romano, un’aquila gli volò più volte attorno; subito dopo si diresse verso il vicino tempio, sedendosi sulla prima lettera del nome di Agrippa. Per cui, chiese a Tiberio, suo collega, di pronunciare i voti per la lustratio successiva, poiché non se la sentiva di pronunciare ciò che non poteva mantenere in futuro. Sempre in questo stesso periodo un fulmine fece cadere dall’iscrizione della sua statua la prima lettera del suo nome; gli venne annunciato che sarebbe vissuto solo cento giorni da questo evento, pari al numero indicato dalla lettera “C”, e che sarebbe stato divinizzato poiché aesar, ovvero quanto rimaneva della parola Caesar, in lingua etrusca, significa Dio”. (Wikipedia). Augusto lasciò alla sua morte un dettagliato resoconto delle sue opere: le Res Gestae Divi Augusti. Sempre Svetonio racconta che lasciò tre rotoli contenenti disposizioni per il suo funerale, un riassunto delle opere, da incidere su tavole in bronzo e da collocare davanti al suo mausoleo e la situazione dell’Impero, quanti soldati erano sotto le armi e dove erano dislocati, quanto denaro era nell’aerarium e quanto nelle casse imperiali, oltre alle imposte pubbliche.
Fu il 16 gennaio del 27 a.C., il giorno in cui il Senato gli concesse il titolo di Augusto, e il suo nome ufficiale divenne Imperatore Caesar Augustus. Augusto era un epiteto che lo sottraeva dalla sfera politica per proiettarlo in una dimensione sacrale e religiosa. Questo termine è da ricollegarsi etimologicamente al verbo latino augere che significa accrescere, perché gli imperatori sono coloro che accrescono la ricchezza, il benessere, la floridezza dello Stato, grazie al potere che rivestono. Augusto vuol dire anche venerabile e, soprattutto, protetto dagli dei, termine di buon augurio da cui proprio l’espressione auguri. Oltre a questo titolo, ad Augusto venne concessa la corona civica fatta di foglie di quercia, assegnatagli per aver salvato i cittadini dai pericoli esterni, e uno scudo d’oro che fu appeso nell’aula del senato dove erano elencate virtù: virtù, clemenza, giustizia, pietà verso gli dei e la patria. Con lui nacque l’Impero Romano, chiudendo definitivamente la crisi della Repubblica che non riusciva più a reggere lo Stato attraverso l’oligarchia senatoria, evitando ogni aspetto di usurpazione e di dittatura, giustificando il suo regime dal punto di vista repubblicano.
Una delle opere veramente grandiose di Augusto fu la realizzazione dell’unità dell’Impero, facendo collaborare armoniosamente gli elementi eterogenei che lo componevano sotto una forza regolatrice, che assicurava il benessere e la pace, riuscendo a soddisfare l’antico ideale dell’abolizione delle guerre. Augusto riuscì a trasmettere l’immagine di sé come principe pacifico e rese Roma come immagine di trionfatrice universale grazie a un’altezza delle immagini di essa, all’abbellimento della città con nuovi edifici civici grazie all’aiuto di Marco Vipsanio Agrippa, alla tutela degli intellettuali che celebravano il principato, alla riqualificazione del senato e dell’ordine degli equites.
Anche dal punto di vista amministrativo, le riforme del primo imperatore di Roma furono importanti e durature. Riformò il sistema fiscale e monetario, riorganizzò l’amministrazione della città di Roma attribuendo ad alti funzionari statali la cura dell’urbanistica, la responsabilità dell’approvvigionamento alimentare e la gestione delle acque. Riordinò il nuovo sistema amministrativo provinciale anche grazie alla creazione di numerose colonie e municipi. Favorì gli scambi commerciali e culturali grazie alla costruzione di strade, ponti, porti e promosse una politica sociale più equa verso le classi meno abbienti, con elargizioni di grano e la costruzione di nuove opere di pubblica utilità, quali terme, acquedotti e fori. L’Impero Romano finì nel 395 d.C, dopo la morte di Teodosio I, con la suddivisione in una pars occidentalis e in una pars orientalis, dopo una lunga successione di imperatori, riforme, conquiste, sistemi governativi sempre differenti.
Giornalista